Comitato scientifico editoriale: Giuseppe Aprile, Paolo Carlini, Massimo Di Maio, Domenica Lorusso, Silvia Novello, Giuseppe Procopio, Daniele Santini Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini
Oggi in Oncologia
Quality of life in patients with advanced renal cell carcinoma given nivolumab versus everolimus in CheckMate 025: a randomised, open-label, phase 3 trial
In the phase 3 CheckMate 025 study, previously treated patients with advanced renal cell carcinoma who were randomly assigned to nivolumab had an overall survival benefit compared with those assigned to everolimus. We aimed to compare health-related quality of life (HRQoL) between treatment groups in this trial. CheckMate 025 was an open-label study done at 146 oncology centres in 24 countries. Patients were randomly assigned to treatment between Oct 22, 2012, and March 11, 2014. Patients with advanced renal cell carcinoma were randomly assigned (1:1, block size of four) to receive … (leggi tutto)
Articolo originale che illustra i risultati dell’analisi di qualità di vita dello studio randomizzato di fase III CheckMate 025 che ha portato alla validazione di nivolumab nel carcinoma del rene pretrattato con antiangiogenici. Lo studio dimostra come in aggiunta al beneficio in sopravvivenza globale nivolumab si associ ad un vantaggio in termini di qualità di vita rispetto ad everolimus. L’analisi dettagliata condotta da Cella mette in luce come il principale vantaggio di nivolumab sia dovuto al minor numero di eventi avversi e quindi al più favorevole profilo di tollerabilità. L’informazione saliente dal punto di vista clinico è che in particolare per patologie a lenta evoluzione e poco o non sintomatiche, quale spesso è quella ad origine renale, la qualità di vita dei pazienti dipende principalmente dal profilo di tollerabilità del trattamento proposto mentre l’effetto citoriduttivo della terapia antitumorale ha uno scarso impatto sulla qualità della vita del paziente. In tal senso la valutazione della qualità della vita potrebbe essere considerato un endpoint di efficacia più rilevante di altri quali le risposte obiettive o la sopravvivenza libera da progressione.
Stepped Care Targeting Psychological Distress in Head and Neck Cancer and Lung Cancer Patients: a Randomized Controlled Trial
This study aimed to evaluate the efficacy of stepped care (SC) targeting psychological distress in head and neck cancer (HNC) and lung cancer (LC) patients. Patients with untreated distress (Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS; HADS-D>7, HADS-A>7, or HADS-total>14)) were randomized to SC (n=75) or care-as-usual (CAU) (n=81). SC consisted of watchful waiting, guided self-help, problem solving therapy, and psychotherapy and/or psychotropic medication. Primary outcome measure was the HADS, secondary outcome measures were recovery rate, EORTC QLQ-C30, QLQ-HN35/QLQ-LC13, and … (leggi tutto)
Il documento di consenso sulle cure simultanee dell’AIOM sottolinea, tra gli altri aspetti, l’importanza della ricerca clinica focalizzata sulle terapie di supporto e sull’approccio “globale” al paziente oncologico. Lo studio olandese recentemente pubblicato su Annals of Oncology ne è un esempio virtuoso. Pazienti con tumore del polmone o con tumore del distretto cervico-facciale, che alla valutazione dedicata presentassero un significativo disagio psicologico, erano randomizzati a ricevere le terapie standard, oppure, se assegnati al braccio sperimentale, un approccio di “stepped care” basato su vari livelli crescenti di intervento, fino alla psicoterapia e all’intervento farmacologico. I risultati dello studio sono chiari, con differenze significative, in termini di miglioramento del grado di stress psicologico, nel gruppo trattato con la “stepped care”, e vantaggi particolarmente evidenti nel sottogruppo di pazienti con depressione o ansia. Uno studio del genere non avrà mai la “risonanza” di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine o su Lancet con un nuovo farmaco antitumorale, ma è un risultato che, con tutti i limiti della piccola numerosità dello studio, ricorda a tutti noi l’importanza degli “altri” aspetti, sia in fase diagnostica che terapeutica, con particolare attenzione al supporto psicologico dei pazienti.
