domenica, 7 luglio 2024
Medinews
11 Aprile 2004

TUMORE DEL COLON, ENTRO UN MESE IN EUROPA. IL CETUXIMAB, NUOVO ANTICORPO MONOCLONALE

Entro la fine del mese dovrebbe ricevere l’approvazione comunitaria il cetuximab, anticorpo monoclonale efficace contro il tumore del colon-retto. Verrà utilizzato in combinazione con irinotecan per trattare i pazienti con neoplasie in cui è stata riscontrata l’espressione del gene EGFR e sui quali la terapia standard con irinotecan ha fallito. La notizia è emersa durante il 40º convegno annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), in occasione del quale sono stati resi noti i promettenti risultati di due studi clinici sul trattamento del tumore del colonretto metastatico con questa molecola di nuova generazione. I dati confermano il profilo di sicurezza ed efficacia di questo anticorpo monoclinale in combinazione con due regimi di chemioterapia standard di prima linea in pazienti con neoplasia del colon-retto avanzata. Gli studi rafforzano i risultati ottenuti in precedenza e suggeriscono la possibilità di utilizzare la molecola anche in neoplasie a stadi iniziali, una speranza in più per tutti i pazienti in lotta contro il tumore colonrettale, patologia che colpisce solo in Italia, più di 35.000 persone l’anno, costituendo il quarto tumore più diffuso nella popolazione generale. Il cetuximab fa parte della famiglia di nuovi farmaci a bersaglio molecolare ed è in grado di bloccare i recettori cellulari – il fattore di crescita denominato EGFR, presente nell’82% dei pazienti – impedendo l’invasione dei tessuti sani da parte delle cellule tumorali e la diffusione delle neoplasie a nuovi siti (metastasi). La molecola, quando combinata con la chemioterapia standard a base di irinotecan, è riuscita a ridurre del 50% della massa tumorale nel 23% di quei pazienti che non rispondevano alla chemioterapia e a rallentare nella metà dei pazienti, la progressione della malattia per più di 4 mesi. Altri dati suggeriscono l’efficacia della molecola anche in combinazione con altri trattamenti di prima linea. Uno studio è stato condotto dal dottor Dr Josep Tabernero della Hebron University Hospital di Barcellona, per verificare la sicurezza e l’efficacia del cetuximab in associazione con il regime FOLFOX4, trattamento di prima linea con oxaliplatino, acido folinico e fluorouracile. I 43 pazienti hanno ricevuto il trattamento con il farmaco una volta la settimana e quello FOLFOX ogni due. I risultati suggeriscono la possibilità di utilizzare questa molecola anche in stadi più precoci. La sopravvivenza a 5 anni è del 3%, ma sono previsti miglioramenti a breve. Uno studio separato condotto dal professor Philippe Rougier dell’Ospedale Amboise Paré a Boulogne, in Francia, ha valutato l’efficacia del cetuximab in combinazione con il regime FOLFIRI, trattamento alternativo di prima linea a base di irinotecan, acido folinico e fluorouracile. Lo studio è stato condotto su 50 pazienti con tumore del colonretto metastatico con espressione del genere EGF a cui è stato somministrato il cetuximab settimanalmente e il FOLFIRI ogni due settimane. Il più comune effetto collaterale associato all’utilizzo del cetuximab, cioè i rush cutanei, è stato riscontrato in metà dei pazienti trattati. Si tratta comunque di un effetto transitorio destinato a scomparire al termine della terapia e non compromette la risposta del paziente al trattamento. In circa il 5% dei pazienti sono state evidenziate reazioni di ipersensibilità, metà delle quali severe. Risultati di cui si terrà conto nei trials di fase III. I nuovi dati confermano quelli del studio randomizzato denominato BOND (Bowel Oncology with cetuximab antibody), condotto su 329 pazienti trattati sia con cetuximab da solo o in combinazione con irinotecan. Lo studio ha dimostrato come anche in pazienti che non rispondevano più al trattamento standard il regime combinato portasse benefici in più della metà dei pazienti. La molecola blocca i recettori cellulari che si trovano in numero elevato sulla superficie di molte altre cellule tumorali, oltre a quelle nel tumore colonrettale, come ad esempio quelle della testa e del collo, e nel tumore del polmone non a piccole cellule. Questi risultati confermano le speranze che questa molecola innovativa ha portato a tutti quei pazienti a cui non restano altre opzioni terapeutiche.
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