domenica, 30 giugno 2024
Medinews
18 Dicembre 2001

OSTEOPOROSI, IL TARLO SILENZIOSO PUO’ ESSERE SCONFITTO APPELLO AL MINISTRO: “CURE GRATIS PER TUTTI I MALATI”

Le Associazioni dei pazienti chiedono la revisione della nota 79 della Cuf
che riconosce farmaci gratuiti solo a chi ha già subito fratture invalidanti

“Una frattura femorale o vertebrale – afferma il prof. Sergio Ortolani, presidente della LIOS (Lega Italiana Osteoporosi) – oltre ad essere sempre invalidante, in molti casi è addirittura fatale. Noi rifiutiamo questo criterio di rimborsabilità definito di prevenzione secondaria perché esistono i mezzi diagnostici che ci consentono di riconoscere l’alto rischio di fratture anche prima che queste si verifichino. In questo modo si potrebbe intervenire in fase precoce evitando un numero molto più alto di fratture, di ospedalizzazioni, di interventi e riducendo in concreto le spese, la sofferenza e l’invalidità di migliaia di persone.”
“In Italia i danni e i costi provocati dall’osteoporosi in termini di dolori, fratture, invalidità, lungodegenza, mortalità – afferma il prof. Francesco Bove, presidente dell’AILA (Associazione Italiana per la Lotta all’Artrosi e all’Osteoporosi) – sono in continuo aumento, così come in tutte le società industrializzate, USA in testa, dove si calcola che con l’invecchiamento della popolazione 10.000 miliardi annui siano una cifra insufficiente a coprire i danni della malattia. E il nostro diventerà presto il Paese più vecchio del mondo, se, secondo le previsioni Istat, nel 2010 2 italiani su 10 saranno “over 65”. Ma oltre ai costi – prosegue Bove – come medico devo pensare innanzitutto al disagio personale di chi soffre, alle famiglie dei pazienti che ancora hanno la fortuna di averle, visto che anche le donne ultrasessantacinquenni saranno in maggioranza a costituire nuclei di una sola persona”.
“L’intervento del Ministero – continua il prof. Ortolani – si deve sviluppare in due fasi: da una parte deve prevedere l’accesso gratuito alla terapia non solo per le persone che già portano i segni indelebili della malattia, ma anche per coloro che vivono una condizione di alto rischio, dall’altra deve intervenire a livello di prevenzione con campagne di sensibilizzazione mirate per far conoscere a tutti la gravità e l’entità del fenomeno che interessa almeno il 25% delle donne oltre i 50 anni e moltissime altre persone, a rischio per uno stile di vita inadeguato o per l’uso di determinati farmaci”.
A quella dei clinici si unisce la voce di una delle più autorevoli associazioni femminili, Donneuropee Federcasalinghe che da quasi un decennio è impegnata concretamente sul fronte della tutela della salute delle donne e sulla prevenzione dell’osteoporosi. “Ogni anno – spiega la presidente Federica Rossi Gasparrini – organizziamo la giornata mondiale contro l’osteoporosi. Tuttavia diffondere il concetto di prevenzione può essere efficace nei confronti delle donne più giovani che, seguendo uno stile di vita salutare per le ossa, possono cautelarsi dell’essere colpite da questa malattia. Ma le donne già ammalate a rischio di fratture, perché non possono avere riconosciuto il diritto di curarsi? Nel 1986 abbiamo ottenuto dopo incontri con la Cuf, l’attuale norma che prevede la gratuità dei farmaci per le donne che abbiano già subito fratture. È stato un primo passaggio importante: ma va migliorato. Per questo abbiamo avviato una raccolta di firme per dichiarare l’osteoporosi ‘malattia sociale’. La sottoscrizione di questa lettera inviata al ministro per l’abolizione della nota 79 ci è parsa come un dovere nei confronti dei milioni di donne – ma anche di uomini – che a causa di questa malattia vivono una vita a metà”.
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