ALCOL E SALUTE: CERTEZZE, DUBBI, MITI
I modelli di assunzione di bevande alcoliche sono fortemente cambiati: sta lentamente scomparendo il modello “mediterraneo” (consumo di vino, quotidiano, in famiglia), mentre sta omogeneizzandosi un modello di tipo “nordico” (birra e superalcolici, in locali pubblici, per il week-end). Accanto a questo aumentano i consumatori “di qualità” di vino e distillati, con un uso moderato e soprattutto conviviale.
Gli effetti di dosi moderate di alcol sulla mortalità complessiva sono motivo di contrasto. Infatti, la differenza tra decessi direttamente imputabili all’alcol e morti evitate (per il dimostrato effetto protettivo delle dosi moderate sull’apparato cardiovascolare) è diversa a seconda degli studi, nazionali ed internazionali, di volta in volta presi in considerazione.
In questo panorama così contrastante e in continuo cambiamento, si fa particolarmente complesso il ruolo del medico di famiglia (intervento del dott. Alessandro Rossi, responsabile area Malattie Infettive e Dipendenze della SIMG), che deve riuscire a saper modulare il proprio messaggio di educazione alla salute e di prevenzione in base al tipo di paziente che si trova di fronte. Non è infatti più possibile ricorrere a delle verità assiomatiche per chiunque. Bisogna essere in grado di riconoscere i fattori di rischio associati a problematiche alcol-correlate, a partire dall’età (è a questo punto evidente la particolare necessità di un intervento mirato nei confronti dei giovani, specialmente per quanto riguarda l’associazione con sostanze d’abuso e la guida), ma anche dal sesso (aumento delle bevitrici a rischio nelle donne), dalla professione esercitata (alcune professioni sono più a rischio di altre), dalle vicende familiari e professionali (perdita del posto di lavoro e difficoltà familiari sono un fattore di rischio). Solo il medico generale è in grado di avere questo tipo di conoscenza, protratta nel tempo, dei propri pazienti e quindi adoperare un messaggio e delle scelte mirate. In accordo con quanto recentemente affermato dall’OMS, chi non beve deve continuare a farlo; chi beve può farlo moderatamente (nel corso del simposio si cercherà, tra l’altro, di convenire a una definizione quantitativa pluridisciplinare di “bere moderato”).