domenica, 30 giugno 2024
Medinews
13 Giugno 2002

SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. EMMANUELE EMANUELE

Responsabilità veramente grande questa che non può non destare qualche preoccupazione se si guarda alle performance finanziarie e gestionali fatte registrare finora dagli enti locali. Anche in altre materie i compiti e le responsabilità affidate alle Regioni ed alle altre amministrazioni locali dalla riforma sono di grande rilevanza.
Nel campo della sanità, ad esempio, i Governi regionali, in attuazione del totale decentramento gestionale e decisionale, sono chiamati a rispondere del sistema sanitario di riferimento ed avranno l’obbligo di stabilire la compatibilità della spesa con le proprie entrate di bilancio.

· L’accanimento terapeutico, l’eutanasia e la scarsa conoscenza delle cure palliative

Anche a seguito di quanto avvenuto di recente negli ordinamenti di Paesi europei a noi vicini, è vivo l’interesse degli operatori sanitari, dei politici, dei filosofi e della gente comune sulle problematiche dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico.
Sulla prima, vengono alla memoria le drammatiche vicende della cittadina inglese che si è rivolta alla Corte dell’Aja, primo caso in assoluto, affinché fosse consentito al marito che doveva aiutarla a farla morire di ottenere l’impunibilità.
Sulla seconda, ferve il dibattito, anche in campo medico, per stabilire da quale momento in poi una terapia indirizzata a malati terminali possa considerarsi sotto la fattispecie dell’accanimento e, quindi, si possa autorizzare il medico ad interromperla.
In Italia sembra emergere in modo diffuso l’esigenza di una regolamentazione da parte del legislatore, opera particolarmente complessa perché si tratta di coniugare il rispetto per la dignità del malato e la tutela della vita umana in ogni sua fase, con la giusta considerazione per le sofferenze di chi vive vicino e assiste, spesso in condizioni di completa solitudine, i malati gravi, cronici o terminali.
Ancora troppo poco, a mio giudizio, si parla, invece di quel settore della medicina che studia e cura il dolore, cercando di individuare terapie mediche e farmacologiche compatibili con il quadro clinico del paziente che, in genere, è già gravemente compromesso.
Bisognerebbe sottolineare e far emergere oltre al valore ed alla dignità scientifica di questo comparto della medicina, il suo alto valore in termini di potenziale conforto umano e psicologico, sia per il paziente, sia per i suoi familiari.

· Importanza del progetto AVC S. Pietro-FCRR come idea sperimentale e pionieristica e come possibile progetto pilota per esperienze analoghe. Ragioni dell’intervento della FCRR

L’iniziativa che ora presentiamo e che, però, è già operativa e funzionante, è la prima di questo tipo nel nostro Paese e la più importante per articolazione dei servizi e delle strutture, ma so che a Milano un’associazione non profit, con lodevole spirito emulativo, provvederà a costruire ex novo una casa ospedale per malati terminali, alla cui realizzazione contribuirà anche la Fondazione CARIPLO.
Oltre all’assistenza in sé ed all’attività di ricerca che viene contestualmente portata avanti, la Fondazione, finanziando l’ambizioso progetto, vuole confermare la sua privilegiata attenzione nei confronti delle esigenze del territorio nel campo della sanità, testimoniata da una lunga serie di interventi, non ultimi quelli a favore dell’ALT –Associazione per la Lotta ai Tumori – del Prof. Manfredi, tesa a costituire una unità di assistenza domiciliare per i malati terminali in fase avanzata, e quello a favore della Fondazione Bietti per lo studio e la ricerca in oftalmologia, presieduta e diretta dall’amico Prof. Stirpe, studioso di fama internazionale, teso, tra le altre cose, a verificare i progressi che si possono compiere attraverso le cellule staminali nelle patologie corneali.

· Difficoltà attuali derivanti dal travagliato contesto normativo delle fondazioni bancarie e rilevanza di quanto già fatto dalla Fondazione nei diversi settori di intervento

Le note vicende normative legate alla prossima emanazione dei regolamenti attuativi della riforma Tremonti, hanno nuovamente messo in subbuglio il mondo delle Fondazioni ex bancarie, che avevano di recente dato attuazione completa, pur con riserve esplicite, alla precedente riforma conseguente alla legge Ciampi del dicembre 1998.
Dalle anticipazioni sugli orientamenti del legislatore emerge la rinnovata volontà di limitare l’autonomia statutaria ed operativa delle Fondazioni, aumentando in quantità e qualità il peso dei vincoli e delle disposizioni di carattere precettivo, e quella di ridefinirne ruolo e compiti in funzione del raggiungimento di obiettivi di risparmio nella spesa pubblica di competenza dello Stato.
Viene sottoposto a revisione il modello organizzativo che informava la disciplina previgente basato sulla presenza non maggioritaria di diversi soggetti all’interno dell’organo di indirizzo, al fine di far concorrere le varie componenti in misura equilibrata alle scelte strategiche delle Fondazioni, per attribuire una presenza prevalente a esponenti degli enti pubblici territoriali.
Ad esse sono stati assegnati nuovi settori di intervento propri di altri soggetti istituzionali, seguendo una logica di sussidiarietà rovesciata, in base alla quale sono gli enti territoriali che intervengono laddove non lo fanno le Fondazioni.
Si profila il concreto rischio che questi soggetti non siano più in grado di sostenere le esigenze che nascono dal territorio di tradizionale riferimento, e che debbano dirottare buona parte delle proprie risorse in obiettivi lontani e definiti da soggetti terzi.
Finora la nostra Fondazione è riuscita a compiere alcuni significativi miracoli, come quello oggetto del nostro odierno incontro, perché nonostante le obiettive difficoltà, è riuscita a portare a compimento alcune grandi iniziative proprie, le cui linee erano state per fortuna già definite precedentemente all’emanazione dell’art.11 della legge finanziaria 2002.
E’ necessario, però, oggi più che mai difendere il ruolo filantropico e di volano di iniziative non profit delle Fondazioni affinché, nel rispetto dello spirito originario delle Casse di Risparmio, possano continuare ad essere protagoniste, insieme ad altre importanti realtà realizzate dalla parte più attiva del Paese, nel sostenere il progresso sociale e la qualità di vita dei singoli e della collettività.
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