domenica, 30 giugno 2024
Medinews
19 Aprile 2002

UN GENE CAUSA ARITMIE FATALI NEI GIOVANI

Il caso. Il Laboratorio ha preso in esame il caso della morte improvvisa e inspiegabile di due sorelle 16enni e di una terza, 25enne, salvata per miracolo da un arresto cardiaco. I protagonisti di questa vicenda non presentavano alcuna patologia cardiaca, avevano esami cardiologici nella norma, nessuna alterazione visibile all’ECG. In breve, un cuore sano. Da queste premesse è partita la ricerca condotta dai dott. Carlo Napolitano, Mirella Memmi e Raffaella Bloise, da tempo impegnati a dare una risposta scientifica ai casi di morti giovanili incautamente attribuite a infarto e ormai punto di riferimento a livello internazionale, con più di 600 famiglie sotto screening.

La scoperta. L’équipe pavese ha scoperto l’esistenza di un difetto genetico in grado di causare un’alterazione elettrica che, in caso di sforzo fisico o emotivo intenso può portare a un’accelerazione fatale del ritmo cardiaco (tachicardia ventricolare). Il gene in questione si chiama RYR2, e la sua alterazione provoca un aumento del livello di calcio libero nella cellula, determinando così un’ipereccitabilità, e quindi l’insorgere di aritmie. Questa malattia prende il nome di tachicardia catecolaminergica bidirezionale. Il nome bidirezionale deriva dal fatto che lo stimolo che provoca i battiti irregolari proviene da due zone diverse del cuore. La tachicardia catecolaminergica bidirezionale si eredita con una modalità detta autosomica dominante: tutti gli individui che possiedono il difetto genetico sono a rischio di morte improvvisa e possono trasmettere il difetto alla metà dei figli. Il gene che causa la malattia era stato identificato negli anni 90 come un fattore importante nella regolazione del calcio all’interno delle cellule cardiache: oggi è possibile associare a questo gene la patologia specifica.

La prevenzione. I pazienti affetti da questa malattia spesso non hanno altre anomalie se non palpitazioni e storia di svenimenti: all’esame clinico il loro cuore è completamente normale e anche l’elettrocardiogramma è normale. Spesso l’unica indagine che può portare alla diagnosi corretta è l’esecuzione di un elettrocardiogramma durante sforzo fisico. Una volta sospettata la diagnosi clinica, le persone affette, che hanno un alto rischio di morte improvvisa, si possono trattare con farmaci antiaritmici e nei casi più gravi nel loro torace si può impiantare un piccolo defibrillatore, che in caso di arresto cardiaco agisce ripristinando il ritmo fisiologico. L’analisi genetica di tutta la famiglia pavese ha permesso di identificare altri 5 membri portatori del medesimo difetto genetico: per questi è stata messa a punto una terapia farmacologica specifica (beta bloccante) per prevenire gravi aritmie, associata alla semplice ma importante raccomandazione di non sottoporsi a sforzi intensi. Dalla scoperta della causa molecolare sono già sei le famiglie italiane in cui è stata diagnosticata la patologia.

La differenza dalle altre malattie genetiche. La particolarità della Tachicardia ventricolare bidirezionale rispetto alle altre patologie genetiche (Sindrome di Brugada, Sindrome del QT Lungo, Sindrome di Brugada o la cardiopatia aritmogena del ventricolo destro, ARVD) – spiega la prof. Priori – è data dal fatto che si tratta di una patologia asintomatica non rilevabile né dall’elettrocardiogramma né dall’ecocardiogramma: soltanto la documentazione della particolare morfologia dell’aritmia o l’analisi genetica possono individuare il difetto. Ecco perché – continua Priori – risulta fondamentale ricostruire la storia clinica della famiglia, laddove si siano registrati casi inspiegati di morte o di aritmie da sforzo o da esercizio in persone giovani, così da predisporre esami più approfonditi, anche genetici, in modo da evitare conseguenze drammatiche”.

I costi. Visto il costo elevato dell’analisi genetica, (circa un milione e mezzo), la Fondazione Maugeri offre gratuitamente l’accesso a queste indagini alle persone considerate a rischio. Nelle famiglie a rischio l’analisi genetica è infatti lo strumento chiave per prevenire decessi prematuri. E’ importantissimo quindi facilitare l’accesso a tali indagini a quante più persone possibile all’interno delle famiglie affette dalla malattia. In questo modo i cardiologi che sospettano una Tachicardia ventricolare nel cuore apparentemente sano di un paziente, possono indirizzarlo al centro di Pavia.
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