Association of Biomarker-Based Treatment Strategies With Response Rates and Progression-Free Survival in Refractory Malignant Neoplasms: A Meta-analysis
The impact of a biomarker-based (personalized) cancer treatment strategy in the setting of phase 1 clinical trials was analyzed. To compare patient outcomes in phase 1 studies that used a biomarker selection strategy with those that did not. PubMed search of phase 1 cancer drug trials (January 1, 2011, through December 31, 2013). Studies included trials that evaluated single agents, and reported efficacy end points (at least response rate [RR]). Data were extracted independently by 2 investigators. Response rate and progression-free survival (PFS) were compared for arms that used a personalized strategy … (leggi tutto)
È convinzione diffusa che l’impiego più efficace, in termini di outcome dei pazienti, per i farmaci a bersaglio molecolare sia il loro impiego “intelligente”, vale a dire selezionando i pazienti sulla base di un biomarker / fattore predittivo. La metanalisi recentemente pubblicata su JAMA Oncology supporta elegantemente questo concetto. Gli autori hanno preso in considerazione gli studi di fase I pubblicati in un triennio e li hanno classificati sulla base della “strategia” in studio: farmaci citotossici, farmaci a bersaglio molecolare studiati senza un criterio di selezione molecolare, farmaci a bersaglio molecolare studiati in pazienti selezionati sulla base di un biomarker. Come prevedibile, sia in termini di risposte obiettive che di sopravvivenza libera da progressione, la vera differenza non sta nella tipologia di farmaco, ma nella capacità di selezionare i pazienti: l’outcome di quelli trattati in fase I con farmaci a bersaglio molecolare, ma senza un biomarker, è praticamente simile ai classici farmaci citotossici (con una proporzione di risposte obiettive veramente deludente), mentre l’outcome quando il farmaco a bersaglio molecolare è impiegato sulla base di un biomarker è nettamente migliore. I dati suggeriscono pure che, tra i biomarker, quelli genomici (DNA) consentono outcome migliori rispetto a quelli basati sull’espressione di proteine.
Adjuvant Chemotherapy for Patients with T2N0M0 Non-small-cell Lung Cancer (NSCLC)
Adjuvant chemotherapy improves survival in patients with completely resected stage II and III non-small cell lung cancer (NSCLC). However, its role in patients with stage IB disease remains unclear. We evaluated the role of adjuvant chemotherapy in a large dataset of patients with completely resected T2N0M0 NSCLC. Patients with pathologic stage T2N0M0 NSCLC who underwent complete (R0) resection from 2004 to 2011 were identified from the National Cancer Database (NCDB) and classified into four groups based on tumor size: 3.1-3.9 cm, 4-4.9 cm, 5-5.9 cm and 6-7 cm. Patients who died within … (leggi tutto)
Il trattamento adiuvante nel carcinoma polmonare in stadio precoce completamente resecato è pratica clinica per gli stadi II e III, mentre molto poco è noto per la malattia in stadio realmente precoce e i dati spesso provengono da analisi per sottogruppi. In questo lavoro viene analizzata una coorte di pazienti (N = 29.908) in stadio T2N0M0 (sulla base della 7° classificazione stadiativa) diagnosticati fra il 2003 e il 2010 e che sono stati sottoposti a resezione radicale (R0) per valutare il ruolo della terapia adiuvante. Il gruppo di pazienti viene classificato in coloro che hanno ricevuto trattamento (N = 5.209; 17,4%) e chi non lo ha ricevuto (N = 24.699; 82,6%); viene poi fatta un’ulteriore distinzione sulla base delle dimensioni del T (3 a 3,9 cm; 4 a 4,9 cm; 5 a 5,9 cm; 6 a 7 cm). I risultati dimostrano un vantaggio a 5 anni per chi sia stato sottoposto a terapia rispetto a chi non l’abbia ricevuta e tale vantaggio è inversamente proporzionale (così come emerge dai due studi randomizzati in adiuvante che studiano questo sottogruppo di pazienti) alle dimensioni della neoplasia. Lo studio presenta sicuramente molti limiti, che vanno tenuti in considerazione nell’interpretazione dei dati (valutazione retrospettiva, mancanza di informazioni in merito alla tipologia di trattamento, ecc.) ma fornisce informazioni importanti per quel sottogruppo di pazienti in stadio IB e con dimensioni tumorali inferiori ai 4 cm. Tale dato risulterà ancora più di rilievo con l’acquisizione del nuovo sistema stadiativo proposto dallo IASLC, che entrerà in vigore nel 2017.
