domenica, 30 giugno 2024
Medinews
13 Giugno 2001

SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. LUCIO ROVATI

L’attuale terminologia, proposta dall’OARSI (Osteoarthritis Research Society International) e accettata dalla European Drug Agency (Emea), sembra preferibile e li classifica come Symptom Modifying Drugs specifici, cioè farmaci in grado di modificare selettivamente i sintomi della malattia. Per uno solo di questi composti – quello che ha soddisfatto i requisiti richiesti dalle sperimentazioni cliniche, la glucosamina solfato – si è giunti alla definizione di Structure Modifying Drug, cioè farmaco in grado di modificare la progressione del danno delle strutture articolari, e quindi della malattia, nell’osteoartrosi.
Le attuali raccomandazioni europee dell’Eular per la gestione dell’artrosi assegnano in generale a questi farmaci la categoria 1B della cosiddetta “medicina basata sull’evidenza” e relativa all’efficacia sui sintomi della malattia osservati dopo sperimentazioni controllate e randomizzate. Ad uno solo di questi composti, glucosamina solfato, recenti pubblicazioni hanno consentito di raggiungere la categoria superiore (1A), cioè il livello più alto della medicina basata sull’evidenza, quello cioè determinato dai risultati di metanalisi di diversi trial clinici controllati e randomizzati.
Sono state recentemente pubblicate due metanalisi a supporto di questa tesi. Benché la prima di queste due ricerche sia stata limitata a soli sei studi clinici, l’efficacia e la sicurezza di glucosamina solfato nel trattamento dei sintomi dell’osteoartrosi erano già riconosciuti in modo molto convincente. Un ulteriore, prestigioso riconoscimento dell’efficacia di glucosamina solfato viene dalla recentissima pubblicazione dell’analisi di 16 studi clinici (per un totale di 2029 pazienti) in una Cochrane Review. Prima di tutto la pubblicazione ha concluso che la qualità degli studi clinici condotti con glucosamina solfato è perlomeno tanto efficace quanto (se non migliore di) quella degli studi condotti con i Fans. Dal punto di vista dell’efficacia, la Review documenta come il farmaco manifesti un effetto elevato sui sintomi della malattia rispetto al placebo, addirittura suggerendo che l’efficacia possa essere anche superiore a quella dei fans, come superiore alla stessa classe di farmaci è risultato il profilo di sicurezza.
Gli studi controllati e randomizzati hanno in effetti evidenziato un miglioramento significativo del sintomo dolore e della funzionalità articolare rispetto al placebo entro le prime 2 o 3 settimane di trattamento, di entità simile a quello che normalmente si ottiene con i Fans.
Un miglioramento di intensità superiore nel breve periodo è stato inoltre osservato combinando glucosamina solfato con Fans.
Dopo tale breve periodo di poche settimane, il miglioramento ottenuto con il solo utilizzo dei Fans tende ad aumentare molto poco, mentre i benefici ottenuti con l’utilizzo di glucosamina solfato tendono a crescere in modo lineare fino al completamento di un trattamento standard di 12 settimane. Inoltre, alla sospensione del farmaco, dopo 3 mesi, il miglioramento ottenuto con glucosamina solfato è risultato perdurare (fino ad almeno due mesi) mentre il beneficio inferiore ottenuto con i soli fans tende a perdersi rapidamente alla sospensione del farmaco.
Infine, la sicurezza di glucosamina solfato non è diversa da quella del placebo ed è significativamente migliore rispetto a quella dei Fans convenzionali.
Il paragone indiretto con sperimentazioni di altre molecole come condroitin solfato, diacereina e acido ialuronico intrarticolare indica che il miglioramento con glucosamina solfato è più veloce, ha un effetto migliore, più duraturo e con una maggiore sicurezza.
I pazienti adatti per il trattamento con glucosamina solfato sono stati ben descritti e nuovi dati confermano il favorevole rapporto costi-benefici del farmaco in termini farmacoeconomici. In generale, si può affermare che qualsiasi paziente con i sintomi di artrosi può beneficiare del trattamento sia a breve che a lungo termine con glucosamina solfato. Per contro gli studi del prof. Reginster sulla progressione della malattia nel lungo termine, indicano, come ci si poteva attendere, che i pazienti trattati a uno stadio abbastanza precoce della malattia hanno ottenuto benefici superiori. Se si tratta con glucosamina solfato chi è già molto compromesso – e ha perso in parte o tutta la cartilagine, quindi gran parte della struttura articolare – è possibile limitare il danno, ma la compromissione è già importante. Per questo sembra indicato, anche sulla base degli studi sull’efficacia nel lungo termine (3 anni) ottenuti da Reginster e dal presidente di questo congresso, Karel Pavelka, trattare precocemente e a lungo termine con glucosamina solfato i pazienti con artrosi.
Anche se non esistono ancora dati di questo tipo, infatti, i risultati a tre anni sono indicativi di un beneficio nel lunghissimo termine (10-15 anni). Questo potrà condurre sicuramente ad un miglioramento della qualità di vita del paziente, a un beneficio sui sintomi, ma probabilmente servirà anche a ritardare interventi importanti quali la sostituzione protesica dell’articolazione.
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