domenica, 30 giugno 2024
Medinews
7 Giugno 2001

SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. ENRICO FERRAZZI

L’introduzione di terapie combinate antiretrovirali ha radicalmente modificato questo periodo di malattia senza sintomi che è oggi prolungato fino a trenta anni. In sostanza una persona positiva a 29 anni ha oggi una attesa di vita fino a 60-65 anni, e probabilmente anche maggiore tenendo conto degli avanzamenti progressivi della ricerca biomedica.
Le stesse nuove terapie hanno ridotto il rischio di trasmissione della malattia dalla donna gravida HIV positiva al figlio dal 20% al 2%. Percentuale significativa, ma complessivamente uguale al rischio di malattie congenite che qualunque gravidanza ha oggi. Concomitanza dell’infezione con gli anni di piena fertilità, assenza di sintomi per due o tre decadi, minimizzazione del rischio di trasmissione ai figli e lo spontaneo, umano, desiderio di prole sono i fattori decisivi sulle scelte riproduttive che molte persone sieropositive vorrebbero esercitare con i loro partner, siano anch’essi infetti oppure no.
Il desiderio di prole nonostante la presenza di un’infezione ad esito potenzialmente mortale ha suscitato considerevole preoccupazione. A vent’anni dalla comparsa della sindrome da immunodeficienza, la decisione di avere un figlio, sicuramente fra le più personali che si prendono nella propria vita, è diventata così materia di discussione concreta alla luce dei problemi di queste persone ma anche delle radicali trasformazioni evidenziate.
Nelle coppie con infezione da HIV che desiderano avere un figlio vi sono diverse situazioni infettive che devono essere analizzate con attenzione nella scelta della strategia riproduttiva. L’infezione può interessare solo l’uomo, solo la donna o entrambi con problematiche mediche complesse e diverse per ciascun caso. Le coppie stabili con uno o tutti e due i partner HIV positivi che desiderano un figlio devono riflettere sul significato del loro progetto di diventare genitori anche di fronte ad un’infezione che può essere controllata, ma non debellata.
Lo scopo principale dell’assistenza riproduttiva medica è ridurre il rischio di contagio per il partner non infetto, di trasmissione di virus mutato nelle coppie di partner entrambi infetti e di trasmissione verticale al figlio.
Questi obiettivi possono essere perseguiti se la programmazione della gravidanza avviene però sotto controllo medico in ambito specialistico.
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