L’aggiunta di sorafenib all’associazione gemcitabina e cisplatino non migliora la sopravvivenza globale (OS) e libera da progressione (PFS), né il tempo alla progressione (TTP) del tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC), non squamoso, in stadio avanzato. Lo studio di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato contro placebo, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology (
leggi abstract), ha valutato l’efficacia e la sicurezza della somministrazione di sorafenib in combinazione con gemcitabina e cisplatino in pazienti con NSCLC non squamoso, inoperabile, in stadio IIIB-IV, che non avevano mai ricevuto chemioterapia. Tra febbraio 2007 e marzo 2009, 904 pazienti sono stati randomizzati a ricevere sorafenib (400 mg x 2 volte al giorno) o placebo in associazione alla combinazione di gemcitabina (1250 mg/m
2 al giorno, ai giorni 1 e 8) e cisplatino (75 mg/m
2 al giorno 1) fino a un massimo di 6 cicli di 21 giorni. In virtù dei risultati di sicurezza dello studio ESCAPE (Evaluation of Sorafenib, Carboplatin and Paclitaxel Efficacy in NSCLC), i pazienti con istologia a cellule squamose a febbraio 2008 sono stati esclusi dallo studio e di conseguenza anche dall’analisi. Endpoint primario era la OS ed endpoint secondari includevano la PFS e il TTP. La popolazione presa in considerazione per l’analisi primaria includeva 772 pazienti, di cui 385 randomizzati a sorafenib e 387 a placebo. I due gruppi avevano caratteristiche demografiche e basali simili. La OS mediana era simile nei due gruppi sorafenib e placebo (12.4 vs 12.5 mesi, hazard ratio [HR] 0.98, p = 0.401). Secondo gli investigatori, sorafenib ha migliorato la PFS mediana (6.0 vs 5.5 mesi; HR 0.83, p = 0.008) e il TTP mediano (6.1 vs 5.5 mesi; HR 0.73, p < 0.001). Tuttavia, gli eventi avversi di grado 3 – 4 correlati al farmaco erano più che raddoppiati nel gruppo sorafenib e includevano reazione cutanea mano-piede (8.6 vs 0.3%), fatigue (7.3 vs 3.6%), rash cutaneo (5.7 vs 0.5%) e ipertensione (4.2 vs 1.8%), ma non è emersa alcuna tossicità inaspettata. In conclusione, lo studio non ha ottenuto un miglioramento della sopravvivenza globale quando sorafenib è stato aggiunto a gemcitabina e cisplatino in prima linea in pazienti con NSCLC non squamoso avanzato. Secondo gli autori, l’identificazione di biomarcatori predittivi dovrebbe essere materia di ricerca in futuri studi con sorafenib.