Comitato scientifico editoriale: Giuseppe Aprile, Consuelo Buttigliero, Paolo Carlini, Maria Vittoria Dieci, Massimo Di Maio, Raffaele Giusti, Sara Lonardi, Domenica Lorusso, Cristina Masini, Laura Noto, Silvia Novello, Filippo Pietrantonio, Giuseppe Procopio, Daniele Santini Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini
Collaborazione Corriere della Sera – AIOM
Web-app
Una nuova web-app gratuita, in otto lingue, per computer, tablet e smartphone sul tumore dell’ovaio è disponibile sul sito del Corriere della Sera in collaborazione con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (leggi e scarica). Strumento interattivo in due versioni, per tablet/computer e smartphone, è il sesto della serie di 6 su altrettanti tipi di tumori per aiutare i cittadini a capire come si può prevenire e diagnosticare in tempo la malattia.
Oggi in Oncologia
Enhanced response rate to pegylated liposomal doxorubicin in high grade serous ovarian carcinomas harbouring BRCA1 and BRCA2 aberrations
Approximately 10-15% of ovarian carcinomas (OC) are attributed to inherited susceptibility, the majority of which are due to mutations in BRCA1 or BRCA2 (BRCA1/2). These patients display superior clinical outcome, including enhanced sensitivity to platinum-based chemotherapy. Here, we seek to investigate whether BRCA1/2 status influences the response rate to single-agent pegylated liposomal doxorubicin (PLD) in high grade serous (HGS) OC. One hundred and … (leggi tutto)
Lo studio analizza la risposta alla PLD (pegylated liposomal doxorubicin) in 148 pazienti con carcinoma sieroso di alto grado trattate e conferma un dato già noto in letteratura e cioé che la PLD è più efficace nelle pazienti portatrici di una mutazione BRCA: infatti il tasso di risposta è stato del 36% nelle pazienti mutate vs il 12% nelle pazienti non mutate. In particolare, le pazienti portatrici del polimorfismo rs1799950 del gene BRCA 1 presentavano un tasso di risposta del 50%. La PLD si conferma, insieme al platino e alla trabectedina, un trattamento particolarmente attivo nelle pazienti portatrici di mutazione del BRCA e questa informazione è importante nella costruzione dell’algoritmo di trattamento delle pazienti mutate.
High-dimensional single-cell analysis predicts response to anti-PD-1 immunotherapy
Immune-checkpoint blockade has revolutionized cancer therapy. In particular, inhibition of programmed cell death protein 1 (PD-1) has been found to be effective for the treatment of metastatic melanoma and other cancers. Despite a dramatic increase in progression-free survival, a large proportion of patients do not show durable responses. Therefore, predictive biomarkers of a clinical response are urgently needed. Here we used high-dimensional single-cell mass … (leggi tutto)
La qualità e quantità delle cellule mononucleate periferiche, in questo caso specifico i monociti, può essere correlata alla risposta all’immunoterapia con anti-PD1 nei pazienti con melanoma. Sarebbe quindi opportuno che questo biomarcatore relativamente semplice e rilevabile con un citofluorimetro fosse implementato immediatamente nei trials, e in particolare quelli sponsorizzati dalle big pharma, in quanto sappiamo ormai tutti che nemmeno nell’era immunoterapica “one size fits all”.
