EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE REUMATICHE
L’artrosi costituisce una delle malattie più frequenti nella popolazione e probabilmente la più comune fra le affezioni croniche. Sebbene sia senza dubbio malattia molto antica, forse la più antica della storia, non è stato finora possibile calcolare se la sua incidenza sia aumentata con il tempo. Ciò è dovuto alla difficoltà di comparare affezioni o forme spesso definite o classificate con criteri diversi, complice anche l’estrema eterogeneità di questa malattia. In ogni modo, numerose ricerche epidemiologiche hanno chiaramente dimostrato uno stretto rapporto fra l’artrosi e l’età. Non è pertanto difficile prevedere che la notevole velocità con cui la popolazione invecchia, soprattutto nel nostro Paese, avrà importanti ripercussioni sull’incidenza di questa malattia nella popolazione, se non si porranno adeguati rimedi.
Se si ammette che l’artrosi non corrisponde dal punto di vista fisiopatologico alla senescenza, l’età rappresenta più probabilmente l’effetto della durata nel tempo dell’esposizione ai vari fattori di rischio, alcuni dei quali sono “modificabili”. Per cui, se riusciamo a prevenire o a ridurre l’importanza di alcuni fra questi fattori, quali ad es. l’obesità e certe attività occupazionali, lo sviluppo dell’artrosi potrà essere ritardato o addirittura evitato.
La precarietà dell’associazione artrosi-invecchiamento si ricava anche dalla constatazione che non tutti gli anziani soffrono di disturbi legati all’artrosi e che la curva di prevalenza dell’artrosi del ginocchio aumenta linearmente fra i 50 ed i 70 anni, mentre dopo quest’età si arresta. Si calcola inoltre che a 70 anni la frequenza dell’artrosi secondo la localizzazione è del 40% per le interfalangee distali, del 15% per le interfalangee prossimali, del 30% per la trapezio-metacarpale, dal 30 al 40% per le ginocchia e del 10% per le anche.