domenica, 30 giugno 2024
Medinews
9 Dicembre 2002

LA FATIGUE E IL RUOLO DEL MEDICO DI FAMIGLIA

Il consiglio principale del medico di fiducia deve essere innanzi tutto rassicurante: non cedere alla malattia oncologica, mettere in atto tutte le misure oggi possibili per arginare la fatigue, spiegare che affrontare questa condizione rappresenta l’arma migliore per aumentare la qualità di vita.
Un’indagine condotta in un grande reparto di oncologia statunitense, effettuata su medici e pazienti, rivela una dicotomia sconcertante tra la percezione dello specialista e quella del malato. Se si chiede all’oncologo quale sia, secondo lui, il sintomo più invalidante per il proprio paziente, la risposta prevalente è: il dolore. Ma se la stessa domanda viene fatta al malato, non ci sono dubbi: è la fatigue la più citata. Coincidono solo le percentuali di massima citazione nelle due categorie, pari al 61 per cento. Se ne trae una sola conclusione: c’è ancora molto da fare per correggere la comunicazione tra medico e paziente.
Ma ciò che più conta è che il malato esca allo scoperto, parli dei suoi disturbi al medico di famiglia o all’oncologo. Questi devono comprendere che la fatigue non è una malattia immaginaria, ma una condizione che crea estremo disagio
Da due anni a questa parte, finalmente, qualcosa si sta muovendo: la fatigue non è più considerata un semplice insieme di sintomi, ma, a partire dalla decima revisione della International Classification of Disease, la fatigue è oggi internazionalmente considerata una vera patologia correlata al cancro.
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