LA VITA DOPO L’INFARTO: IL NUOVO RUOLO DEL DEFIBRILLATORE
Anche in Italia la morte improvvisa colpisce ogni anno 70.000 persone e di queste molti sono pazienti già sopravvissuti ad un infarto precedente. Il 91,7% delle persone colpite da arresto cardiovascolare muore prima di raggiungere l’ospedale. La rapidità con la quale si manifesta l’arresto cardiocircolatorio non lascia molto tempo per l’intervento delle unità coronariche di soccorso, che pure, nell’arco di un decennio, hanno consentito di ridurre la mortalità del 20%.
I dati clinici parlano chiaro: molte persone potrebbero essere salvate se la defibrillazione venisse attuata entro un brevissimo lasso di tempo da testimoni in grado di utilizzare un defibrillatore semiautomatico. Da qui un’ulteriore conferma che il defibrillatore automatico rappresenta la nuova frontiera per prevenire la morte improvvisa dei post-infartuati.
MADIT II, studio prospettico multicentrico randomizzato, ha arruolato più di 1200 pazienti post-infartuati, in 71 centri negli Stati Uniti e in 5 centri in Europa. Iniziato 5 anni fa, MADIT II aveva lo scopo unicamente di dimostrare che il Defibrillatore Automatico Impiantabile, rispetto alla terapia farmacologia convenzionale, aumenta la sopravvivenza dei pazienti che hanno subito un attacco cardiaco, con un conseguente moderato indebolimento del ventricolo sinistro, il maggior responsabile del volume di sangue immesso in circolo. Lo studio, i cui dati sono stati analizzati dal Data and Safety Monitoring Board (DSMB), è stato interrotto prima di quanto previsto, perché ha ormai chiaramente dimostrato che i post-infartuati ai quali è stato impiantato il defibrillatore sopravvivono di almeno il 30% in più rispetto ai post-infartuati trattati con la terapia farmacologia convenzionale.