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Medinews
3 Dicembre 2002

LE LEUCEMIE, I LINFOMI E IL MIELOMA MULTIPLO

In seguito allo sviluppo della neoplasia si verifica una grave alterazione del meccanismo che determina la produzione dei leucociti, quasi sempre soltanto di una delle 3 classi. L’alterazione può produrre un aumento di globuli bianchi anche di 10-20 volte rispetto ai valori normali; questo fenomeno di sovrapproduzione incontrollata dei leucociti è chiamato leucemia (dal greco: leucos = bianco + ema = sangue).
Vi sono cinque tipi principali di leucemie, che differiscono notevolmente per quanto riguarda manifestazioni cliniche, trattamento e prognosi: la leucemia linfocitica (o linfatica) cronica, la leucemia mieloblastica acuta, la leucemia mi eloide cronica, la leucemia linfoblastica acuta e la leucemia a cellule “hairy, molto rara. La leucemia mieloblastica acuta è il tipo più aggressivo: la sopravvivenza media senza terapia è di quattro settimane, e con la terapia poco più di 1 anno. Si tratta dunque di una delle diagnosi più terribili in medicina.

L’incidenza
Nell’ambito dei paesi occidentali l’Italia è ai primissimi posti per l’incidenza delle leucemie con poco meno di 12 mila persone colpite all’anno. La leucemia linfatica cronica è di gran lunga la forma più comune sia negli Stati uniti che in Europa. Colpisce generalmente dopo i 50 anni, oppure i giovani con predisposizione genetica. A causa dell’invecchiamento della popolazione è in costante aumento. A causa della sua cronicità può durare anche molti anni, durante i quali la qualità di vita dei pazienti potrebbe essere mantenuta buona se si disponesse di una terapia più efficace dell’attuale.

Cause delle leucemie
– Fattori genetici. Ci sono famiglie dove vi è un’aumentata incidenza di leucemia. Alcune malattie congenite predispongono all’insorgenza di leucemie: sindrome di Down, sindrome di Bloom, sindrome di Klinefelter, sindrome di Turner, e alcuni tipi di immunodeficienze congenite.
– Radiazioni: esposizione professionale, radioterapia, sopravvissuti di esplosioni atomiche.
– Composti chimici tossici: benzene, farmaci alchilanti.
– Virus: EBV, HTLV-1.
– Sindromi mielodisplastiche, anemia aplastica.

Come si manifestano
La riduzione dei globuli bianchi normali comporta la predisposizione alle infezioni, per lo più a livello cutaneo, polmonare, urinario e dei tessuti perirettali. La riduzione dei globuli rossi comporta anemia e quindi pallore della cute e delle mucose, astenia, e mancanza di respiro (dispnea) da sforzo. La riduzione delle piastrine comporta, soprattutto quando la loro concentrazione diventa < 20.000/mmc, lo sviluppo di preoccupanti arrossamenti della pelle (petecchie) e la predisposizione ad emorragie, per esempio a livello gengivale, gastrointestinale e cerebrale. Dopo l’iniziale proliferazione all’interno del midollo osseo, le leucemie coinvolgono i tessuti extramidollari, per cui ci possono essere ingrossamenti della milza e del fegato, linfoadenopatia, lesioni cutanee, renali e del sistema nervoso centrale. La meningite leucemica, presente soprattutto nella leucemia linfoblastica acuta, comporta cefalea, paralisi dei nervi cranici, convulsioni, e alterazioni dello stato mentale. Quando il numero delle cellule leucemiche è superiore a 50.000/mmc, possono comparire segni dovuti all’occlusione: dispnea e infiltrati polmonari, insufficienza renale, delirio, offuscamento visivo, emorragie intracraniche.

La diagnosi
L’esame di riconoscimento si basa sulla ricerca di cellule leucemiche nel sangue e nel midollo osseo. Utilizzando una serie di markers antigenici (“CD”), si può risalire alla classificazione precisa del tipo di leucemia.

