domenica, 30 giugno 2024
Medinews
3 Marzo 2000

SINTESI DELL’INTERVENTO DELLA DOTT. MARIADELAIDE FRANCHI

Il rilievo sociale della malattia è stato riconosciuto dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 e dal recente Regolamento del Ministero della Sanità che la introduce tra le malattie croniche, garantendo così, seppure in modo incompleto, la gratuità per il suo monitoraggio a tutti coloro che ne sono affetti. Peraltro notevoli passi in avanti sono stati fatti nel corso dell’ultimo decennio a livello scientifico, tanto che si dispone anche in Italia di linee guida regolarmente aggiornate sulla diagnosi, la gestione e la prevenzione della malattia, che consentono l’applicazione delle più recenti acquisizioni scientifiche internazionali in questo settore. Eppure, ancora oggi l’asma fa paura perché, nonostante tutti i progressi compiuti, può colpire inopinatamente e tragicamente le famiglie, con decessi che, soprattutto per i giovani, potrebbero certamente essere evitati. Di asma non si deve morire, al contrario i cittadini che ne sono colpiti debbono poter vivere normalmente come tutti gli altri e convivere con la malattia senza condizionamenti nella vita quotidiana, familiare e professionale.
Ci dobbiamo dunque chiedere perché a tutt’oggi le nostre famiglie sono colpite tragicamente, perché coloro che soffrono d’asma riferiscono una scadente qualità della vita, persistenza e gravità dei sintomi, frequenti ricorsi al Pronto Soccorso o ricoveri ospedalieri, con assenze dal lavoro e dalla scuola. Contrastare l’asma oggi significa mettere in atto strategie ed attaccare il problema su vari fronti:
· ridurre l’elevata percentuale di malati asmatici che sfugge al controllo medico e/o non è trattato con adeguata terapia antiasmatica
· migliorare la scadente qualità della vita di coloro che hanno l’asma
· favorire la parità di accesso alla diagnosi, al trattamento, all’informazione e all’educazione
· aumentare l’aderenza del malato alle prescrizioni e raccomandazioni del medico, assicurando la disponibilità di moderni strumenti di diagnosi e di terapie sempre più efficaci e sicure.
E’ opportuno però anche un nuovo approccio che, oltre a coinvolgere il medico e il paziente, necessari punti cruciali di ogni intervento, tenga conto della stretta correlazione malato/società in cui esso vive. Ridurre la prevalenza e la crescita dell’asma e il costo socioeconomico che grava sugli individui e sulla società, richiede una visione nuova che punti su programmi di ricerca innovativi, su azioni mirate a fronteggiare i danni dovuti ai principali fattori di rischio e sull’adeguamento delle condizioni ambientali, alle esigenze dell’individuo e non viceversa. Ben vengano dunque tutte le iniziative che riducono i danni dovuti al fumo attivo e passivo, a quelli indotti dagli inquinanti atmosferici, dal traffico automobilistico e in particolare dal traffico pesante che rendono inaccettabili le nostre città.
Vivere con l’asma significa poter vivere normalmente, e cioè poter andare a scuola o al lavoro come i nostri compagni e colleghi, viaggiare o passare una serata in locali di divertimento come tutti gli altri, nonostante la malattia. Questo non è possibile perché la nostra società, cioè le nostre Istituzioni, le nostre scuole, i nostri datori di lavoro, non sono preparati a gestire quella che gli esperti internazionali definiscono come una vera e propria epidemia di questo secolo.
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