domenica, 30 giugno 2024
Medinews
15 Marzo 2002

FABBRI: “ECCO PERCHE’ SERVONO LINEE GUIDA ITALIANE”

In Italia, secondo gli studi della scuola di Pisa, soffre di broncopneumopatia cronica ostruttiva fino al 20% dei pazienti fumatori al di sopra dei 60 anni. Questa patologia costituisce la prima causa di ricovero nei reparti pneumologici (costituisce uno dei primi Drg) ed ha elevatissimi costi umani: si calcola che di BPCO muoiano ancora oggi 18mila persone l’anno. Premesso questo è però altrettanto noto che la BPCO è sottostimata nella popolazione generale in quanto i fumatori pensano che i sintomi classici (tosse, catarro e dispnea) non siano causati da una patologia, ma siano una semplice reazione al fumo. In realtà esiste una buona percentuale di pazienti che invece potrebbe beneficiare delle terapie, ma che non è né diagnosticata né valutata per la gravità della malattia da cui è affetta.
Per questo l’OMS e l’americano National Institute of Health hanno redatto delle linee guida internazionali dette GOLD (Global iniziative on chronic Obstructive Lung Disease) per dare lo stato dell’arte della comunità scierntifica ai paesi di tutto il mondo. Ora, il passo successivo, è rappresentato dalla discussione e dall’adattamento del documento alle varie realtà nazionali. A Modena, dal 14 al 17 marzo i 150 esperti Italiani si riuniscono proprio con questo fine. Al termine dei lavori verrà redatto un documento italiano dal titolo ‘Linee guida Italiane per la BPCO’ che andrà, poi, divulgato in maniera capillare. Perché le persone capiscano che, come spesso ripeto, la causa di questa malattia è fondamentalmente una: il fumo di sigaretta. Quindi l’unico intervento preventivo che è in grado di modificare la storia della malattia e di allungare la vita dei pazienti è quello di smettere di fumare. E per far questo oggi abbiamo una vasta gamma di opportunità: centri assistenza antifumo, assistenza psicologica, sostitutivi della nicotina. Attenzione però: una volta che la malattia è presente e il paziente smette di fumare, la BPCO non evolve più, ma non scompare nemmeno. Quello che succede è che la malattia si stabilizza, ma rimane comunque e quindi va trattata.
Purtroppo al momento noi non siamo in grado di curare definitivamente la malattia, ma abbiamo a disposizione solo un trattamento di supporto. Negli ultimi anni comunque si sono resi disponibili i broncodilatatori, che sono i farmaci più efficaci. Le forme più lievi di BPCO vengono trattate con broncodilatatori a breve durata d’azione. Nel caso questo trattamento non fosse sufficiente, ai broncodilatatori vengono aggiunti gli anticolinergici; se anche questi non bastassero si aggiungono i beta 2 stimolanti a lunga durata d’azione come trattamento regolare. Quando tutto questo non è sufficiente ad alleviare i sintomi e a migliorare la funzione respiratoria del paziente, si può prendere in considerazione un breve ciclo di corticosteroidi e di cortisonici che, tuttavia, a differenza dell’asma, sono efficaci solo in una piccola percentuale di malati. In questo senso, le linee guida danno delle indicazioni precise sul tipo di paziente a cui possono essere somministrati e su come valutare le risposte a questo trattamento.
Le linee guida, poi, si soffermano su alcune indicazioni importanti. La prima è l’educazione del paziente a riconoscere i fattori di rischio e a saper gestire la propria malattia. Quindi parlano di riabilitazione, che fino a poco tempo fa si riteneva fosse di solo supporto psicologico e che, invece, si è dimostrata in grado di dare dei vantaggi obiettivi oltre che soggettivi alla qualità di vita del paziente. Di seguito, vengono descritti gli interventi più aggressivi come, nelle gravissime insufficienze respiratorie, l’uso dell’ossigeno, che allunga la vita e ne permette una qualità migliore, e l’uso di ventilatori di supporto. Infine, vengono trattate alcune tecniche chirurgiche che, in questi ultimi anni, sono state sperimentate con buoni risultati, per lo meno in alcuni pazienti (la riduzione chirurgica dei volumi polmonari e nei casi più gravi il trapianto di polmone). La novità di queste linee guida rispetto alle altre in ambito respiratorio è che per la prima volta viene usata una metodologia di revisione della letteratura che si rifà alla medicina basata sulle prove di efficacia.
Lo scopo primo di tutte queste linee guida è essenzialmente quello di attirare la comunità non solo dei medici ma anche dei pazienti e dei medici di medicina generale.
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