Comitato scientifico editoriale: Giuseppe Aprile, Paolo Carlini, Massimo Di Maio, Domenica Lorusso, Silvia Novello, Giuseppe Procopio, Daniele Santini Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini
Oggi in Oncologia
Epigenetic profiling to classify cancer of unknown primary: a multicentre, retrospective analysis
Cancer of unknown primary ranks in the top ten cancer presentations and has an extremely poor prognosis. Identification of the primary tumour and development of a tailored site-specific therapy could improve the survival of these patients. We examined the feasability of using DNA methylation profiles to determine the occult original cancer in cases of cancer of unknown primary. We established a classifier of cancer type based on the microarray DNA methylation signatures (EPICUP) in a training set of 2790 tumour samples of known origin representing 38 tumour types and including 85 … (leggi tutto)
I tumori a sede primitiva ignota, nonostante il miglioramento negli anni recenti della diagnostica per immagini e della caratterizzazione immunoistochimica, rimangono percentualmente frequenti. Come sottolineano gli autori della recente pubblicazione su Lancet Oncology, la cattiva prognosi di tali neoplasie può essere in parte attribuita anche all’impossibilità di impostare una terapia realmente “mirata” rispetto alla reale origine del tumore. Da questo punto di vista, una migliore capacità diagnostica della sede di origine porterebbe ragionevolmente anche ad un miglioramento dell’outcome. Lo studio di Moran e colleghi si è basato sulla messa a punto di una “firma” di metilazione del DNA, elaborata e validata su varie migliaia di casi di tumore a sede primitiva ben nota e successivamente applicata a casi di tumore a sede primitiva ignota. La “performance” diagnostica della firma molecolare sull’identificazione della primitività è stata validata impiegando i dati del successivo follow-up, la caratterizzazione immunoistochimica e anche l’analisi autoptica. L’applicazione della firma molecolare ai casi con sede primitiva ignota ha consentito l’identificazione della sede primitiva nell’87% dei casi. Ancora più interessante il dato relativo all’outcome: la sopravvivenza dei pazienti che, sulla base della firma molecolare, hanno ricevuto un trattamento specifico per la sede primitiva, è risultata significativamente migliore rispetto ai pazienti trattati “empiricamente”. Naturalmente quest’ultimo dato è solo “provocatorio” e necessariamente da confermare in studi dedicati.
Association of Survival Benefit With Docetaxel in Prostate Cancer and Total Number of Cycles Administered: A Post hoc Analysis of the Mainsail Study
The optimal total number of docetaxel cycles in patients with metastatic castration resistant prostate cancer (mCPRC) has not been investigated yet. It is unknown whether it is beneficial for patients to continue treatment upon 6 cycles. To investigate whether the number of docetaxel cycles administered to patients deriving clinical benefit was an independent prognostic factor for overall survival (OS) in a post hoc analysis of the Mainsail trial. The Mainsail trial was a multinational randomized phase 3 study of 1059 patients with mCRPC receiving docetaxel, prednisone, and lenalidomide … (leggi tutto)
La durata ottimale del trattamento chemioterapico con docetaxel nel carcinoma della prostata in fase di resistenza alla castrazione non è chiaramente definita. Lo studio Mainsail, randomizzato di fase 3, in doppio cieco, placebo-controllato, pubblicato in precedenza, aveva dimostrato come l’aggiunta di lenalidomide allo standard docetaxel + steroide non offriva alcun beneficio clinico. La post hoc analysis presentata in questo articolo ha rilevato come il numero di cicli di docetaxel risultava fattore prognostico indipendente per OS. Entrambe le analisi uni- e multivariate hanno infatti rilevato come la prosecuzione del trattamento con docetaxel oltre i 10 cicli si associava ad un aumento di sopravvivenza rispetto ad una durata di trattamento inferiore. Questo studio suggerisce come alcuni casi, responsivi e con buona tollerabilità, possano trarre beneficio dalla prosecuzione del trattamento con docetaxel oltre i 6-8 cicli. Il dato necessita però di una validazione prospettica.