Development and Validation of a Risk Prediction Model for Acute Kidney Injury After the First Course of Cisplatin
Cisplatin-associated acute kidney injury (C-AKI) is common. We sought to develop and validate a predictive model for C-AKI after the first course of cisplatin. Clinical and demographic data were collected on patients who received cisplatin between 2000 and 2016 at two cancer centers. C-AKI was defined as a 0.3 mg/dL rise in serum creatinine within 14 days of receiving cisplatin. Using multivariable logistic regression models with C-AKI as the primary outcome, we created a … (leggi tutto)
Gli autori dell’articolo appena pubblicato sul Journal of Clinical Oncology propongono uno score per il calcolo del rischio di danno renale acuto associato alla somministrazione del primo ciclo di cisplatino, basandosi sui dati di una numerosa casistica: oltre 4.400 pazienti trattati presso due centri oncologici statunitensi in un periodo di circa 6 anni. La numerosità della casistica ha consentito agli autori di dividere i pazienti in una coorte di sviluppo e una coorte di validazione, entrambe di oltre 2.000 pazienti. Gli autori hanno definito il danno renale acuto non come il superamento di un valore soglia fisso, ma come un incremento pari ad almeno 0,3 mg/dl nel valore della creatinina sierica, rispetto al valore basale, nelle 2 settimane successive alla prima somministrazione di cisplatino. Tale definizione di danno renale acuto è occorsa nel 13,6% dei pazienti nella coorte di sviluppo dello score e nell’11,6% dei pazienti inclusi nella coorte di validazione. Interessante notare che l’analisi dei fattori predittivi del rischio di sviluppare danno renale acuto non ha evidenziato un ruolo predittivo significativo della clearance stimata al basale (eGFR), mentre ha identificato come fattori predittivi significativi l’età (con rischio progressivamente crescente, leggermente maggiore oltre i 60 anni e decisamente maggiore oltre i 70), la dose assoluta di cisplatino (con un rischio leggermente maggiore oltre i 100 mg totali e decisamente maggiore oltre i 150 mg totali), la presenza di ipertensione arteriosa e l’ipoalbuminemia. Sulla base di questi parametri, gli autori propongono uno score di rischio, che consente di identificare pazienti nei quali la chance di danno renale acuto è molto bassa (3% di probabilità in caso di score pari a 0) e – all’altro estremo – un gruppo di pazienti nei quali invece la probabilità di sviluppare danno renale acuto è elevata (51% di probabilità in caso di score pari a 8,5). Lo score si riferisce, come detto, all’incremento assoluto di 0,3 mg/dl rispetto al valore basale, riscontro che di per sé non descrive né la severità assoluta del danno né la sua durata, ma rappresenta comunque uno strumento utile nel mettere insieme parametri peraltro già descritti dalla letteratura come potenziali fattori di rischio.
Cost Effectiveness of Gene Expression Profile Testing in Community Practice
Gene expression profile (GEP) testing can support chemotherapy decision making for patients with early-stage, estrogen receptor-positive, human epidermal growth factor 2-negative breast cancers. This study evaluated the cost effectiveness of one GEP test, Onco type DX (Genomic Health, Redwood City, CA), in community practice with test-eligible patients age 40 to 79 years. A simulation model compared 25-year societal incremental costs and quality-adjusted … (leggi tutto)
Questo studio si pone un importante ed attuale obiettivo: valutare, nel setting della comune pratica clinica, la costo-efficacia dell’utilizzo dei test genomici prognostici per pazienti affette da carcinoma mammario ER+/HER2-. Le analisi economiche precedenti, che concludevano per una elevata costo-efficacia dei test genomici, sono state condotte assumendo condizioni “ideali”. Tuttavia, nella pratica clinica, l’uso dei test genomici rimane basso (22 – 42% dei pazienti eleggibili in US) e l’utilizzo della chemioterapia adiuvante non è sempre concorde con il risultato del test. In questo lavoro viene considerato il test Oncotype DX per costruire un modello di simulazione basato sui dati di pratica clinica. Come primo risultato si evidenzia il fatto che, in pratica clinica, il test venga riservato ai casi per i quali la probabilità di impatto sulla decisione terapeutica è maggiore. Relativamente all’obiettivo principale, i risultati mostrano come effettivamente, in questo setting, la costo-efficacia del test sia meno vantaggiosa rispetto a quanto suggerito dagli studi precedenti, ma che lavorando su alcune variabili (come il costo del test) si possa notevolmente migliorare. Il merito principale di questo lavoro è di porre l’accento sulla necessità di valutare la costo-efficacia di questi strumenti prognostici partendo dai dati di utilizzo in pratica clinica. Con questo approccio si possono produrre dati di costo-efficacia utili per analizzare diverse strategie di introduzione dei test genomici nella pratica clinica. Ovviamente, i risultati di questo lavoro sono applicabili ad un contesto locale e difficilmente generalizzabili oltre gli Stati Uniti, viste le notevoli differenze nei sistemi sanitari e regolatori tra i vari Paesi. Inoltre, l’attitudine per quanto riguarda l’uso della chemioterapia adiuvante può variare tra le diverse regioni geografiche. Questo incoraggia quindi la creazione di ampi registri a livello locale, al fine di produrre dati spendibili in diversi contesti geografici.
