Il prolungamento a 2 anni della somministrazione di trastuzumab in terapia adiuvante nelle pazienti con tumore mammario HER2-positivo in stadio iniziale non offre benefici sostanziali rispetto a quella standard di un anno. Trastuzumab ha un’efficacia ormai riconosciuta sul tumore mammario con iperespressione o amplificazione dell’oncogene HER2. Lo standard attuale di cura è un anno di terapia adiuvante con trastuzumab, ma la durata ottimale del trattamento è ancora incerta. Gli investigatori dello studio HERceptin Adjuvant (HERA) (in Italia i gruppi dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Ospedale San Raffaele di Milano) hanno comparato il trattamento con trastuzumab per 2 vs 1 anno e aggiornato la comparazione del trattamento per un anno con l’osservazione a un follow-up mediano di 8 anni in queste pazienti. Lo studio HERA è uno studio internazionale, multicentrico, randomizzato, aperto, di fase 3, che ha comparato il trattamento con trastuzumab per 1 e 2 anni vs l’osservazione, dopo chemioterapia neoadiuvante standard, chemioterapia adiuvante o entrambe, in 5102 pazienti con tumore mammario iniziale HER2-positivo. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da malattia. La comparazione tra 2 vs 1 anno di trattamento con trastuzumab ha incluso un’analisi di
landmark su 3105 pazienti, libere dalla malattia 12 mesi dopo la randomizzazione a uno dei due gruppi di trattamento con trastuzumab, che era stata pianificata dopo osservazione di almeno 725 eventi di sopravvivenza libera da malattia. Nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet (
leggi abstract) è stata anche riportata la comparazione, secondo ‘intention-to-treat’, aggiornata di un anno di trattamento con trastuzumab vs sola osservazione in 3399 pazienti dopo un follow-up mediano di 8 anni (range: 0 – 10). I risultati indicano 367 eventi di sopravvivenza libera da malattia nelle 1552 pazienti incluse nel gruppo randomizzato a un anno di trattamento e 367 eventi nelle 1553 pazienti nel gruppo trattato per 2 anni (hazard ratio [HR] 0.99, IC 95%: 0.85 – 1.14; p = 0.86). Eventi avversi di grado 3 – 4 e riduzioni della frazione di eiezione ventricolare sinistra durante il trattamento sono stati riportati più frequentemente nel gruppo di trattamento prolungato per 2 anni che in quello di un anno (rispettivamente, 342 [20.4%] vs 275 [16.3%] eventi avversi di grado 3 – 4 e 120 [7.2%] vs 69 [4.1%] casi di diminuzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra). HR della sopravvivenza libera da malattia e della sopravvivenza globale, per la comparazione tra un anno di trattamento con trastuzumab e l’osservazione, erano rispettivamente 0.76 (IC 95%: 0.67 – 0.86; p < 0.0001) e 0.76 (IC 95%: 0.65 – 0.88; p = 0.0005), malgrado il ‘crossover’ di 884 pazienti (52%) dal gruppo di osservazione a quello di trattamento con trastuzumab. In conclusione, trastuzumab somministrato per 2 anni in terapia adiuvante non è risultato più efficace del trattamento per un anno nelle pazienti con tumore mammario iniziale HER2-positivo. Il trattamento adiuvante per un anno offre invece un beneficio significativo di sopravvivenza libera da malattia e di sopravvivenza globale rispetto all’osservazione e rimane quindi lo standard di cura per il tumore mammario iniziale HER2-positivo.