domenica, 30 giugno 2024
Medinews
9 Marzo 2000

SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. GIORGIO POLI

Oppure sono stati prodotti alimenti (ad esempio il riso) non più allergizzanti per i soggetti sensibili grazie all’inibizione o all’eliminazione del gene che fa comparire nell’alimento la proteina o la sostanza allergizzante
2. piante transgeniche, propriamente dette, ottenute inserendo nel seme della specie vegetale un nuovo gene (in genere di provenienza naturale, ma da altro organismo vegetale o batterico) in modo da conferire nuove caratteristiche alla pianta produttiva (ad esempio cereali, ortaggi e frutta resistenti alle malattie virali, agli insetti o agli erbicidi) oppure per introdurre nuovi caratteri nutrizionali o dietetici.

In genere è difficile evidenziare i potenziali rischi in prodotti transgenici, studiati per anni prima di essere prodotti e commercializzati. In effetti, vengono eseguiti studi preliminari, controlli rigorosi, valutazione dell’effetto negli animali e molte altre verifiche da parte di agenzie deputate a tali controlli. Negli USA sono l’Agenzia per il controllo dei farmaci e degli alimenti (FDA), il Dipartimento dell’agricoltura (USDA), l’Agenzia per la protezione dell’ambiante (EPA).
Con le piante transgeniche si è introdotta una rivoluzione importante nel mondo dell’agricoltura. Infatti, per la prima volta nella storia dell’uomo, ogni nuova varietà vegetale prodotta con le biotecnologie deve passare attraverso una serie completa di analisi e valutazioni scientifiche. Queste includono, tra l’altro, prove di tossicità, di allergenicità ed anche analisi di impatto ambientale. I risultati di queste analisi determineranno la concessione della autorizzazione alla commercializzazione.
Potremo quindi essere sicuri che una pianta transgenica non potrà mai avere i difetti del basilico, della menta e di molti altri cibi, anche provenienti da “agricoltura biologica”. Nessuno è stato informato, per esempio, che la menta contiene sostanze tossiche e che mangiando un piatto di pesto genovese si fa anche il pieno di metil-eugenolo, un potente agente tumorale. Allora, chi ci protegge dai cibi biologici? Se non sono transgenici, infatti, non sono mai stati sottoposti ad analisi preventive.

Cibi transgenici e allergie
Le allergie alimentari sono molto diffuse: i principali alimenti (uova, pesce, pomodoro, cioccolato) risultano allergizzanti nelle persone geneticamente predisposte, che manifestano, dopo il loro consumo, sia forma gastroenteriche sia reazioni cutanee anche imponenti. Ma anche gli ibridi ottenuti con tecniche convenzionali possono contenere nuove proteine allergizzanti.
Stimolati da queste segnalazioni negative, i biotecnologi hanno realizzato, con successo, la produzione di alcuni prodotti vegetali (riso), privati geneticamente delle proteine allergizzanti, mediante il blocco dello specifico gene codificante (tecnica dell’anti-senso, o delezione del gene specifico). Le ricerche sono ora orientate a modificare questi alimenti naturalmente allergizzanti, in modo da renderli innocui anche per i soggetti geneticamente predisposti a manifestare patologia, nonostante alcuni rischi, paventati ma mai rilevati:
1. l’eventuale trasmissione dell’antibiotico-resistenza dai cereali modificati geneticamente ai batteri della flora microbica intestinale dei consumatori (animali o uomini): il DNA ingerito viene degradato nello stomaco e nell’intestino in pochi secondi;
2. la tossina b.t. (biotossina), sostanza prodotta dalle piante transgeniche capaci di autodifendersi dagli insetti, non rappresenta un rischio per il consumatore, come dimostrato dal suo uso per oltre 40 anni in agricoltura come insetticida per proteggere i raccolti (usato anche nell’agricoltura biologica) e nella eradicazione delle malattie infettive trasmesse dagli insetti (malaria, malattia del sonno, malattie virali mortali). Infatti non è mai stato segnalato alcun fenomeno negativo, in quanto la tossina b.t. è altamente specifica solo per gli insetti nocivi, mentre è innocua per l’uomo, per gli animali e persino per gli insetti non nocivi;
3. i fattori genetici dell’alimento transgenico non possono passare ai consumatori, perché non ci può essere passaggio di DNA da una specie all’altra: gli insetti si cibano di vegetali, i ruminanti mangiano vegetali, i carnivori mangiano ruminanti, ma il DNA ingerito non conferisce nuove caratteristiche. Per esempio una cellula di mela o di altro frutto contiene da 20 mila a 80 mila geni e porzioni di DNA a funzione ancora sconosciuta: quindi quando si mangia una mela si ingeriscono miliardi di geni, e se fosse possibile un trasferimento di geni con l’alimento, animali e uomini avrebbero già sviluppato caratteristiche tipiche dei vegetali.

Ecco invece alcune produzioni geneticamente modificate che presentano indubbie caratteristiche positive:
1. frutta e ortaggi che resistono alle avverse condizioni atmosferiche (siccità o gelo), che ne limitano o ne impediscono la coltivazione nelle zone più povere del nostro pianeta
2. cereali che si autodifendono dagli insetti e dai funghi nocivi, che quindi non vengono trattati con pesticidi chimici e sono esenti da atlatossine fingine (cancerogene).
3. Cereali e ortaggi resistenti alle malattie virali
4. Riso che conserva la vitamina A anche dopo la brillatura
5. Pomodori resistenti alla marcescenza
6. Pomodori contenenti licopene, nuovo antiossidante contro i radicali liberi
7. Caffè decaffeinato senza trattamenti chimici
8. Meloni dietetici contenenti mopellina al posto del saccarosio
9. Cereali che inattivano le aflatossine fungine
10. Nuova varietà di riso ad alta produttività e priva di potere allergizzante
11. Cereali ad alto potere nutritivo

È comunque comprensibile che nessun consumatore accetti con consapevolezza rischi nel proprio piatto. Purtroppo, il percorso decisionale è più legato a fattori emotivi che non razionali per la scarsa conoscenza di questi argomenti e per la cattiva informazione spesso fornita dai mass media. Come ha scritto Tullio Regge su “Le Scienze”,“la fantascienza è arrivata, ma il peggio deve ancora avvenire, se l’immobilismo continua ad essere considerato una virtù”. È necessario quindi combattere l’analfabetismo scientifico e offrire al cittadino la corretta informazione sulle biotecnologie in modo che possa valutare in modo autonomo benefici e rischi. Se non si opera in questo senso si rischia o una adesione acritica all’innovazione tecnologica, o, peggio, si cavalca l’antiscienza con negazione apocalittica. La richiesta di una moratoria di 10 anni, non solo per la commercializzazione, ma anche per la sperimentazione di cereali, frutta e ortaggi, geneticamente modificati, impedirà di fatto quelle ricerche utili per fugare o confermare i dubbi e le preoccupazioni sui cibi transgenici. In ambito scientifico 10 anni costituiscono una “era geologica”. Operando in questo modo si mette al bando la scienza e con essa ogni possibilità di scelta per il consumatore.
TORNA INDIETRO