domenica, 30 giugno 2024
Medinews
13 Giugno 2002

NASCE A ROMA UN HOSPICE PER MALATI TERMINALI, CURE GRATUITE PER I PAZIENTI PIU’ BISOGNOSI

La struttura, già sostanzialmente attiva, raggiungerà la completa operatività a luglio ed è finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma

Ogni anno in Italia sono circa 260.000 i pazienti che si avviano a diventare terminali. Di questi circa l’80-90% ha bisogno di Terapia del Dolore. Almeno 20.000 vivono nel Lazio, con una prospettiva di lunghe sofferenze. “Le discussioni sull’eutanasia – afferma Edoardo Arcuri, primario dell’Unità di Terapia del dolore del Regina Elena – rivelano inequivocabilmente l’inadeguatezza dell’assistenza di fronte al fenomeno della solitudine e della terminalità. I pazienti che hanno affrontato e perduto la lotta contro malattie come il cancro (ma anche molte altre progressivamente letali) non possono essere abbandonati dalla medicina delle cure attive e dalle istituzioni nel momento della sconfitta: le Cure Palliative rispondono a questa ineluttabile esigenza etica nei confronti di pazienti con dolore fisico e psicologico (dolore totale) ed alla grave sofferenza morale, sociale ed economica delle famiglie”.
L’Hospice del Sacro Cuore integra in una sola struttura l’assistenza palliativa e la terapia del dolore a pazienti con patologie avanzate in regime di ricovero ma anche ambulatorialmente o in assistenza domiciliare proponendosi come un modello assistenziale personalizzato alle singole esigenze cliniche e sociali. La terapia del dolore (ed il suo annesso Centro ambulatoriale) rappresenta una reale novità rispetto ad altri Centri Palliativi dato che l’importanza del sintomo dolore, aumentando il periodo di sopravvivenza nelle malattia oncologica, assume uno straordinario peso nel peggiorare la qualità di vita dei pazienti.
Ma la novità più rilevante è la convenzione fra il Polo Oncologico “Regina Elena” e l’Hospice. Questa convenzione, auspicata e favorita dal Dipartimento Regionale dei Servizi Sanitari, unisce in una inedita joint-venture una prestigiosa Fondazione bancaria, l’Istituto Nazionale di ricerca sul cancro e la Regione.
Una struttura del genere infatti può vedersi come una verifica a lunga scadenza della qualità di vita finale in rapporto alla quantità di cure contro la causa della malattia iniziale: si realizza così non solo una continuità di assistenza sanitaria ma anche di ricerca sociale e scientifica durante tutto il periodo della malattia.
Un aspetto particolare di ricerca in questo contesto, verrà dalla possibilità di monitorare nei laboratori dell’Hospice, con una apparecchiatura sofisticata, la concentrazione di morfina nel sangue di pazienti con dolori non controllati: tale problema rappresenta attualmente uno dei più gravi ostacoli ad una buona qualità di vita nei malati tumorali.
“I criteri di ammissione al Sacro Cuore – conferma il prof. Renato Massini, geriatra e Primario di Medicina dell’Ospedale S. Spirito di Roma – non solo saranno strettamente legati allo stato di avanzamento della patologia, al grado di dolore, ma anche a parametri socio-economici quali lo stato di solitudine, l’impossibilità all’assistenza domiciliare, le insufficienti possibilità economiche”.
“Oggi più che mai – conclude il prof. Emanuele – è necessario difendere il ruolo filantropico e di volano di iniziative non profit delle Fondazioni affinché, nel rispetto dello spirito originario delle Casse di Risparmio, possano continuare ad essere protagoniste, insieme ad altre importanti realtà realizzate dalla parte più attiva del Paese, nel sostenere il progresso sociale e la qualità di vita dei singoli e della collettività”.

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