domenica, 30 giugno 2024
Medinews
13 Marzo 2001

LE ALTRE MALATTIE RESPIRATORIE PIU’ COMUNI

La permanenza in luoghi chiusi ed affollati (autobus, cinema, discoteche, …) costituisce la causa più comune per contrarre la malattia. Da un punto di vista clinico c’è una breve pre-incubazione (24-48 ore), secrezione nasale abbondante, prima acquosa, poi viscosa talora purulenta, sensazione di malessere generale e stordimento. E’ associata in alcuni casi a tosse, sinusite e otite, quest’ultima specialmente nei bambini. La durata della fase acuta è di circa 4-5 giorni e, se non vi sono complicanze batteriche, non necessita di terapia antibiotica.

Influenza
E’ una malattia tra le più diffuse al mondo, con una storia naturale tendenzialmente benigna (che può comunque complicarsi sino a divenire mortale: in Italia si calcola che ogni anno muoiano circa 5.000 persone) ed è la responsabile della maggiore perdita di ore lavorative e scolastiche annuali. L’influenza è una malattia ad alto costo sociale. Mediamente ogni caso di influenza in un soggetto normale attivo costa circa 650 mila lire di cui il 90% a carico di costi indiretti (perdita di giornate lavorative, ecc. ) solo il 10% a carico di costi diretti (spese inerenti al medico e ai farmaci). Ogni caso di influenza nei pazienti a rischio costa 100 mila lire in più.
E’ causata da un piccolo virus, appartenente alla famiglia delle Orthomixoviridae, di cui sono conosciute alcune varianti, che sono alla base delle varie epidemie e vengono studiate e seguite, durante l’arco dell’anno, da molti paesi per la preparazione del vaccino antiinfluenzale. L’influenza si contrae per via aerea, ovvero per inalazione di secrezioni infette espulse con la tosse o con lo starnuto. Il virus si moltiplica in breve tempo (periodo di incubazione 1-2 giorni) e, in base ai distretti colpiti, può dare origine a vari quadri clinici: se viene coinvolta la mucosa rinofaringea si hanno mal di gola, disfonia, rinorrea …; a livello tracheo-bronchiale si possono avere tracheite, tosse, bronchite, broncopolmonite …; in casi di estrema gravità può essere colpito il sistema nervoso centrale e dar luogo a meningite o meningoencefalite. E’ comunque una malattia a prevalenza stagionale, più comune nei mesi invernali e all’inizio della primavera. Sintomo comune è la febbre che può raggiungere valori talvolta molto elevati (40°C) e che può accompagnarsi a dolori ossei e muscolari diffusi, cefalea e malessere generale. Non vi è una terapia specifica per l’infezione da virus influenzale; è però buona norma attuare la vaccinoprofilassi antiinfluenzale utilizzando ogni anno il vaccino in commercio appositamente studiato per tenere sotto controllo l’epidemia in corso. In caso di complicanze è buona norma attuare una adeguata terapia di supporto. La vaccinoterapia antiinfluenzale non è d’obbligo, però sarebbe opportuno che venisse effettuata da particolari classi di individui come chi è affetto da malattie dell’apparato respiratorio, i cardiopatici, il personale addetto alle comunità, gli studenti, i militari e tutti coloro che vengono a contatto con più persone potenzialmente affette dall’influenza. Il vaccino si dimostra efficace in senso protettivo nel 70% dei casi.

Bronchite cronica
E’ una malattia ostruttiva del polmone caratterizzata da un aumento delle secrezioni bronchiali causate da una condizione di irritazione cronica dell’albero respiratorio. Si sviluppa in età adulta, prevalentemente intorno ai 40 anni, e colpisce maggiormente gli uomini. E’ fortemente legata all’abitudine del fumo di sigaretta (il 70% dei casi è in fumatori di più di 20 sigarette al giorno). Un altro fattore causa di insorgenza di bronchite cronica è l’inquinamento atmosferico. Alcune ricerche hanno infatti evidenziato come gli abitanti delle zone rurali siano meno colpiti dalla malattia degli abitanti delle aree urbane: imputata maggiore sembra sia l’anidride solforosa presente nei gas di scarico delle automobili. I pazienti affetti da bronchite cronica presentano un edema variabile della mucosa bronchiale che determina alterazioni di particolari cellule che rivestono l’albero respiratorio. Nelle persone sane queste cellule presentano delle ciglia vibratili che sono in grado di spazzare via il muco e di tenere sempre pulito l’albero respiratorio: questo non accade nei fumatori e in chi è affetto da bronchite cronica, che spesso presentano spasmo della muscolatura liscia bronchiale con conseguente broncospasmo, tosse e dispnea.
I malati di bronchite cronica presentano una notevole propensione alle infezioni respiratorie: il ristagno di secrezioni bronchiali non rimosse adeguatamente e i prodotti catramosi inalati col fumo determinano infatti un ottimo terreno per la crescita di numerosi agenti patogeni. Il quadro clinico consiste in tosse con espettorato abbondante al risveglio, quando cioè vengono eliminate le secrezioni accumulatesi nelle ore notturne. E’ pressoché costante la cosiddetta “tosse del fumatore” alla quale il paziente tende ad assuefarsi rapidamente. Le complicanze infettive si manifestano nei mesi invernali con esacerbazione della tosse e notevole aumento dell’espattorato. In questi casi è opportuna una terapia antibiotica mirata e di supporto. L’evoluzione naturale della malattia è rappresentata dall’enfisema polmonare (accade in quasi l’80% dei soggetti affetti da bronchite cronica).