Il trattamento disponibile
Oggi le leucemie acute si possono guarire in più del 60% dei bambini ed in circa il 30% degli adulti. Per quanto riguarda la più comune forma di leucemia, quella linfatica cronica, va ricordato che i pazienti in stadi iniziali (stadio 0, I, oppure II) non necessitano di terapia se sono asintomatici: infatti il decorso di questo tipo di leucemia è assai lento. Dunque non bisogna esporre questi pazienti ai rischi di una chemioterapia quando essa non è necessaria. La chemioterapia è invece indicata se la leucemia si trova in fase avanzata (stadi III e IV) oppure se si verificano infezioni ricorrenti.
La chemioterapia un tempo si basava su clorambucile e ciclofosfamide, con risposte parziali nel 50% e complete nel 10% dei casi. Questi farmaci stanno divenendo obsoleti, perchè soppiantati dagli analoghi dell’adenosina: fludarabina, 2-clorodeossiadenosina, e deossicoformicina; l’uso di questi farmaci è però limitato dal fatto che inducono una soppressione immunitaria persistente, con rischio elevato di infezioni. L’agente più attivo nella leucema linfocitica cronica è la fludarabina, perchè produce una percentuale di risposte dell’80%, con risposte complete nel 35% dei casi. La radioterapia è utile nella diminuzione del dolore e dei sintomi di una linfoadenopatia importante e sintomatica oppure di ingrossamento della milza nei pazienti in età più avanzata. L’uso profilattico delle immunoglobuline è indicato quando i livelli di gamma-globuline sono <300 mg/dL. La prognosi è correlata allo stadio di gravità della malattia: la sopravvivenza media dei pazienti è >10 anni nello stadio 0, di 7 anni negli stadi I e II, e <3 anni negli stadi III e IV. Cause di morte: infezioni (50%), complicazioni della terapia (15%), emorragia/emolisi/infiltrazione di organi vitali (5%), e cause non correlate (30%).
In generale per gli altri tipi di leucemie i possibili trattamenti sono:
– chemioterapia
– trapianto di midollo. Non tutti i pazienti con leucemia possono essere sottoposti a trapianto di midollo, perché questo non è tollerato al di sopra dei 60 anni, e solo il 30% dei pazienti dispone di un donatore compatibile.
– terapia di supporto: uso di antibiotici per la prevenzione e il trattamento delle complicazioni infettive; trasfusioni di sangue (indicate generalmente quando l’emoglobina è < 8.0 g%); trasfusioni piastriniche (indicate generalmente quando le piastrine sono <15.000/mmc); uso di fattori di crescita ematopoietici quali l’eritropoietina.

I linfomi
I Linfomi costituiscono un gruppo eterogeneo di malattie che derivano dalla proliferazione incontrollata di diverse cellule, in particolare di origine linfatica. In tale ambito si distinguono due gruppi principali di linfomi: il linfoma di Hodgkin (in Italia 5.4 casi per 100mila abitanti/anno) ed i linfomi Non Hodgkin, negli ultimi anni in aumento nel nostro Paese con 20 casi ogni 100mila abitanti/anno. Tali patologie sono caratterizzate fondamentalmente dall’aumento di volume di uno o più linfonodi, dall’interessamento di vari organi e tessuti e da una sintomatologia generale come febbre, sudorazione e perdita di peso, oltre ovviamente ai disturbi tipici dovuti alle localizzazioni della malattia.

Il mieloma multiplo
Sono circa 3mila i casi all’anno in Italia di questa forma tumorale dei linfociti caratterizzata da un’infiltrazione del midollo osseo da parte di plasmacellule. Queste cellule producono delle immunoglobuline che si ritrovano nel sangue e/o nelle urine. L’età media di insorgenza è di circa 70 anni e vi è una leggera prevalenza nel sesso maschile. La causa del mieloma multiplo e’ ignota. Vi sono alcune attività lavorative, quali ad esempio l’agricoltura o l’allevamento, che comportano un significativo aumento dell’incidenza.
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