Sorafenib presenta efficacia simile all’altro agente target, ma ha tossicità inferiore e meno grave; il numero di pazienti coinvolti nello studio è tuttavia limitato
Ricercatori della University of Ulsan College of Medicine di Seoul hanno esaminato l’efficacia e la tossicità di sorafenib e sunitinib nel trattamento primario dei pazienti con carcinoma renale metastatico. A questo scopo, hanno identificato rispettivamente 49 e 220 pazienti, trattati con i due agenti target in prima linea all’Asan Medical Centre tra aprile 2005 e marzo 2011. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Chemotherapy (leggi abstract), indicano tassi di controllo della malattia del 71 e 74%, ottenuti rispettivamente con sorafenib e sunitinib (p = 0.687). Dopo un follow-up mediano di 27.6 mesi, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS) non erano significativamente differenti tra i due gruppi di trattamento (PFS: 8.6 vs 9.9 mesi per sorafenib e sunitinib, p = 0.948; OS: 25.7 vs 22.6 mesi, p = 0.774). I pazienti trattati con sorafenib, tuttavia, hanno richiesto una riduzione della dose, per tossicità, meno frequentemente di quelli trattati con sunitinib (37 vs 54%, p = 0.034). Tossicità ematologica di grado 3 o 4 era più comune nel gruppo trattato con sunitinib che in quello a sorafenib (45 vs 4%, p < 0.001). L’analisi multivariata ha indicato l’età più avanzata, il gruppo di rischio di Heng e le metastasi ossee ed epatiche, ma non il tipo di inibitore tirosin-chinasico di VEGF, quali fattori prognostici indipendenti in grado di alterare la OS. In conclusione, i risultati suggeriscono un’efficacia di sorafenib comparabile a sunitinib, nel trattamento dei pazienti con carcinoma renale metastatico, con una tossicità più bassa e meno severa. Tuttavia, gli autori sottolineano che solo un numero limitato di pazienti è stato incluso nello studio.Renal Cancer Newsgroup – Numero 4 – Aprile 2013