A Napoli prima giornata del convegno internazionale ‘Update on cardiovascular diseases’
Napoli, 26 giugno 2003 – Uno speciale pacemaker, più piccolo di un moderno cellulare e del peso di circa 80 grammi, ha dimostrato nello studio COMPANION (Comparison of Medical Therapy, Pacing, and Defibrillation in Chronic Heart Failure) di ridurre del 43% la mortalità totale e del 20% le ospedalizzazioni rispetto al gruppo di pazienti, con scompenso cardiaco, trattati solo con terapia farmacologica. Lo studio, condotto su 1.600 persone, è stato presentato per la prima volta in Europa a Napoli al convegno internazionale ‘Update on cardiovascular diseases’, da oggi a domani alla presenza di circa 1.000 specialisti provenienti da tutti i Paesi.
“Il nuovo dispositivo – spiega il dr. Fernando Coltorti, aritmologo ed elettrofisiologo interventista presso il Laboratorio di Cardiologia Invasiva della Clinica Montevergine Mercogliano (AV), che organizza il convegno – viene impiantato nel muscolo pettorale del paziente ed è invisibile. Non ha solo una funzione di resincronizzazione del battito, come i normali pacemaker, ma è associato a un defibrillatore che controlla anche le eventuali aritmie, in particolare quelle ventricolari che uccidono ogni anno in Italia almeno 20.000 persone”.
“I risultati dello studio – afferma il dott. Paolo Rubino, responsabile del reparto di Cardiologia Invasiva della clinica Montevergine Mercogliano (Avellino) – sono stati tanto eclatanti da indurre la commissione di controllo americana a sospendere in anticipo il confronto con la sola terapia farmacologica”.
Lo scompenso cardiaco, di cui soffre più di un milione di italiani, è l’affaticamento del cuore causato da pressione troppo alta, aterosclerosi, coronarie ostruite. E’ una malattia in aumento in Italia: cresce con un ritmo di 87.000 nuovi casi all’anno, pari a un incremento dell’incidenza dello 0,2% annuo. Questo valore aumenta ulteriormente nella popolazione di età superiore a 65 anni, quando la malattia colpisce circa 130 persone su 1.000. Il rischio di sviluppare uno scompenso cardiaco, relativamente basso nelle persone giovani, raddoppia successivamente per ogni decade. Circa il 6-8% della popolazione europea più anziana soffre di scompenso.
Un aspetto particolarmente negativo, sia per il paziente sia per i costi a carico della società, è l’elevata frequenza di ospedalizzazione e riospedalizzazione. In Italia un paziente su quattro fra quelli visitati la prima volta negli ambulatori dedicati allo scompenso delle varie divisioni di Cardiologia viene ospedalizzato o riospedalizzato entro un anno. E questa cifra sale al 40% se si considerano i pazienti che hanno uno scompenso medio–grave.