08 SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. MARIO RIZZETTO
La somministrazione settimanale invece che trisettimanale, come nel caso dell’IFN tradizionale, è certamente più conveniente per il paziente e possibilmente meno vessata dagli effetti collaterali recidivanti, quali la febbre, la mialgia e la sindrome influenzale legata alla somministrazione ripetitiva. Non è difficile prevedere che l’aggiunta della Ribavirina al PEG-INF produrrà ulteriori miglioramenti nella risposta permanente e quindi nella potenzialità di cura dell’epatite C. Uno studio condotto su oltre un migliaio di pazienti indica che la combinazione PEG-IFN ha ragione di oltre il 40% delle epatiti croniche C di genotipo 1 e dell’80% delle forme sostenuta dal genotipo 2 e 3. Un’ulteriore strada è stata dunque tracciata.
Da una terapia pesante e di relativamente scarso rendimento come quella con il solo IFN – l’unica comunque disponibile per prevenire la cirrosi da epatite C e l’importante morbilità e mortalità legata a questa condizione (che rappresenta la causa maggiore di trapianto epatico nel mondo occidentale) – la ricerca clinica ha permesso di ottenere con la combinazione PEG-IFN e Ribavirina una terapia relativamente agevole, efficace in termini di cura almeno nel 40/50% dei casi, e presumibilmente mento problematici per il paziente.
Non solo, ma la formulazione pegilata probabilmente amplierà gli obiettivi terapeutici, consentendo la somministrazione “infinita” del farmaco a categorie quali i cirrotici, a rischio con l’IFN tradizionale e quindi esclusi finora dalla terapia.