LA COINFEZIONE HIV-HCV
Il miglioramento della prognosi dell’infezione da HIV dovuto alla HAART ha reso necessario rivedere le strategie di trattamento della malattia da HCV, dal momento che le patologie epatiche stanno diventando una delle maggiori cause di morbilità e mortalità nei pazienti HIV positivi. Per meglio definire il problema, nel corso di almeno due recenti importanti Conferenze gli esperti hanno tentato di fornire delle indicazioni su come inquadrare e trattare l’epatite cronica da HCV nel contesto dell’infezione da HIV, individuando la necessità di proporre il trattamento ai pazienti con coinfezione HIV- HCV.
Attualmente si stima che ci siano in Italia circa 40.000 persone e negli Stati Uniti circa 300.000 con co-infezione HIV-HCV, che rappresentano una significativa proporzione del totale dei pazienti con infezione da HIV.
L’ HCV è quindi responsabile della maggioranza dei casi di epatite cronica e di insufficienza epatica in questi pazienti. L’elevata prevalenza di coinfezioni è da attribuire ai fattori di trasmissione comuni ai due virus, tra cui il più importante è la tossicodipendenza per via endovenosa, che rappresenta anche il principale fattore di rischio per l’epatite acuta da HCV. Circa l’80-90% dei tossicodipendenti abituali è infettato da HCV e, tra questi, il 15-20% è anche HIV positivo. I fattori di rischio non parenterali, quali la trasmissione per via sessuale o quella verticale, sono più importanti per l’HIV che per l’HCV, ma la co-infezione aumenta il rischio di trasmissione di HCV per queste vie. Anche se il numero di nuovi casi accertati è in crescita a causa della lunga latenza di entrambi i virus, l’incidenza sta diminuendo dal momento che la tossicodipendenza per via endovenosa è meno diffusa adesso che negli anni Ottanta.