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Medinews
1 Gennaio 2001

COME SI CURA IL TUMORE AL SENO

Attualmente sono a disposizione tecniche chirurgiche evolute, ma anche chemioterapia, radioterapia e ormonoterapia che concorrono a migliorare i risultati di sopravvivenza. A cinque anni dall’intervento, la percentuale delle pazienti che possono considerarsi guarite è del 65% ma se la neoplasia operata è inferiore ai 1 cm di diametro e i linfonodi non sono coinvolti, la percentuale di guarigione sfiora il 99%.

Le tecniche chirurgiche attuali prevedono due tipi di intervento: la chirurgia demolitiva e quella conservativa. La demolitiva consiste nell’asportazione totale della mammella e viene eseguita se il tumore è particolarmente esteso o aggressivo. Se il tumore è invece di piccole dimensioni si utilizzano interventi conservativi: la quadrantectomia o la tumorectomia. Nel primo caso si asporta il quadrante di tessuto mammario in cui ha sede il tumore, nel secondo si preleva solamente il tumore e i tessuti che lo circondano.
La chirurgia ha inoltre fornito gli strumenti per ripristinare completamente l’aspetto del seno operato, restituendo le dimensioni e la forma originali, con benefici notevoli sulla psicologia della donna. La chirurgia ricostruttiva può essere eseguita contestualmente all’intervento oncologico, evitando alla paziente un’ulteriore seduta e permettendo risultati estetici migliori.

La radioterapia ha lo scopo di evitare una recidiva locale. È particolarmente indicata dopo la chirurgia conservativa, perché esiste il pericolo che nel tessuto mammario non asportato siano rimaste cellule tumorali.

La chemioterapia ‘adiuvante’ consiste invece nella somministrazione di farmaci dopo l’intervento chirurgico e il suo obiettivo è il controllo dei possibili effetti a distanza del tumore. Nonostante l’operazione e la radioterapia, infatti, cellule tumorali residue, già entrate nel circolo sanguigno o linfatico, possono raggiungere altri organi generando metastasi. Nelle donne operate, la chemioterapia riduce questo rischio del 30%.
I risultati compensano dunque largamente i disagi che la chemioterapia provoca alla persona: disturbi gastrointestinali, nausea e vomito, in parte controllabili grazie ai farmaci anti-emetici oggi a disposizione. La chemioterapia viene utilizzata anche prima dell’intervento chirurgico (si parla allora di chemioterapia neoadiuvante), per far regredire il tumore e rendere possibile la chirurgia conservativa.

La terapia ormonale comporta l’assunzione di farmaci che agiscono direttamente sugli ormoni sessuali (estrogeni) bloccandone l’azione pro tumore: la maggioranza dei tumori al seno infatti è ‘alimentata’ dagli ormoni sessuali. Per la sua azione selettiva, la terapia ormonale si distingue dalla chemioterapia, la cui azione diffusa ostacola la proliferazione delle cellule cancerose ma anche di quelle sane.
Alcune volte, nelle donne ammalate di cancro al seno prima della menopausa, si preferisce ricorrere all’ovariectomia, l’asportazione chirurgica delle ovaie, il cui effetto terapeutico è simile: creare il ‘vuoto ormonale’ nelle zone colpite dalla neoplasia.
Questa terapia può essere utilizzata come trattamento adiuvante, neoadiuvante o nella gestione delle pazienti in fase metastatica.

Il tumore al seno in fase iniziale
Quando il tumore al seno in fase iniziale viene diagnosticato e trattato, le speranze di sopravvivenza sono maggiori. Non solo: anche il rischio di recidive è inferiore.
Il tumore al seno in fase iniziale viene generalmente trattato con interventi chirurgici seguiti poi da radioterapia. L’obiettivo di queste terapie è quello di distruggere le rimanenti cellule tumorali allo stadio primario e di eliminare qualsiasi tipo di micrometastasi.
Il genere di intervento chirurgico richiesto può variare dalla semplice asportazione del nodulo neoplastico, alla terapia conservativa del seno ed alla mastectomia, nella quale la mammella viene asportata parzialmente o totalmente. La decisione della quantità di porzione tissutale da asportare è in relazione alla dimensione del cancro e all’estensione della massa tumorale nei linfonodi.

Il tumore al seno in fase avanzata
Anche quando il cancro progredisce o viene diagnosticato in fase III o IV, le pazienti possono vivere per anni seguendo attentamente le terapie indicate dai medici. Nonostante ciò, il rischio di progressione o di comparsa di nuove metastasi in altre parti del corpo rimane elevato. Ciò vale anche per pazienti con tumore in fase IV, la cui evoluzione comunque può essere rallentata con le terapie adatte. Il trattamento tipico di questa patologia consiste nell’asportazione della massa tumorale, dove possibile, seguita poi da cicli di radio o chemioterapia o ancora da terapia ormonale, spesso usata grazie anche alla sua elevata tollerabilità.
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