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Medinews
8 Giugno 2002

LE TERAPIE DELL’IPERTROFIA PROSTATICA

La terapia per l’ipertrofia prostatica si basa essenzialmente sui farmaci e sull’intervento chirurgico.
1) la terapia medica: In base alla situazione riscontrata dall’Urologo potrà essere prescritta una terapia con dei farmaci. I farmaci per l’ipertrofia prostatica sono di due tipi : quelli che agiscono cercando di ridurre il volume della prostata e quelli che svolgono un’azione sulla muscolatura del collo vescicale aumentandone l’apertura e determinando così un miglioramento del getto urinario. Talvolta può essere necessario associare questi due tipi di farmaci. Negli ultimi anni sono stati commercializzati farmaci estremamente efficaci, quali gli alfalitici, nel ridurre i disturbi causati dalla prostata. Semplificando al massimo si tratta di medicine che vanno prese per lunghi periodi e che, con meccanismi diversi, allargano il canale urinario che attraversa la prostata, permettendo perciò un deflusso più agevole dell’urina. La loro efficacia è ampiamente dimostrata. Grazie a tali medicine il numero dei pazienti che devono essere operati si è fortemente ridotto negli ultimi tempi. Non tutti i casi, però, ne beneficiano in eguale misura. Non tutti i pazienti le tollerano altrettanto bene. Non sempre i buoni risultati ottenuti in un primo tempo sono poi mantenuti. Si capisce quindi perché la chirurgia mantenga un ruolo importante.
Se la situazione prostatica è piuttosto avanzata o se la terapia medica non ha risolto i disturbi causati dall’ipertrofia prostatica è necessario ricorrere alla terapia chirurgica.

2) Gli interventi chirurgici: La terapia chirurgica per l’ipertrofia prostatica consiste nella rimozione di quella parte di prostata ingrossata (l’adenoma prostatico) che ostruisce il collo vescicale impedendo una regolare minzione. L’operazione può essere di due tipi: l’intervento chirurgico tradizionale o l’intervento per via endoscopica. In entrambi i casi ciò che viene asportato è soltanto l’adenoma e non tutta la ghiandola prostatica. Il volume della prostata e l’eventuale presenza di complicanze (calcoli vescicali, diverticoli vescicali) rappresentano i criteri di scelta del tipo di intervento. In linea di massima si preferisce eseguire l’intervento chirurgico tradizionale nel caso di una prostata particolarmente voluminosa, mentre nel caso di prostate di dimensioni minori si preferirà eseguire l’intervento per via endoscopica. Le dimensioni della prostata vengono accuratamente valutate con l’ecografia prostatica transrettale.

Tipi di interventi chirurgici:
· L’adenomectomia chirurgica: è l’intervento tradizionale, che si esegue attraverso l’addome del paziente ed é riservato alle prostate grosse e a pazienti in condizioni generali almeno discrete.
· La resezione endoscopica transuretrale o TURP: anche questa é un intervento chirurgico tradizionale, ma si esegue senza taglio, con uno strumento speciale introdotto nel canale urinario attraverso il pene. Non é un intervento più leggero del precedente, anzi alcune casistiche dimostrerebbero il contrario; viene riservato a prostate medio/piccole.
· Distruzione della prostata con laser: numerosi tipi diversi di laser vengono introdotti attraverso il pene per distruggere il tessuto adenomatoso. Alcuni urologi considerano le tecniche laser sostitutive dei metodi precedenti in quasi tutti i casi, altri sono più selettivi. La chirurgia laser – come il Laser ad Holmio – presenta vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali: meno pericolosa, permette una degenza più breve, ma ha anche alcuni svantaggi: spesso più dolori nel postoperatorio, una convalescenza più lunga.
· Recentemente sono state proposte nuove terapie alternative: le diverse forme di termoterapia. Sono tutte ambulatoriali e minimamente fastidiose per il paziente. Non tutte sono efficaci allo stesso modo e vanno considerate sperimentali. Ciò nonostante, almeno per alcune di esse, l’assenza di complicanze significative le rendono una strada alternativa interessante (asportazione transuretrale della prostata con TUNA)

Non dovrebbe esserci impotenza dopo la chirurgia prostatica. Purtroppo però capita in alcuni casi che tale evento si verifichi. E possibile, inoltre, un certo grado di incontinenza urinaria dopo un intervento tradizionale. Solitamente però, il problema si risolve in poche settimane o mesi.
Prima di operare è importante accertarsi se coesistere un cancro della prostata oppure no. Tale eventualità va anche esclusa prima di iniziare una cura con medicine. Operare o curare senza essere prima sicuri che non ci sia anche un cancro espone il paziente a gravissimi rischi.

