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Medinews
6 Aprile 2001

IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

Quando questi comportamenti diventano tali da generare un alto grado di sofferenza psicologica o interferiscono con le amicizie, gli affetti o con il lavoro si parla di Disturbo Ossessivo Compulsivo.

LE OSSESSIONI
Il termine ossessione indica un’idea, un pensiero, una parola, un ricordo, un sentimento, un impulso o un’immagine che si intromette nella mente di una persona rimanendovi a lungo senza poter essere allontanata.
Chi ha delle ossessioni le riconosce come idee proprie, come il prodotto della propria mente anche quando le considera lontanissime dal suo modo di pensare e di comportarsi. Chi ha delle idee ossessive le respinge e tenta di resistere loro, ma non riesce a liberarsi di queste idee se non in parte o per brevi periodi.
Le ossessioni sono sempre accompagnate da un certo livello di stress che nasce dal fatto che spesso tali idee sono assurde e incomprensibili, a volte ripugnanti. La persona che le subisce è impegnata in una lotta vana e sfibrante per liberarsene e non riesce a pensare ad altro. Le ossessioni non se ne vanno e la continua presenza di queste idee compromette la capacità di prestare attenzione, di concentrarsi, di pensare e, quindi, di lavorare e vivere serenamente.

· Le ossessioni di contaminazione
Paura dello sporco e dei batteri. Paura di ammalarsi e di essere contaminati. Paura di contaminare gli altri. Paura o disgusto nei confronti di rifiuti.

· Le ossessioni di simmetria e ordine
Dubbi ossessivi su come fare una cosa o dove passare per andare in un posto. Bisogno di ricordare continuamente una frase, poesia, canzone, parola o altro. Immagini, suoni, parole, musica che vengono in mente e non se ne vanno più via.

· Le ossessioni di aggressività
Paura di far del male ad altre persone. Paura di far del male a se stessi. Paura di dire oscenità o insulti. Paura di aver causato qualche disgrazia.

· Le ossessioni sessuali e religiose
Paura di impulsi sessuali proibiti, perversi o violenti. Paura di impulsi sessuali nei confronti di bambini. Paura di impulsi di tipo omosessuale. Impulso al sacrilegio e a comportamenti blasfemi. Eccessiva preoccupazione riguardo a problemi morali o religiosi.

LE COMPULSIONI
Le compulsioni sono comportamenti o atti mentali:
· che una persona ripete molte volte di seguito (ripetitivi),
· rendendosi conto di quello che fa (intenzionali) ,
· che hanno un significato preciso (finalizzati).

Anche le compulsioni, come le ossessioni, fanno parte della vita di tutti: ogni persona ha dei comportamenti ritualistici (seguire certi percorsi stradali invece di altri, vestirsi in un certo modo in certe occasioni, pensare che alcune cose porteranno sfortuna, etc.).
Le compulsioni devono essere, invece, considerate sintomi, quando provocano marcata sofferenza psicologica alla persona o quando ne limitano il mondo degli affetti e del lavoro. Le compulsioni sono spesso, ma non sempre, messe m atto in risposta ad una ossessione. Molti atti di tipo ritualistico possono essere correlati con il Disturbo Ossessivo Compulsivo: gioco d’azzardo, staccarsi i capelli, imbarazzo per parti del proprio corpo considerate brutte, tic, mangiare compulsivo. Le compulsioni sono ripetute numerose volte: la persona si sente internamente obbligata a seguire un certo rituale, si rende conto che la spinta viene da dentro di se’ ma non può farne a meno.

· Le compulsioni di lavaggio e pulizia
Lavarsi e disinfettarsi ripetutamente le mani o parti del corpo, vestiti, oggetti, etc. Evitare scrupolosamente contatti con possibili fonti di contaminazione.

· Le compulsioni di controllo
Controllare la chiusura di serrature, porte, finestre, etc.
Controllare che sia spento l’impianto a gas, le luci, etc.
Controllare la posizione di oggetti familiari .

· Le compulsioni di ripetizione
Rileggere o riscrivere continuamente.
Ripetere parole o frasi.
Fare movimenti con significato magico.
Fare movimenti motori finalizzati senza significato (toccare, battere le dita, etc.).


