Il trattamento è risultato efficace nei pazienti più anziani di 70 anni, ma interruzioni precoci della terapia sono frequenti; è consigliabile quindi iniziare con una dose ridotta e aumentare il dosaggio se non si manifestano tossicità. L’effettiva tollerabilità a sunitinib nei pazienti anziani con carcinoma renale metastatico è tuttora poco documentata. I ricercatori, coordinati dal gruppo dell’Istituto Oncologico Veneto – IOV, IRCCS, hanno riesaminato le cartelle cliniche di pazienti anziani (≥ 70 anni) trattati con sunitinib per il carcinoma renale metastatico presso sei centri italiani (Padova, Udine, Verona, Vicenza, Viareggio, Rovigo) per valutare la sicurezza (obiettivo primario), l’efficacia e la correlazione della tossicità con la valutazione geriatrica globale (CGA) (obiettivi secondari). Nello studio, pubblicato sulla rivista Annals of Oncology (
leggi abstract), sono risultati eleggibili 68 pazienti con età mediana di 74 anni. La CGA è stata condotta in 34 pazienti (41% in salute, 41% vulnerabili e 18.5% fragili). La riduzione della dose a 37.5 mg è stata adottata ‘upfront’ o subito dopo il primo ciclo nel 69.1% dei pazienti. Gli effetti tossici più frequenti erano fatigue (80.9%), mucosite (61.8%) e ipertensione (58.8%) ed eventi cardiaci si sono manifestati in 9 pazienti. In 10 pazienti, la terapia è stata interrotta precocemente per progressione rapida della malattia (10.3%) o tossicità grave (4.4%: un paziente ha manifestato scompenso cardiaco, uno fatigue e uno neutropenia febbrile). A un follow-up mediano di 27.1 mesi, la sopravvivenza globale mediana è risultata di 18.3 mesi e la sopravvivenza libera da progressione mediana di 13.6 mesi. Non è stata osservata correlazione tra fragilità alla CGA e tossicità grave o risposta. In conclusione, il trattamento con sunitinib è efficace nei pazienti anziani, anche se le interruzioni precoci sono frequenti. Gli autori suggeriscono, quindi, di iniziare la terapia a dose ridotta e aumentarla nei pazienti che non manifestano tossicità grave.