Anamorelin (ONO-7643) for the treatment of patients with non-small cell lung cancer and cachexia: results from a randomized, double-blind, placebo- controlled, multicenter study of Japanese patients (ONO- 7643-04)
Cachexia, described as weight loss (mainly in lean body mass [LBM]) and anorexia, is common in patients with advanced cancer. This study examined the efficacy and safety of anamorelin (ONO-7643), a novel selective ghrelin receptor agonist, in Japanese cancer patients with cachexia. This double-blind clinical trial (ONO-7643-04) enrolled 174 patients with unresectable stage III/IV non-small cell lung cancer (NSCLC) and cachexia in Japan. Patients were … (leggi tutto)
La cachessia rappresenta un evento comune in pazienti con neoplasia in stadio avanzato, paradossalmente senza un vero e proprio approccio terapeutico specifico attualmente approvato. I dati dello studio di fase II che coinvolgono pazienti giapponesi con carcinoma polmonare non a piccole cellule, in stadio III/IV non resecabile, confermano l’efficacia dei farmaci agonisti del recettore della grelina in questa popolazione, in particolare dell’anamorelina. L’anamorelina è un antagonista dei recettori della grelina, ormone che stimola l’appetito prodotto dalle cellule P/D1 giacenti sul fondo dello stomaco umano e dalle cellule epsilon del pancreas. Si tratta del primo farmaco anti-cachessia per il quale i risultati di due studi di fase III in doppio cieco e controllati con placebo mostrano un effetto coerente sulle diverse componenti della sindrome da anoressia-cachessia tumorale. 174 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere anamorelina per os giornaliera verso placebo per un totale di 12 settimane. L’endpoint primario di efficacia considerato è stato la Lean Body Mass (massa magra corporea – LBM). I pazienti trattati con anamorelina hanno avuto un miglioramento significativo della LBM rispetto a quello dei pazienti nel gruppo placebo di 1,56 kg (P < 0,0001). Sono stati osservati inoltre miglioramenti in diverse misure di outcome secondario, tra cui la massa corporea totale, la massa grassa e risultati correlati alla qualità della vita, come ad esempio l’appetito e il piacere del cibo. Non sono state osservate differenze significative nel rischio di eventi avversi tra i gruppi. Tuttavia, nonostante il risultato raggiunto nell’outcome primario, non sono stati osservati miglioramenti significativi nelle misure della funzione motoria, come la forza dell’impugnatura o la distanza percorsa a piedi in 6 minuti. Questi risultati dimostrano ulteriormente come la cachessia sia una condizione multifattoriale e cronica che non può essere semplicemente invertita attraverso il miglioramento dell’appetito e/o dell’assunzione di cibo nell’arco di 12 settimane. Analogo risultato avevano conseguito i due studi di fase III ROMANA 1 e 2 pubblicati su Lancet Oncology nel 2016 (leggi) in cui il miglioramento della funzione motoria era tra gli endpoint co-primari per un periodo di studio analogo a quello della esperienza giapponese ovvero di 12 settimane. Inoltre, sempre per la funzione motoria, la prosecuzione del trattamento per ulteriori 12 settimane (per un totale di 24 settimane complessive) non ha dimostrato un ruolo significativo, come dimostrato nello studio ROMANA 3 pubblicato su Annals of Oncology (leggi) che arruolava le coorti di pazienti degli studi ROMANA 1 e 2, che avevano terminato il periodo iniziale di 12 settimane. In questo caso tuttavia, l’endpoint primario dello studio era la sicurezza e la tollerabilità dell’esposizione prolungata all’anamorelina per 24 settimane. È improbabile che l’assunzione di anamorelina possa rappresentare l’unico rimedio alla cachessia neoplastica, tuttavia l’approvazione regolamentare e l’uso successivo di questa tipologia di farmaci potrebbe migliorare la qualità della vita di molti pazienti affetti da questa sindrome. Naturalmente saranno necessari studi a riguardo, magari con l’impiego dei PRO (patient-reported outcomes) per una misura di benessere che sia quanto più rappresentativa del vissuto dei Nostri pazienti.