· Le compulsioni di ordine e raccolta
Rimettere a posto continuamente le cose, non accettando un ordine diverso.
Ordinare oggetti secondo regole prefissate o sequenze fisse.
Raccogliere continuamente oggetti senza significato, senza mai buttarli via.


QUELLO CHE SI DEVE SAPERE . . .

Quando iniziano i sintomi?
L’inizio del disturbo Ossessivo-Compulsivo è, di solito, in età giovanile, in alcuni casi nell’adolescenza e nell’infanzia. I primi sintomi si manifestano nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni (il 15% ha esordio intorno ai 10 anni) e in bassissima percentuale dopo i 40 anni.

Come si manifestano i primi sintomi?
Nella maggior parte dei casi le persone non ricordano con esattezza quando sono comparsi i primi sintomi ossessivo-compulsivi: questi, infatti, si manifestano generalmente in modo insidioso, graduale, causando inizialmente solo una modesta sofferenza, aggravandosi progressivamente. In genere accentuano azioni ripetitive che esistevano già precedentemente all’esordio del sintomo. In alcuni casi le persone sono in grado di riferire con precisione il momento dell’inizio dei sintomi: in questi più rari casi il disturbo esordisce in modo improvviso, spesso legato ad un evento stressante che lo precede.

Come va a finire il disturbo?
Se il Disturbo Ossessivo-Compulsivo non viene curato si possono delineare quattro tipi di decorso.
§ Decorso episodico: i sintomi sono presenti solo in alcuni periodi della vita di una persona: ci può essere anche un solo episodio in tutta una vita, o più di uno.
§ Decorso cronico fluttuante: i sintomi sono molto incostanti nel tempo, con miglioramenti e peggioramenti, ma non scompaiono mai del tutto.
§ Decorso cronico stabile: i sintomi si manifestano gradualmente ma, poi, rimangono stabili nel tempo.
§ Decorso cronico ingravescente: è il più grave; generalmente i sintomi iniziano in modo graduale, poi, ci sono periodi di peggioramento e periodi di stabilità, seguiti, poi, da nuovi peggioramenti.

Quanto è comune il disturbo?
La prevalenza nell’intera durata della vita è pari al 2-3%. Questo significa che in Italia ci sono più di un milione di persone che soffrono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo e più di diecimila in una città come Firenze.

E’ possibile curarlo?
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo si può curare con buoni risultati: in alcune persone si può ottenere una guarigione completa; nella maggior parte dei casi si ottiene una diminuizione dei sintomi di vano grado e un miglioramento della qualità della vita. Gli strumenti a disposizione sono i farmaci e la psicoterapia.

I farmaci
Oggi esistono molti farmaci antiossessivi. È conosciuta da tempo l’efficacia della clomipramina anche nella terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo oltre che in quella della Depressione. Negli ultimi anni si sono dimostrati efficaci nella terapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo anche altri farmaci antidepressivi più nuovi e maneggevoli come la fluvoxamina, la fluoxetina, la sertralina, la paroxetina, la venlafaxina e il citalopram.
Un farmaco deve essere preso per molto tempo prima di essere cambiato perché inefficace; la risposta farmacologica, infatti, può farsi aspettare anche 2-3 mesi. Il farmaco può essere assunto fino ad 1 anno di tempo per evitare ricadute anche se ogni singolo caso è diverso dagli altri e la valutazione dovrà essere fatta con il proprio medico specialista.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale
Interventi Cognitivo-Comportamentali come quelli di esposizione e prevenzione della risposta sono efficaci nel caso di comportamenti di evitamento per paure ossessive con conseguenti rituali compulsivi (ad esempio la paura dello sporco e di essere contaminati con i conseguenti lavaggi ripetuti). La persona impara ad esporsi alla situazione che teme e a fronteggiare il disagio; si allena gradualmente a entrare in contatto con il pensiero e con il comportamento e con le proprie paure e impara che i pericoli previsti non sono mai così come vengono immaginati prima dell’esposizione. L’intervento Cognitivo è diretto al modo personale di vedere il mondo e alle convinzioni irrazionali che ne derivano. Le caratteristiche di personalità che provengono dalle esperienze familiari e relazionali possono facilitare lo scompenso ossessivo. L’obbiettivo è favorire un cambiamento di caratteristiche di personalità e, quindi, anche un miglioramento dei sintomi che duri nel tempo.
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