giovedì, 18 luglio 2024
Medinews
17 Aprile 2002

SINTESI DELL’INTERVENTO DELLA DR.SSA ALESSANDRA GRAZIOTTIN

La conseguenza della non conoscenza della differenza tra vulva e vagina si ripercuote anche quando parliamo di igiene, dobbiamo perciò distinguere tra “igiene dell’ecosistema vaginale” e “igiene dell’ecosistema vulvare”, dalle caratteristiche molto diverse.

Ecosistemi interni. In questi abbiamo il bacillo di Döderlein, in realtà, almeno 18 ceppi, i quali danno una fermentazione del glicogeno (uno zucchero complesso) che abbassano il pH, praticamente dalla prima mestruazione all’ultima, cambiando drasticamente l’ecosistema vaginale. Per semplificare ricorro spesso all’esempio dell’ortensia: a seconda del pH del terreno produce fiori blu o rosa. Lo stesso avviene per gli ecosistemi: a seconda del livello di pH, cioè del grado di acidità, aumentano ad esempio i lattobacilli oppure aumentano popolazioni come la gardnerella, l’ureaplasma o il micoplasma, presenti normalmente ma in modo minoritario. Quando si alza il pH questi germi aumentano creando dei problemi. Possiamo quindi avere vaginiti nella bambina che non hanno niente a che vedere con la sessualità, ma sono dovute ad alterazioni del pH. Si verifica frequentemente quando la bambina è stitica, perché avviene una alterazione dell’ecosistema del colon che io chiamo il “mandante occulto” dei problemi della vagina e della vescica.

Ecosistemi esterni. Hanno una regolazione molto più stretta ma anche qui sono presenti miliardi di batteri. Come gli ecosistemi cutanei tendono ad essere abbastanza stabili: per questo la correzione degli ecosistemi è molto difficile, un sistema di omeostasi tende a riportarli alla popolazione originaria.
Un concetto importantissimo è che non ci si deve lavare troppo e in modo aggressivo: la nostra cute è protetta dalle secrezioni sebacee che costituiscono un vero e proprio film che copre gli epiteli, in particolare a livello della zona genitale.
Un lavaggio troppo aggressivo, troppo frequente o con detergenti molto forti, priva la cute di questa sua protezione naturale, una barriera chimica composta da una serie di acidi grassi e di sebo che proteggono coma una “crema” la cute. E produce un cambiamento anche nella popolazione delle tribù di germi che abitano la pelle.
Questo comporta che la cute, privata di questo film, è più facilmente aggredibile sia dai germi che normalmente ci vivono, sia da una serie di fattori ambientali (ammorbidenti, detersivi, coloranti di scarsa qualità) in grado di penetrare la cute non più protetta da questo “film” causando allergie a livello genitale.

Il pH. Il range del pH della cute non cambia in maniera così drastica come quello vaginale. Quindi dobbiamo distinguere le alterazioni del pH minime nel corso delle varie età della vita e le alterazioni della vulva secondarie alle alterazioni dell’ecosistema vaginale. Questo perché la vagina ha come canale di deflusso la vulva e in particolare il vestibolo vulvare, la mucosa che si trova tra vagina e vulva. Se la donna, come oggi spesso accade, usa troppe barriere (salvaslip, slip, collant, body, jeans stretti) – coprendo eccessivamente la zona genitale – impedisce la normale evaporazione delle secrezioni come avveniva invece nelle nostre nonne. Con il risultato che il secreto vaginale, più o meno acido, che contiene milioni di germi, resta persistentemente a contatto con il vestibolo, creando un pabulum umido che finisce per macerare quella zona dell’entrata, causando irritazioni, arrossamenti, bruciori. Problema maggiore se l’infiammazione si complica con la presenza della candida (causata da trattamenti antibiotici non bilanciati). Ed ecco che a quel punto noi abbiamo alterato sia l’ecosistema vaginale che il vulvare.

Il cattivo odore. Un altro elemento di particolare interesse è il discorso del cattivo odore in donne con igiene normale. Il cattivo odore non ha nulla a che vedere con la vulva, che non va lavata troppo frequentemente, ma è indice di una fermentazione dovuta alla gardnerella, presente normalmente ma che con l’innalzamento del pH prolifera 50 volte di più. In tal caso bisogna abbassare il pH della vagina, che non c’entra con quello della vulva, attraverso una ristabilizzazione del livello estrogenico e la regolarizzazione dell’intestino. Un gruppo a rischio per queste alterazioni e dismicrobismi dell’ecosistema sono le ragazzine in amenorrea: già post puberi sono in realtà senza estrogeni. Se hanno rapporti sessuali si crea una sinergia tra una mucosa meno protetta e un ecosistema alterato, elementi che possono provocare una serie di infezioni banali perché il loro sistema di difesa è impoverito. In questo caso la soluzione è una terapia estrogenica almeno locale per normalizzare l’ecosistema ed eliminare i fattori che favoriscono l’alterazione.

Un periodo di particolare interesse è il puerperio, in cui la donna può avere una serie di perdite fino a 40 giorni e più dopo il parto, e durante l’allattamento, in cui è di nuovo senza estrogeni. Se ha avuto l’episiotomia e episiorrafia, una igiene appropriata è ancora più importante per evitare infezioni secondarie.
In ognuno di questi periodi è necessario mantenere i corretti ecosistemi. Disponiamo oggi di estrogeni molto leggeri, ad azione vaginale locale, che tuttavia consentono di normalizzare il pH della vagina e quindi anche di ridurre le probabilità di infezioni vescicali. I detergenti poco aggressivi con pH fisiologico sono indicati soprattutto a tarda età per la carenza degli ormoni, per cui le secrezioni di sebo si riducono mediamente del 38% già nella post menopausa, aumentando quindi la vulnerabilità dei tessuti.

In conclusione, l’igiene intima deve tenere conto
· delle varie età e situazioni della vita della donna,
· in particolare durante l’adolescenza con i primi rapporti,
· l’adolescenza in amenorrea (senza mestruazioni),
· l’età fertile,
· il puerperio,
· la menopausa,
· l’età senile.
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