domenica, 30 giugno 2024
Medinews
18 Ottobre 2002

TUMORI: BATTUTA L’INVINCIBILE “FATIGUE”

Uno studio europeo condotto dal prof. Paolo Pronzato, direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Ospedale S. Andrea di La Spezia, dimostra che stimolando la produzione di emoglobina è possibile recuperare…

Fino a pochi anni fa, infatti, la ‘fatigue’ che affliggevo i malati di tumore, riducendo drasticamente la loro qualità di vita, è rimasta in secondo piano, e i primi bersagli da curare erano, oltre al tumore, il dolore e la nausea da chemioterapia. Ma ora che la sopravvivenza è in aumento e nausea e dolore vengono trattati adeguatamente, i ricercatori cercano un rimedio alla “fatica da tumore”. Un’acquisizione recente è la scoperta che la ‘fatigue’ insorge anche per un anemia lieve, con concentrazione di emoglobina poco al di sotto dei 12 g/dL di sangue; questi valori erano un tempo considerati ininfluenti e quindi non venivano trattati, anche perché l’unica terapia era la trasfusione, uno strumento ancor oggi non ben accetto dai pazienti. I ricercatori hanno perciò cercato un sostituto della trasfusione e i risultati non mancano: nello studio presentato all’ESMO, un gruppo di donne con tumore del seno sono state sottoposte a trattamento con eritropoietina α, una sostanza in grado di aumentare i livelli di emoglobina, con somministrazione tre volte la settimana per 24 settimane durante la chemioterapia. In questo gruppo l’emoglobina si è mantenuta intorno a 12,3 g/dL e solo il 6.7% delle pazienti ha avuto bisogno di una trasfusione. Nel gruppo di confronto, l’anemia si è attestata a 11 g/dL, e si è reso necessario sottoporre a trasfusione il 16.9% delle pazienti. “Questi dati – afferma il prof. Paolo Pronzato, direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Ospedale S. Andrea di La Spezia e coordinatore dello studio per l’Italia – spiegano il netto miglioramento della qualità di vita delle pazienti trattate con eritropoietina. Con la collaborazione delle donne partecipanti allo studio, per verificare questo miglioramento abbiamo utilizzato una scala riconosciuta a livello internazionale (FACT-AN e CLAS) che misura la percezione da parte del paziente del proprio stato di salute, in relazione a parametri quali facilità all’affaticamento, stanchezza, depressione psichica e astenia: nel gruppo di donne trattato con eritropoietina, il valore di qualità di vita misurato con questa scala è aumentato del 18% rispetto ai livelli iniziali, raggiungendo un punteggio finale di 60, mentre nel gruppo di confronto è peggiorato leggermente arrivando a un valore di 52 circa”.
Le donne con cancro della mammella fanno spesso la chemioterapia a scopo precauzionale, cioè per guarire in assenza di sintomi. “La guarigione – spiega ancora Pronzato – si ottiene solo se la chemioterapia viene assunta secondo le dosi e gli schemi ottimali; perciò le pazienti devono essere motivate a seguire la terapia in maniera scrupolosa, risultato enormemente più facile da ottenere se la terapia è ben accettata e non compromette una buona qualità di vita”.
In conclusione il prof. Pronzato auspica una maggiore attenzione per i problemi legati ad anemia e ‘fatigue’: “questo studio e’ espressione del fatto che oggi gli oncologi non si occupano solo della chemioterapia ma anche dei trattamenti di supporto; al di là degli indubbi risultati scientifici nel campo del tumore del seno, lo studio che abbiamo presentato all’ESMO ha anche un significato più generale, e cioè che il medico ha oggi a disposizione uno strumento in più per controllare e migliorare la qualità di vita dei pazienti con cancro in chemioterapia”.
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