COMUNICATO STAMPAASSISTENZA INTEGRATA, HOSPICE E INFORMAZIONEGLI ONCOLOGI CHIEDONO AIUTO ALLA REGIONE
Ed è proprio su quest’ultimo argomento che la Regione – secondo gli esperti – potrebbe giocare un ruolo importante. “Per esempio – spiegano gli oncologi Alberto Scanni e Roberto Bollina, rispettivamente dell’oncologia medica del Fatebenefratelli e del San Giuseppe – attivando un network che, sulla scorta di un censimento di tutte le realtà dell’oncologia lombarda (reparti, ambulatori, day hospital, pubblici e privati), possa fornire al cittadino una cartina, una guida per muoversi, per sapere dove può avere alcuni servizi e dove no. Tutte queste informazioni – suggeriscono i due oncologi – potrebbero quindi essere messe in rete o pubblicate su specifiche brochure”.
La diagnosi di cancro è sempre devastante sia per chi la subisce, sia per il nucleo familiare. Ogni anno in Lombardia decine migliaia di persone si trovano faccia a faccia con un tumore e malgrado i progressi scientifici 27.000 ne muoiono. Numeri che mettono i brividi e che impongono delle scelte, anche di politica sanitaria. Secondo Scanni e Bollina un ulteriore passo importante sarebbe l’aumento delle strutture di assistenza per il malato oncologico cronico: centri dove il paziente possa cioè essere ricoverato se diventa difficile seguirlo a casa. Oggi quelli esistenti non solo sono insufficienti a soddisfare le esigenze, ma la loro distribuzione sul territorio non è omogenea e per le urgenze si finisce così per intasare i pronto soccorso o i reparti di medicina dell’ospedale più vicino, interrompendo tra l’altro quel discorso di continuità della cura e di rapporto medico paziente riconosciuto ormai come basilare nel processo di cura e di guarigione. Un altro servizio fondamentale, in cui l’apporto della Regione potrebbe essere decisivo è l’assistenza domiciliare, che oggi, dove esiste, è gestita autonomamente dalle Asl o dagli ospedali. Il sollecito di Scanni e Bollina è che da Palazzo Pirelli si attivi una rete coordinata di assistenza domiciliare. “Questo – dicono – oltre a migliorare la qualità di vita del paziente, consentirebbe di ridistribuire diversamente i letti di lungodegenza”.
Come dimostrano i dati, le prognosi infauste per i malati di cancro sono purtroppo ancora molte. Quando non c’è più nulla da fare, anche morire con dignità può fare la differenza. “Gli hospice in Lombardia sono però troppo pochi. E in quei pochi le liste d’attesa sono lunghissime”.
L’ultima priorità riguarda le radioterapie. “Sulla carta – affermano i due oncologi – ce ne sono 46: 20 pubbliche e 26 private. Anche in questo caso dobbiamo fare i conti con numeri insufficienti, con reparti mal distributi e in molti casi con macchinari obsoleti. A Milano, per esempio, dove possiamo contare su 7 radioterapie ne servirebbero almeno il doppio. Ma la stessa esigenza hanno anche Brescia, Bergamo o Pavia”.