domenica, 30 giugno 2024
Medinews
9 Marzo 2001

FUMO E TUMORI

Ciò fa supporre che nei prossimi decenni il nostro Paese, a meno che non si verifichino modificazioni di rilievo nelle abitudini al fumo, possa giungere ad avere mortalità per neoplasie legate al tabacco tra le più elevate nell’Unione Europea.
I tassi di mortalità per molte malattie attribuibili al tabacco in Italia sono invece ancora relativamente bassi nelle donne. La diffusione di fumo di sigarette tra le donne italiane è stata infatti relativamente recente, e inoltre l’età media di inizio del fumo era piuttosto elevata, quantomeno nelle generazioni nate fino agli anni ‘50. E’ noto peraltro che le conseguenze del diffondersi del fumo di sigarette sulla mortalità per tumori divengono evidenti soltanto dopo alcuni decenni, e l’età d’inizio rimane un forte determinante del successivo rischio di cancro.
Studi condotti in numerose situazioni e utilizzando diverse metodologie hanno provato una relazione causale tra consumo di tabacco e neoplasie di almeno sette organi: polmone, cavo orale e faringe, esofago, laringe, pancreas, rene e vescica. L’aumento del rischio di tumore nei forti fumatori è di almeno 25 volte per polmone e laringe e tra 2 e 10 volte per gli altri organi. Un nesso con il fumo è anche stato riportato per i tumori dello stomaco, del colonretto, del rene, e del collo dell’utero, le leucemie e i linfomi.
La mortalità dei tumori legati al fumo è stata in considerevole aumento negli ultimi decenni in Italia, per livellarsi nei maschi alla fine degli anni ’80 e poi iniziano a diminuire. Il complesso delle neoplasie non legate al tabacco mostra, invece, nello stesso periodo, un quadro sostanzialmente favorevole in entrambi i sessi.
Il carcinoma del polmone, è estremamente raro nei non fumatori a vita, ma è diventato nel corso degli ultimi 30 anni la prima causa di morte per tumore in Italia, come del resto negli altri Paesi sviluppati. Buona parte dell’aumento osservato è dovuto al solo tumore del polmone, che è l’organo principalmente e specificatamente colpito dal fumo di sigarette (frazione attribuita al fumo circa il 95%) – mentre la carcinogenesi di altri organi – in particolare di cavo orale, faringe, esofago e laringe è influenzata anche dal fumo di pipa o sigari, nonchè dal consumo di alcool (frazione attribuita al fumo, circa il 75%).
L’eccesso di mortalità per tumore del polmone nei fumatori rispetto ai non fumatori in relazione alla durata rappresenta l’elemento centrale nella comprensione della carcinogenesi polmonare. La mancata comprensione di questa relazione ha portato a tutta una serie di conclusioni erronee, quali, ad esempio, che “nuove” cause di tumore del polmone (es. inquinamento), piuttosto che gli effetti ritardati delle abitudini di fumo nei decenni passati, fossero responsabili dei recenti aumenti di questa patologia. Inoltre, questa visione erronea ha portato molti (anche medici) a ritenere che fosse sconsigliabile fumare molte sigarette, ma fosse “tollerabile” fumare 5 o 10 sigarette al giorno anche per molti anni. Almeno sul rischio di cancro, invece, la durata (anni di fumo) è più importante del numero di sigarette al giorno.
Un secondo elemento chiave nell’interpretare la mortalità per carcinoma del polmone è dato dall’importanza degli attuali andamenti nei giovani come indicatori delle verosimili linee di tendenza future, quando le stesse generazioni invecchieranno, e vedranno quindi aumentare le loro incidenze di tumore al polmone. In questo senso, i recenti dati di mortalità per tumore del polmone in Italia sono particolarmente preoccupanti, poichè nella giovane e mezza età i tassi di mortalità sono più alti che in molti altri Paesi sviluppati. Ciò lascia temere, in assenza di drastiche modificazioni nell’esposizione al fumo di sigarette, il persistere dell’epidemia per ancora diversi decenni.
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