domenica, 30 giugno 2024
Medinews
19 Aprile 2002

SPORT E DOPING

Nel secondo dopoguerra lo sport si è trasformato dalla realtà che i nostri nonni conoscevano in un fenomeno che ha portato con sé maggiori implicazioni finanziarie, politiche e sociali, che hanno spesso oscurato il suo ruolo tradizionale come veicolo di valori etici e morali. Per questa ragione il numero di problemi connessi al doping ha continuato a svilupparsi di pari passo al loro impatto sui mass media.

Il mondo dello sport, realizzando i pericoli legati alla crescita di questo fenomeno, ha da sempre cercato con impegno crescente di circoscrivere i suoi effetti negativi e di arginarli ed in tale contesto il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha affrontato il problema impostando criteri di base su cui improntare la lotta contro il doping:
· protezione della salute dell’atleta
· difesa dell’etica medica e sportiva
· pari opportunità per tutti in gara,
definendo, accanto a questi principi fondamentali, una lista di sostanze e metodi proibiti e considerando azione doping qualsiasi azione che infrangesse questi principi e questa lista.

Le prime iniziative internazionali per la lotta al doping sono state intraprese durante i Giochi Olimpici di Grenoble e di Città del Messico nel 1968, con l’adozione della lista del CIO accettata da tutte le Federazioni Internazionali. Le sanzioni erano semplici: gli atleti che risultavano positivi ai test antidoping venivano privati dell’eventuale medaglia ed espulsi dalla manifestazione. Poche regole, ma molto severe.

Oggi la situazione è molto diversa. Uno dei maggiori ostacoli incontrati dalla campagna antidoping riguarda l’armonizzazione delle regole e delle sanzioni. Su raccomandazione del CIO, le Federazioni Internazionali e i Comitati Olimpici Nazionali hanno costituito delle Commissioni Mediche per istituire un regolamento ispirato a quello del CIO. Attualmente il problema dell’armonizzazione delle sanzioni è ancora aperto ed in questo contesto si inserisce l’istituzione, nel 1999, di un’Agenzia Internazionale Indipendente Anti-doping, la WADA (World Anti-doping Agency), con il compito di coordinare i vari programmi necessari a realizzare gli obiettivi comuni a tutte le organizzazioni interessate nella lotta al doping. In tale ambito vanno sottolineati i controlli out-of-competition, la standardizzazione delle tecniche e delle procedure di analisi e di equipaggiamento degli incaricati al controllo, il coordinamento della ricerca e la promozione di idonee campagne educative sulla prevenzione.

Il nuovo presidente del CIO, Jacques Rogge, ha voluto ispirare la propria azione al recupero di valori che sono alla base dello spirito Olimpico e che recentemente sembravano essersi smarriti. Un lavoro attento, per evitare che questi stessi valori siano erosi dagli interessi, dagli egoismi, dal gigantismo e dagli eccessi di ogni tipo che hanno sempre di più minacciato il normale progresso dei Giochi, come è recentemente accaduto alle Olimpiadi di Salt Lake City. La salute degli atleti rappresenta una priorità per il Movimento Olimpico, un punto di partenza che deve essere salvaguardato con ogni mezzo. La ricerca esasperata di nuovi limiti e il conseguente giro di affari legato alle prestazioni degli atleti, rappresentano ormai una quotidiana minaccia per lo sport. E l’atleta sempre più spesso paga con la salute un prezzo altissimo per una folle corsa al record, alla prestazione straordinaria ad ogni costo.

In conclusione, nonostante le divergenze di opinione di alcuni organismi coinvolti nella lotta contro il doping, esiste chiaramente l’intento di operare sulla base di regole comuni, unica chiave prospettica per una risoluzione del problema.
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