domenica, 30 giugno 2024
Medinews
14 Dicembre 2002

COMUNICATO STAMPACUORE, NUOVE TERAPIE SALVAVITA. MA IN ITALIA POCHI OSPEDALI ATTREZZATI E FARMACI NON RIMBORSABILI

Presentate al Congresso della SIC le linee guida europee sulla sindrome coronarica acuta

La chiave di volta è stata codificata nelle nuove Linee Guida Europee per la cura delle sindromi coronariche acute, pubblicate questo mese sull’ European Heart Journal, e si fonda sulle nuove acquisizioni terapeutiche emerse da un grande studio internazionale, il CURE (12.562 pazienti in 428 centri di 28 Paesi, Italia compresa), che ha mostrato come l’aggiunta di un farmaco, il clopidogrel, alla terapia standard con aspirina sia in grado di ridurre del 20% il rischio di infarto miocardico, di ictus e di morte improvvisa. Ma oggi in Italia, denunciano i cardiologi, è difficile applicare le Linee Guida per mancanza di ospedali in grado di fare gli interventi adatti e perché il Sistema Sanitario Nazionale non copre il costo delle cure farmacologiche più innovative ed efficaci.

“L’angina instabile, come l’infarto – spiega il prof. Filippo Crea, direttore dell’Istituto di Cardiologia dell’Università Cattolica di Roma – è provocata da un coagulo all’interno di una coronaria: questo coagulo (il trombo) non provoca ancora un’occlusione completa lasciando qualche ora per intervenire. In ogni caso è necessario un trattamento energico e mirato perché questa malattia è gravata sia da una mortalità elevata, che entro 1 anno dopo il ricovero supera il 10%, sia da un rischio di recidive gravi a breve-medio termine di circa il 10-15%”.
Le nuove Linee Guida europee tengono conto dei grandi studi degli ultimi anni e costituiscono il terreno su cui è costruita la medicina basata sull’evidenza: ricerche controllate, eseguite su grandi numeri di pazienti per minimizzare il rischio di errori di valutazione.
“Uno dei risultati principali di questi studi – afferma il prof. Massimo Chiariello, presidente della Società Italiana di Cardiologia – riguarda l’antiaggregazione piastrinica, la terapia che ha lo scopo di evitare il trombo. Oggi riteniamo necessario utilizzare più farmaci per bloccare tutte le possibili vie che attivano le piastrine. L’aspirina è efficace ma non è sufficiente: l’aggiunta di farmaci di ultima generazione, che agiscono sulle piastrine ad un diverso livello, è necessaria per ridurre il rischio di successivi eventi quali l’ictus, l’infarto o la morte”. Per la prima volta le Linee Guida sottolineano che per ridurre il rischio è importante, oltre ad un controllo ottimale dei fattori di rischio, proseguire la terapia con clopidogrel in aggiunta all’aspirina per almeno 9 mesi.
“Sempre secondo le indicazioni europee – continua il prof. Crea – il modo migliore per trattare i pazienti ad alto rischio è la coronarografia (esame che rileva dove si è bloccato il flusso sanguigno al cuore) e il successivo intervento di rivascolarizzazione del vaso coronarico ostruito (angioplastica o bypass)”. In questo campo, la novità viene da un altro grande studio clinico, il CREDO, (condotto in 99 centri di Stati Uniti e Canada coinvolgendo 2116 pazienti) che ha dimostrato i vantaggi (calo del 27% di infarto, ictus e morte) derivanti da una terapia protratta per un anno intero rispetto al solo mese fino ad oggi ritenuto sufficiente.
Secondo gli esperti è essenziale dunque che le strutture ospedaliere ed assistenziali dei Paesi Europei, gli stessi medici, ma anche le autorità regolatorie, si adeguino alle indicazioni della medicina basata sull’evidenza. L’Italia sconta due gravi problemi: il primo è che solo il 15% delle Unità Coronariche Italiane è in grado di eseguire coronarografia ed angioplastica coronarica nei pazienti ad alto rischio, che rappresentano il 30-60% del totale. Il secondo è che il clopidogrel indicato nelle Linee Guida non è rimborsabile, al contrario di quanto si verifica negli altri stati dell’Unione. “Questa situazione – conclude il prof. Chiariello – dimostra come il costo in sanità stia diventando più grave quasi della stessa malattia. E’ stato calcolato che un anno di trattamento con clopidogrel è pari a circa 500 euro per paziente: una spesa a mio avviso ragionevole se si considera che questo farmaco comporta una riduzione di almeno il 20% del rischio combinato di morte, infarto o ictus a un anno. E ciascun episodio evitato produce sicuramente un risparmio, basti pensare agli euro che si potrebbero recuperare dalle non più necessarie cure in fase acuta e dalla riabilitazione”.


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