In Europa
PRAC recommends suspending hydroxyethyl-starch solutions for infusion from the market
January 12, 2018 – EMA’s Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) has recommended the suspension of the marketing authorisations for hydroxyethyl-starch (HES) solutions for infusion across the European Union. These products are used as plasma volume replacement following acute (sudden) blood loss, where treatment with alternative products known as ‘crystalloids’ alone is not considered to be sufficient. The review was triggered by results … (leggi tutto)
Dall’FDA
FDA Expands Afatinib’s Approval for Lung Cancer
January 14, 2018 – The FDA has expanded the frontline indication for afatinib to include the treatment of patients with metastatic non–small cell lung cancer (NSCLC) whose tumors harbor uncommon EGFR alterations in L861Q, G719X, and/or S768I. The approval for uncommon, non-resistance EGFR mutations was based on findings from 32 patients in the phase II LUX-Lung 2 trial (LL2) and the randomized phase III trials known as LUX-Lung 3 (LL3) and … (leggi tutto)
FDA approves first treatment for breast cancer with a certain inherited genetic mutation
January 12, 2018 – The U.S. Food and Drug Administration today expanded the approved use of olaparib (tablets) to include the treatment of patients with certain types of breast cancer that have spread (metastasized) and whose tumors have a specific inherited (germline) genetic mutation, making it the first drug in its class (PARP inhibitor) approved to treat breast cancer, and it is the first time any drug has been approved to treat certain patients with metastatic breast … (leggi tutto)
FDA Grants Pembrolizumab/Lenvatinib Breakthrough Designation for RCC
January 9, 2018 – The FDA has granted the combination of the PD-1 inhibitor pembrolizumab and the VEGF/FGF inhibitor lenvatinib a breakthrough therapy designation for the treatment of patients with advanced and/or metastatic renal cell carcinoma (RCC). The designation is based on the RCC cohort of the multicenter, open-label phase Ib/II Study 111, in which patients treated with the combination had an objective response rate (ORR) of 63.3% (95% CI, 43-80) … (leggi tutto)
Pillole dall’Aifa
12 gennaio 2018 – Report di valutazione dell’innovatività
ENGAGEMENT E PATIENT ADVOCACY Il ruolo delle associazioni nella medicina partecipativa Corso di Alta Formazione #Engage2Advocate I Edizione
Milano, 15 febbraio – 15 novembre 2018 Evento patrocinato da AIOM Iscrizioni entro l’1 febbraio; informazioni al link: milano.unicatt.it/formazionepermanente
Editore: Intermedia s.r.l. – Via Malta 12/b, 25124 Brescia – tel. 030 226105 fax 030 2420472 – Reg. Trib. di Brescia n. 35/2001 del 2/7/2001 Per contattare la redazione e commentare le notizie clicca qui: redazione Per consultare i numeri arretrati della newsletter clicca qui: archivio Per sospendere la ricezione di questa newsletter clicca qui: AIOM news RIMUOVI