Metabolic Dysfunction, Obesity, and Survival Among Patients With Early-Stage Colorectal Cancer
The effects of obesity and metabolic dysregulation on cancer survival are inconsistent. To identify high-risk subgroups of obese patients and to examine the joint association of metabolic syndrome (MetSyn) in combination with obesity, we categorized patients with early-stage (I to III) colorectal cancer (CRC) into four metabolic categories defined by the presence of MetSyn and/or obesity and examined associations with survival. We studied 2,446 patients diagnosed from 2006 to 2011 at Kaiser Permanente. We assumed MetSyn if patients had three or more of five components present at … (leggi tutto)
I dati di letteratura riguardanti l’associazione prognostica tra l’obesità e la sindrome metabolica da una parte e la sopravvivenza dei pazienti affetti da neoplasia del colon retto in fase iniziale non sono definitivi e assolutamente chiari. Il presente paper riporta uno studio epidemiologico eseguito su 2.446 pazienti diagnosticati e operati per neoplasia del colon retto stadio I-III in un singolo centro americano. Tali pazienti sono stati suddivisi in 4 categorie: presenza di obesità, oppure di sindrome metabolica, oppure di obesità e sindrome metabolica o, infine, assenza di obesità e di sindrome metabolica. Tali categorie sono state correlate con il rischio di morte per tutte le cause e con il rischio di morte per neoplasia del colon retto. I risultati di questa analisi epidemiologica evidenziano chiaramente una prognosi sfavorevole nei pazienti con obesità associata a sindrome metabolica. Tale associazione con un incremento del rischio di morte non è stata riscontrata per le altre categorie a rischio (sola obesità o sola sindrome metabolica). Questo studio, pur necessitando di conferma prospettica, apre nuovi scenari patogenetici e terapeutici nella fase adiuvante dei pazienti operati per una neoplasia del colon retto stadio I-III.
Phase III Randomized Trial of Ipilimumab Plus Etoposide and Platinum Versus Placebo Plus Etoposide and Platinum in Extensive-Stage Small-Cell Lung Cancer
Patients with extensive-stage disease small-cell lung cancer (SCLC) have poor survival outcomes despite first-line chemotherapy with etoposide and platinum. This randomized, double-blind phase III study evaluated the efficacy and safety of ipilimumab or placebo plus etoposide and platinum in patients with newly diagnosed extensive-stage disease SCLC. Patients were randomly assigned at a ratio of one to one to receive chemotherapy with etoposide and platinum (cisplatin or carboplatin) plus ipilimumab 10 mg/kg or placebo every 3 weeks for a total of four doses each in a phased … (leggi tutto)
Theory Meets Practice for Immune Checkpoint Blockade in Small-Cell Lung Cancer
Extensive-stage small-cell lung cancer (ES-SCLC) is an aggressive disease characterized by high initial response rates to first-line platinum-based chemotherapy followed inevitably by relapse, poor response to subsequent systemic treatment, and ultimately death. Long-term survival prospects for ES-SCLC are dismal, with an estimated 2-year overall survival (OS) rate of less than 5%. Recent advances in the development and regulatory approval of several new active agents against advanced non–small-cell lung cancer (NSCLC) contrast sharply with the lack of progress in the systemic … (leggi tutto)
La lettura dei due lavori (paper originale ed Editoriale) è interessante sotto vari punti di vista. Clinicamente il tumore polmonare a piccole cellule resta un ‘unmet need’ in oncologia toracica con pressoché nulli cambiamenti nell’approccio terapeutico ormai da parecchie decadi. Interessanti i ragionamenti degli autori dell’editoriale che vedono nello SCLC il miglior candidato alla terapia immunologica per la sua stretta correlazione con il fumo di sigaretta e il suo elevato ‘tumor burden’. I tre autori vanno a sviscerare le possibile cause dell’insuccesso dello studio di Reck e coll, dando anche delle ragioni invece di possibilità di successo di altri trials attualmente in corso con l’impiego di altri immunocheckpoints e dei potenziali vantaggi dei PD-1/PDL-1 inibitori rispetto agli anti-CTLA-4. Di fatto, al momento ci sono solo dati preliminari in questo contesto e gli studi sono ancora in corso, ma sarà comunque interessante vedere se davvero “la teoria incontrerà la pratica”.
Dall’ASCO
FDA Grants Breakthrough Therapy Designation for First-Line Treatment of ALK-Positive NSCLC
On October 4, 2016, the U.S. Food and Drug Administration (FDA) granted alectinib, an anaplastic lymphoma kinase (ALK) inhibitor, a second Breakthrough Therapy designation. This latest designation was granted for the treatment of adult patients with advanced ALK-positive non–small cell lung cancer (NSCLC) who have not received prior treatment with an ALK inhibitor, based on results of the J-ALEX trial. “The J-ALEX study that supports the second Breakthrough Designation for alectinib showed superior efficacy vs the standard of care, crizotinib, in Japanese [patients] with advanced … (leggi tutto)
Pillole dall’Aifa
7 ottobre 2016 – AIFA: Pubblicazione schede di monitoraggio Registro Ibrutinib
TUMORI DEI SENI PARANASALI E DELLA BASE CRANICA: SEMINARIO SULLE STRATEGIE INTEGRATE DI TRATTAMENTO Patologia rara come modello di trattamento multidisciplinare
Milano, 12 – 13 dicembre 2016 Scadenza domanda iscrizione 1 dicembre 2016
Editore: Intermedia s.r.l. – Via Malta 12/b, 25124 Brescia – tel. 030 226105 fax 030 2420472 – Reg. Trib. di Brescia n. 35/2001 del 2/7/2001 Per contattare la redazione e commentare le notizie clicca qui: redazione Per consultare i numeri arretrati della newsletter clicca qui: archivio Per sospendere la ricezione di questa newsletter clicca qui: AIOM news RIMUOVI