LA VITA RICOMINCIA A 50 ANNI, DA BERLINO I CONSIGLI PER UNA MENOPAUSA SENZA RISCHI
“Andare in menopausa – spiega Genazzani – significa cambiare il proprio assetto ormonale, non produrre più determinate sostanze come gli ormoni steroidei cui la donna è da sempre abituata. E proprio agli ormoni e ai benefici che portano alla donna sono rivolti moltissimi studi, diversi dei quali tuttora in corso”. Tra le novità sottolineate dall’esperto italiano i vantaggi che un ormone androgeno può portare alla donna nelle fasi iniziali della menopausa. “Con l’inizio della menopausa la donna subisce un profondo mutamento ormonale che coinvolge non solo estrogeni e progestinici, ormoni tipicamente femminili – prosegue Genazzani – ma anche un ormone androgeno, il D5 (DHEA) prodotto dalle ghiandole surrenali. Uno studio condotto per 12 mesi su donne in post-menopausa precoce e tardiva ha osservato un progressivo e significativo miglioramento della qualità di vita dovuto alla riduzione dei disturbi legati alla menopausa”.
In primo piano al Congresso anche le malattie, spesso invalidanti, legate alla menopausa come osteoporosi e artrosi. “Tra i disturbi legati all’età post menopausale – sostiene Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica “S. Raffaele Resnati” di Milano – non c’è solo l’osteoporosi, con il rischio ormai noto di fratture ossee, ma anche l’artrosi, un disturbo che, se trascurato, si trasforma in una patologia invalidante per il 25% delle donne oltre i 50 anni. Le indagini più recenti – continua la dottoressa Graziottin – mostrano infatti che anche i muscoli, le cartilagini e i nervi subiscono i danni della menopausa. I sintomi principali sono dolori diffusi e artralgie improvvise. La degenerazione della cartilagine comporta, oltre ad un progressivo assottigliamento della superficie articolare, ulcerazioni, immobilità e debolezza muscolare con pesanti conseguenze sulla qualità di vita. Il dolore articolare, inoltre, altera il pattern del sonno e riduce il recupero dalla stanchezza. L’immagine corporea è alterata dalla percezione di una ‘armatura arruginita’ in cui la paziente si sente intrappolata. L’ansia per il futuro e la depressione reattiva aumentano ulteriormente la percezione e la cronicità del dolore”.
Sui rapporti tra cessazione della vita riproduttiva e artrosi, la dottoressa Graziottin presenta a Berlino uno studio che sottolinea i vantaggi nella terapia ormonale sostitutiva anche sui sintomi dell’artrosi. Lo studio Framingham, in particolare, ha mostrato una riduzione del rischio pari al 60% in chi assumeva terapia sostitutiva rispetto ad un gruppo di controllo. “Oltre al potenziale effetto sul metabolismo sinoviale – spiega Graziottin – la terapia sostitutiva potrebbe ridurre l’incidenza e la progressione dell’artrosi attraverso numerosi effetti diretti ed indiretti, in parte non ancora delucidati. La terapia ormonale mantiene o aumenta la densità ossea ed il trofismo dei legamenti, riducendo la lassità che rende le articolazioni invecchiate instabili; inoltre gli ormoni contribuiscono a mantenere il trofismo muscolare, inducono neuroplasticità centrale e periferica e mantengono la velocità di conduzione centrale, oltre a promuovere la sintesi di fattori trofici”.
Oggi si assiste a un aumento di interesse da parte del medico per ottenere una migliore qualità di vita per le donne in menopausa, e l’artrosi è considerata un nuovo nemico da battere. “Il ginecologo – conclude Graziottin – può contribuire a ritardare l’esordio dell’artrosi e la sua progressione attraverso una diagnosi precoce e trattamenti appropriati, curativi come la glucosamina solfato, in grado di ridurre i sintomi e ritardare le modificazioni strutturali. Sono necessari ulteriori studi per identificare sottogruppi di donne in postmenopausa (in media il 25%) più vulnerabili all’artrosi e per valutare se la glucosamina solfato e la terapia ormonale sostitutiva possano esercitare azioni sinergiche nella prevenzione e nel trattamento della malattia nelle donne.”