domenica, 30 giugno 2024
Medinews
16 Maggio 2002

LA CURA DELL’ARTRITE REUMATOIDE

Questi farmaci definiti DMARD’s (Disease Modifmg AntiRheuxnatic Drugs), cioè farmaci in grado di modificare l’andamento della malattia, si sono affiancati agli altri, più tradizionali e già utilizzati nella cura della malattia, quali l’idrossiclorochina (HCQ), la sulfasalazina (SSZ) e i sali d’oro (SO).
L’atteggiamento terapeutico nei confronti dell’artrite reumatoide è andato quindi modificandosi e, soprattutto in questi ultimi 5 anni, nel tentativo di frenarne la progressione, i medici hanno preferito utilizzare i DMARD’s sempre più precocemente nel corso della malattia, nell’intento di anticipare o quanto meno contrastare il danno articolare. Sono stati impiegati anche in associazione, vere e proprie politerapie combinate, per sfruttare il meccanismo d’azione dei diversi farmaci e aggredire quindi la malattia da più parti.
Nonostante i buoni risultati raggiunti da questa nuova impostazione della terapia, continua ad esserci una considerevole parte di malati che soffrono di forme di artrite reumatoide aggressive che, il più delle volte, rispondono poco o affatto anche a questi schemi di terapia di associazione e nei quali, quindi, la malattia progredisce.
Dei circa 300-350 mila casi di artrite reumatoide, circa 1/4 sono casi gravi, in cui la malattia é aggressiva fino dall’esordio o lo diviene durante il decorso. Di questi almeno 7.000 malati, risultano scarsamente addirittura non rispondenti alla terapia con i DMARL’s in associazione.
Quindi sono ancora molti i pazienti che dopo 5-10 anni dall’esordio della loro malattia presentano, nonostante le terapie, una situazione articolare compromessa con le note ripercussioni dirette e indirette.
Aiuti farmacologici, riabilitativi e di assistenza divengono pertanto indispensabili. In aggiunta, in alcuni casi, per la particolare gravità locale di alcune articolazioni, si rende necessaria una terapia chirurgica, con l’impiego di protesi, che comporta ricoveri ospedalieri lunghi e periodi di riabilitazione.
I malati con forme scarsamente rispondenti rappresentano oggi il problema di più difficile soluzione per il reumatologo. Questi pazienti richiedo frequenti valutazioni specialistiche, ricoveri ospedalieri ripetuti e continui supporti assistenziali.
La ricerca scientifica ha però proseguito il suo corso e ha recentemente aggiunto nuove utili conoscenze. In questi ultimi anni si sono chiariti molti meccanismi, alla base del complesso processo immunopatogenetico, che innescano e sostengono lo sviluppo dell’artrite reumatoide. Molti studi internazionali si sono infatti concentrati, in particolare, sul TNF-α, che, come già precedentemente accennato occupa un ruolo centrale nel meccanismo scatenante la malattia.
Appare perciò chiaro che riuscire ad agire a questo livello, cruciale del processo distruttivo, potrebbe consentire di raggiungere risultati fino a poco tempo fa impensabili, come quello di arrestare il processo infiammatorio, impedendo l’aggressione alle articolazioni. In altre parole, in questa maniera si potrebbe agire sulla progressione della malattia.
E proprio da queste osservazioni ha preso vita un filone di ricerca farmaceutica, che ha portato ad affiancare alle terapie tradizionali farmaci con un’azione molto più mirata, in grado di agire sul TNF-α. Si tratta di farmaci oggi disponibili, che vengono definiti più comunemente “terapie biologiche” già in commercio in Italia: l’infliximab anticorpo monoclonale specifico e l’etanercept recettore solubile specifico. Entro l’anno è prevista la disponibilità di altri farmaci biologici.
In conclusione, l’impiego di farmaci anti-TNF, impiegati finora limitatamente ai casi di artrite reumatoide refrattaria alle altre terapie, ha permesso di raggiungere brillanti e rapidi risultati, sollevando il paziente dai sintomi e migliorandone la qualità di vita. Queste terapie sembrano essere l’unica via d’uscita per questi pazienti altrimenti condannati a gravi handicap funzionali e destinati all’invalidità, con i risvolti umani ed economici per il paziente, la sua famiglia e l’intera società.
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