Enfisema polmonare
E’ una condizione patologica caratterizzata dalla presenza di aria in quantità maggiore in rapporto al materiale solido che costituisce il parenchima dell’organo. Comunemente l’enfisema è la conseguenza della distruzione più o meno estesa delle strutture fibrose, collagene ed elastiche, che formano la matrice dell’organo, da parte di enzimi proteolitici, con conseguente riduzione dell’elasticità polmonare e del mantenimento di uno stato di iperdistensione polmonare (enfisema cronico ostruttivo) . Esistono, da un punto di vista anatomo-clinico, altri tipi di enfisema: l‘enfisema vicariante che si manifesta in persone che hanno perso l’uso di un polmone, lo “rimpiazzano” con quello controlaterale; l’enfisema senile caratterizzato da una fisiologica atrofia delle strutture polmonari con aumento relativo della quota di aria; l‘enfisema acuto che può aversi durante una grave crisi asmatica, dovuto ad una iperdistensione acuta delle strutture alveolari. Gli enzimi proteolitici responsabili del danneggiamento delle strutture parenchimali sono sempre in equilibrio con altre sostanze, le cosiddette antiproteasi endogene (alfa 1 antitripsina), ed è proprio quando il normale rapporto viene alterato a favore delle proteasi, che si determina il quadro di enfisema polmonare. Sono inoltre coinvolte nel determinismo della patologia altre cellule, (macrofagi alveolari e granulociti neutrofili) grandi produttori di enzimi proteolitici. Anche per l’enfisema, il fumo di sigaretta, si può considerare il maggiore responsabile del fenomeno di distruzione delle strutture collagene attraverso una serie di meccanismi che conducono allo squilibrio del rapporto elastasi-anelastasi. Infatti è stato osservato che nel Broncolavaggio Alveolare (BAL) dei fumatori, oggi eseguibile facilmente anche ambulatorialmente, vi è un numero più elevato di granulociti neutrofili e di macrofagi alveolari con inattivazione dell’anelastasi, rispetto ai non fumatori. Per questi pazienti le complicanze infettive sono le più temibili, maggiormente per coloro che sono in ossigenoterapia; la tosse, l’ipersecrezione di muco, l’aumento della dispnea, può aggravare una ipossiemia già presente ed in alcuni casi portare a grave ipercapnia.
Il difetto fondamentale del polmone enfisematoso, è la riduzione della capacità del ritorno elastico, gli alveoli tendono a restare iperdistesi, vi è la distruzione di buona parte della struttura alveolare al punto che si determina una riduzione della suprerficie di scambio tra sangue ed aria alveolare, con conseguente riduzione della quota di ossigeno nel sangue (ipossiemia) ed in alcuni casi aumento della quota di anidride carbonica (ipercapnia). Grossolanamente possiamo dividere i pazienti enfisematosi in due categorie: i “Pink Puffer” (tipo1) ed i “Blue-bloated” (tipo2). Circa l’80% dei pazienti affetti da bronchite cronica vanno incontro a trasformazione enfisematosa (tipo 2), il loro quadro clinico sarà caratterizzato da cianosi, compromissione cardiaca destra congestione degli ili polmonari.

Bronchiectasie
Si definisce con questo termine una alterazione della morfologia dei bronchi che provoca una dilatazione cronica della parete bronchiale. Le manifestazioni cliniche sono dovute alla sovrapposizione di processi infettivi o alla insorgenza di fenomeni di sanguinamento. Ciò che determina la distruzione della parete bronchiale è l’azione di alcune cellule infiammatorie (in particolare i granulociti neutrofili) che riescono a danneggiare le strutture grazie alla secrezione di enzimi proteolitici. Successivamente l’alterazione della forma della parete bronchiale determina un ristagno cronico delle secrezioni che predispongono allo sviluppo di infezioni bronchiali ricorrenti. Inoltre, nei pazienti affetti da bronchiectasie sono spesso compromesse le difese immmunitarie in quanto si verifica la carenza di una o più classi di immunoglobuline. Particolare rilievo ha il deficit di Ig A che è facilmente associato a complicanze infettive bronco-polmonari. Il ristagno delle secrezioni compromette anche il normale movimento delle cellule ciliate presenti all’interno dei bronchi (alterazione della clearance muco-ciliare). Una grave malattia associata a bronchiectasie è la mucoviscidosi o fibrosi cistica. Questa malattia consiste nella alterazione qualitativa di tutte le secrezioni esocrine dell’organismo, che diventano particolarmente viscose con gravi conseguenze; può interessare altri organi quali il fegato, i seni paranasali, il pancreas, l’intestino, le ghiandole salivari e sudoripare, i tubuli seminiferi. Clinicamente il paziente affetto da bronchectasie presenta tosse che ha carattere cronico e produttivo, con emissione di escreato muco-purulento in grande quantità, maggiormente al mattino. E’ assai comune l’insorgenza di complicanze settiche quali bronchiti, broncopolmoniti recidivanti o emorragie causate dalla rottura di vasi arteriosi dilatati nel contesto del bronco alterato. La terapia si giova di cicli di antibiotici e FKT (fisiokinesi terapia) con drenaggi posturali. Se tuttavia non si verifica un miglioramento dopo terapia medica, sarà opportuno prendere in considerazione la terapia chirurgica che consiste nella asportazione del segmento polmonare interessato dal processo patologico.
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