venerdì, 14 marzo 2025
Medinews
13 Dicembre 2019

Tivozanib versus sorafenib in patients with advanced renal cell carcinoma (TIVO-3): a phase 3, multicentre, randomised, controlled, open-label study

Treatment for renal cell carcinoma has been revolutionised by inhibitors of VEGF receptor. Previous studies have suggested that treatment with a VEGF receptor (VEGFR) tyrosine kinase inhibitor might be effective in patients who had previous checkpoint inhibitor therapy. Therefore, TIVO-3 was designed to compare the efficacy and safety of tivozanib (a potent and selective VEGFR inhibitor) with those of sorafenib as third-line or fourth-line therapy in patients … (leggi tutto)

Attualmente, con la pubblicazione nel 2019 dei risultati positivi di diversi studi prospettici di fase III con farmaci immunoterapici, le strategie terapeutiche per il carcinoma renale metastatico a cellule chiare si trovano in una fase di importante evoluzione. L’avvento dell’immunoterapia nel carcinoma renale metastatico, che si aggiunge come opzione terapeutica agli inibitori tirosin-chinasici anti-VEGFR, solleva l’importante quesito circa la sequenzialità ottimale dei trattamenti.
Sono ora pubblicati su Lancet Oncology i risultati dello studio TIVO-3, che ha randomizzato i pazienti affetti da carcinoma renale metastatico trattato con almeno due linee precedenti di trattamento (di cui obbligatoriamente almeno un anti-VEGFR) per malattia metastatica a ricevere tivozanib, un potente e selettivo inibitore di VEGFR, a lunga emivita (4-5 giorni), o sorafenib.
Il trial ha arruolato un totale di 350 pazienti ed ha mostrato un vantaggio in progressione libera da malattia (mPFS) per il tivozanib di 5,6 mesi versus 3,9 mesi per il sorafenib. Nell’analisi di sottogruppo il vantaggio è evidente solo per i pazienti a rischio IMDC (International Metastatic RCC Database Consortium) basso o intermedio, mentre non è presente per i pazienti ad alto rischio. Sono stati inoltre riportati i dati di sopravvivenza globale, per la quale il tivozanib non ha mostrato beneficio rispetto al sorafenib.
L’incidenza di interruzione e riduzione di dose legate a tossicità farmaco-relate sono risultate significativamente inferiori con il tivozanib rispetto al sorafenib, a conferma del fatto che si tratti di un farmaco con ridotte tossicità causate da azione off target.
Gli autori sottolineano che lo studio TIVO-3 fornisce la più grande casistica prospettica finora pubblicata di pazienti trattati con anti-EGFR dopo trattamento con anti-PD-1/PD-L1.
Tra i 91 pazienti (26% dei 350 totali) precedentemente trattati con inibitore del checkpoint immunitario, il vantaggio in progressione libera da malattia è risultato maggiore per il tivozanib rispetto al sorafenib (mPFS 7,3 versus 5,1 mesi).
Questo studio, seppur con il limite di non mostrare un vantaggio di sopravvivenza, dimostra dunque come tivozanib sia un’opzione di trattamento da considerare per i pazienti affetti da carcinoma renale pretrattato con almeno due linee di trattamento, soprattutto nei pazienti pretrattati con anti-PD-1/PD-L1 dove il vantaggio di altri anti-VEGFR non è ancora stato dimostrato o è stato dimostrato in casistiche di minori dimensioni. Si tratta di un tassello in più per costruire delle evidenze più robuste circa la sequenzialità ottimale dei trattamenti sistemici per il carcinoma renale metastatico.
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