Knowledge of, attitudes toward, and use of low-dose computed tomography for lung cancer screening among family physicians
The results of the National Lung Screening Trial showed a 20% reduction in lung cancer mortality and a 6.7% reduction in all-cause mortality when high-risk patients were screened with low-dose computed tomography (LDCT) versus chest x-ray (CXR). The US Preventive Services Task Force has issued a grade B recommendation for LDCT screening, and the Centers for Medicare and Medicaid Services and private insurers now cover the screening cost under certain conditions. The purpose of this study was to assess the knowledge of, attitudes toward, and use of LDCT screening for lung cancer among … (leggi tutto
Questo lavoro dà un’immagine della situazione americana in merito all’applicazione della TC spirale come indagine di prevenzione secondaria per il carcinoma polmonare; in particolare descrive la conoscenza dell’argomento da parte dei medici di base statunitensi. 101 medici di base operanti in South Carolina hanno compilato un questionario dedicato e solo il 41% ritiene che la TC spirale sia un mezzo in grado di ridurre la mortalità per carcinoma polmonare e il 50% esprime perplessità in merito ai danni da esposizione a radiazioni nel programma di screening. Pertanto, sebbene il 75% attesti di parlare con i propri assistiti dei rischi /benefici dei programmi di screening, in realtà più della metà riferisce di aver raccomandato la procedura una sola volta (o mai) nell’ultimo anno. Nonostante i dati statunitensi dello studio (National Lung Screening Trial) pubblicato sul NEJM siano stati repentinamente inseriti nelle Linee Guida e Raccomandazioni americane e conseguentemente acquisiti dai sistemi assicurativi, questo studio dimostra come a distanza di 5 anni da quella pubblicazione il dato sia ancora poco penetrato nella comunità, espressione di difficoltà comune nella capillarizzazione dei programmi di screening … anche negli Stati Uniti.
A Firenze il 2° appuntamento internazionale RIMOG: Oncologia geriatrica, in aumento i casi di pazienti oncologici over 65
“Gli over 65 rappresentano oggi il 20,8% della popolazione italiana ma questa percentuale, entro il 2030, è destinata a salire fino al 26,5% – afferma il Professor Guido Francini, Honorary President della manifestazione. – Se si combina tale dato con quello che il 60% delle diagnosi di cancro e il 69% delle morti per cancro oggi interessano i pazienti over 65, è facile desumere come il campo dell’oncologia geriatrica diventerà nei prossimi decenni un punto di riferimento per tutti gli oncologi”. I prossimi 30 giugno e 1 luglio, a Firenze, si discuterà di oncologia geriatrica durante il “2nd RIMOG: New and Emerging Therapeutic Options in Geriatric Oncology”, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute. “Dal punto di vista fisiologico fino ai 40 anni siamo molto simili ma, con il progredire dell’età, l’eterogeneità della popolazione aumenta e la riserva fisiologica individuale può variare non poco – aggiunge il Professor Francini. – È ormai noto, che le terapie oncologiche sono gravate da tossicità di vario ordine e grado. Nel paziente anziano lo stato funzionale, la sfera cognitiva, il grado di supporto sociale possono influenzare le indicazioni del trattamento”. “Considerando inoltre che i pazienti anziani con co-morbilità multiple sono di solito esclusi dai trial clinici randomizzati, le evidenze provenienti da tali studi non possono essere applicate alla lettera nella popolazione anziana. Anche le interazioni tra i farmaci utilizzati per curare le malattie concomitanti relative all’invecchiamento possono generare tossicità di difficile controllo e aumentare notevolmente i rischi di interazioni farmaco-farmaco e farmaco-patologia”. In tale contesto, quindi, innovazione e ricerca scientifica rappresentano due concetti chiave, perché solo dal loro progredire potrà derivare l’individuazione di terapie sempre più efficaci per il singolo paziente (si pensi, ad esempio, ai nuovi farmaci target e immunologici). Il RIMOG 2016 prosegue sulle orme del 1st Rome International Meeting on Geriatric Oncology (RIMOG) tenutosi a Roma nel 2014 e del Simposio Satellite di Oncologia Geriatrica tenutosi a Siena nel 2015, dove esperti del settore, provenienti dai migliori centri oncologici nazionali e internazionali, hanno già discusso di oncologia geriatrica.
Pillole dall’Aifa
24 giugno 2016 – L’Ema fa il punto sul 2015: Innovazione e Sostenibilità le parole chiave
EVENTI FORMATIVI AIOM-SIAPEC-IAP 2016. VI Corso Nazionale
Padova, 29 giugno 2016 L’evento è stato accreditato per le seguenti figure professionali: MEDICO CHIRURGO (con riferimento alle discipline di ANATOMIA PATOLOGICA, GENETICA MEDICA, GINECOLOGIA E OSTETRICIA, FARMACOLOGIA E TOSSICOLOGIA CLINICA, ONCOLOGIA), FARMACISTA (con riferimento alla disciplina DI FARMACIA OSPEDALIERA), BIOLOGO e TECNICO SANITARIO DI LABORATORIO BIOMEDICO. L’evento è riservato alle seguenti regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige. Ai primi 20 oncologi che invieranno la scheda di adesione saranno offerti iscrizione, viaggio ed eventuale soggiorno. Vi preghiamo di verificare se rientrate nei primi 20 iscritti telefonando alla Segreteria Organizzativa al numero 02.26683129
Urbino, 20 – 23 settembre 2016 I Soci AIOM potranno usufruire della stessa quota d’iscrizione ridotta dei Soci GIC. Per maggiori informazioni http://gic.casaccia.enea.it
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