Dopo l’intervento: Il tempo di degenza dipende essenzialmente dal tipo di intervento eseguito; sarà un po’ più lungo nel caso di intervento chirurgico tradizionale perché la ferita chirurgica esterna necessita di alcune medicazioni e sarà poi necessario rimuovere il tubo di drenaggio e i punti di sutura esterni. Sia nel caso di TURP che di intervento chirurgico tradizionale, attraverso il catetere vescicale per qualche giorno viene fatto un lavaggio, allo scopo di mantenere “pulita” la vescica liberandola da eventuali coaguli di sangue che possono essersi formati. Trattandosi di un “corpo estraneo” il catetere può talvolta dare qualche lieve fastidio (la sensazione di dover urinare o qualche bruciore lungo l’uretra); si tratta comunque di disturbi davvero di lieve entità e temporanei. Il giorno dopo l’intervento ci si può già alzare dal letto e camminare. La rimozione del catetere e la ripresa di minzioni spontanee precedono la dimissione.
Per alcuni giorni dopo l’intervento è opportuno assumere disinfettanti urinari. Nei primi giorni dopo la dimissione le urine potranno mantenere una colorazione rossastra, che potrà diventare un po’ più intensa durante sforzi fisici (per es. durante la defecazione): ciò è dovuto alla presenza di qualche piccolo coagulo o di un modesto sanguinamento che si risolve spontaneamente dopo pochi giorni. Lievi bruciori urinari od uno stimolo ad urinare frequentemente o con urgenza sono disturbi normalissimi dopo l’intervento alla prostata e si risolvono spontaneamente nel giro di alcuni giorni. Piccole perdite involontarie d’urina (per esempio quando si tossisce) sono un evento frequente ma temporaneo e beneficiano di alcuni semplici esercizi (per esempio interrompere il getto urinario durante la minzione) che hanno lo scopo di rinforzare i meccanismi muscolari preposti alla continenza.
Dopo l’intervento sia endoscopico che chirurgico tradizionale è opportuno un adeguato periodo di convalescenza. E’ consigliabile evitare per almeno 1 mese attività sportive, esercizi fisici pesanti e lunghi viaggi (soprattutto in macchina ma anche in treno). Già dopo 10 – 15 giorni dall’intervento si può riprendere l’attività lavorativa.

Attività sessuale: Come per le altre attività fisiche anche per la ripresa di una normale attività sessuale dopo l’intervento è consigliabile un periodo di riposo di circa 1 mese.
Erezioni: una domanda che viene spesso posta dai pazienti prima dell’intervento è se la terapia chirurgica dell’ipertrofia prostatica modifichi in qualche modo la propria “virilità”. L’intervento chirurgico alla prostata, sia eseguito per via chirurgica tradizionale sia per via endoscopica, non modifica le prestazioni sessuali in quanto la terapia chirurgica non coinvolge le strutture nervose e vascolari deputate all’erezione. Quindi chi ha erezioni valide prima dell’intervento continuerà ad averle anche dopo.
Eiaculazione: l’intervento chirurgico modifica il meccanismo della eiaculazione, determinando la cosiddetta “eiaculazione retrograda”. Lo sperma anzichè essere espulso all’esterno, refluisce in vescica ed in seguito viene eliminato con le urine. Questa particolare modalità di eiaculazione è conseguenza diretta ed inevitabile dell’asportazione chirurgica (insieme all’adenoma prostatico) delle fibre muscolari che chiudono il collo vescicale. L’eiaculazione retrograda non modifica comunque in nessun caso il piacere sessuale. D’altronde l’eiaculazione retrograda è un fenomeno talvolta già noto a quei pazienti che prima di sottoporsi all’intervento chirurgico hanno assunto alcuni farmaci per la terapia dell’ipertrofia prostatica.
Fertilità: l’intervento chirurgico alla prostata ha come conseguenza irreversibile l’infertilità. E’ importante esserne pienamente consapevoli e, in caso di dubbi, parlarne con chiarezza all’Urologo.
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