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Medinews
15 Maggio 2002

LA STORIA DEL CUORE ARTIFICIALE

1953 John Gibbon dimostra per la prima volta che un dispositivo meccanico può sostituire temporaneamente la funzione cardiaca: nasce così la macchina cuore-polmone per la circolazione extracorporea nella chirurgia a cuore aperto.

1967 Christian Barnard esegue il primo trapianto di cuore sull’uomo. Il paziente morirà 18 giorni più tardi a causa di una pneumonia.

1969 Denton Cooley del Texas Heart Institute impianta un nuovo modello, il Liotta. L’esperimento però fallisce: il paziente sopravvive solo cinque giorni e il progetto Liotta viene accantonato.

1982 William DeVries sperimenta il Jarvik-7: il paziente, Barney Clark, dentista di Seattle, si presenta al mondo avvolto da cavi e connettori, legato per la vita a un macchinario grande come un comò che ronza continuamente. Sopravviverà 112 giorni.

1994 la Food and Drug Administration approva l’HeartMate IP, un dispositivo che assiste il cuore senza sostituirlo interamente. La pompa ad aria richiede una voluminosa console esterna.

1998 sono immessi sul mercato i primi assist devices (dispositivi di assistenza) portatili.

2000 Frazier impianta lo Jarvik-2000, il primo dispositivo d’assistenza che genera un flusso continuo di sangue anziché una pulsazione.

2001 è l’anno del primo cuore alimentato a batteria. L’organo, chiamato AbioCor, pesa un chilo, è grande come un pompelmo ed è stato trapiantato all’ospedale ebraico di Louisville nel Kentucky ad un cardiopatico americano di 50 anni. E’ alimentato da una batteria che si fissa alla cintura e va ricaricato con una presa elettrica ogni mezz’ora. Un unico cavo attraversa la pelle e collega la batteria al cuore.
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