SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. ALESSANDRO MUGELLI
Il meccanismo di questa azione antiaritmica non è chiaramente definito, ma sono noti i risultati di una serie di studi sperimentali che concordemente indicano che gli Omega 3 sono in grado di modificare quelle proprietà elettriche che contribuiscono all’insorgenza di aritmie. In modelli animali internazionalmente riconosciuti come predittivi della morte improvvisa post-infartuale nell’uomo, gli Omega 3 (somministrati solo per questo studio in una formulazione endovenosa), ma non altri acidi grassi, sono in grado di dare un marcato effetto di protezione I dati in vitro dimostrano che la molecola è in grado di modulare la funzionalità di numerosi canali ionici, che sono ritenuti importanti per la comparsa di quelle alterazioni elettrofisiologiche cellulari che possono predisporre un cuore, che ha già ricevuto un insulto ischemico, alla successiva comparsa di aritmie.
Un secondo meccanismo d’azione che potrebbe contribuire a spiegare l’effetto antiaritmico degli Omega 3 è la loro modulazione positiva della bilancia neurovegetativa simpato-vagale. Le evidenze a nostra disposizione sono al momento indirette, ma concordanti con le numerose dimostrazioni sperimentali e cliniche che uno spostamento della bilancia simpato-vagale verso la modulazione vagale del cuore diminuisce la suscettibilità nei confronti delle aritmie cardiache e della morte improvvisa.
Gli acidi grassi poliinsturi Omega 3, oltre all’azione antiaritmica, manifestano con diversi meccanismi altri effetti cardiovascolari, tra i quali un effetto ipotrigliceridemizzante.
E’ perciò fondata l’ipotesi che l’apporto giornaliero di un grammo di Omega 3, quello somministrato ai pazienti dello studio GISSI Prevenzione, possa significativamente ridurre la mortalità improvvisa anche nelle persone che non hanno mai avuto un infarto ma che sono particolarmente a rischio.