Chicago, 7 giugno 2016 – Il prof. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia al “Pascale” di Napoli: “L’associazione consente di ottenere il 58% di risposta obiettiva e si è dimostrata superiore alla monoterapia”
La combinazione delle terapie immuno-oncologiche è la strada da seguire per rendere il melanoma una malattia cronica, con cui il paziente può convivere tutta la vita. L’associazione di nivolumab e ipilimumab ha permesso di ottenere una sopravvivenza libera da progressione significativamente più lunga, tassi di risposta obiettiva più elevati e una riduzione notevole del volume del tumore. Questi risultati emergono dallo studio di fase III Checkmate -067, che ha coinvolto 945 pazienti, presentato al 52° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si chiude oggi a Chicago. “La combinazione nivolumab e ipilimumab ha dimostrato un beneficio clinico prolungato con una riduzione del 58% del rischio di progressione della malattia rispetto a ipilimumab in monoterapia, mentre nivolumab in monoterapia ha dimostrato una riduzione del rischio del 45% rispetto a ipilimumab in monoterapia – spiega il prof. Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia al ‘Pascale’ di Napoli -. Inoltre con l’associazione di queste due armi si raggiunge fino al 58% di risposta obiettiva, rispetto ad esempio al 44% ottenuto con la monoterapia con nivolumab e al 19% con ipilimumab. La risposta obiettiva rappresenta un importante indicatore dell’efficacia del trattamento, strettamente legato all’esito favorevole a lungo termine, cioè alla sopravvivenza. Significativa anche la riduzione del volume tumorale, pari al 51,9%, rispetto sia alla monoterapia con nivolumab (34,5%) che a quella con ipilimumab (5,9%)”. Nel 2015 in Italia sono stati stimati quasi 11.300 nuovi casi di melanoma in Italia. L’incidenza della malattia è da anni in costante ascesa sia negli uomini (+3,2%/anno) che nelle donne (+3,1%/anno). E 129mila persone vivono dopo la diagnosi (43% uomini). “A Chicago stati presentati anche i risultati di un’analisi post-hoc dello studio di fase III CheckMate -069. Sono state osservate risposte durature con il regime di combinazione in un sottogruppo di pazienti che hanno interrotto la terapia a causa degli eventi avversi correlati al trattamento. Queste risposte erano in linea con quanto emerge nella nella popolazione generale”.Questo sito utilizza i cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione sul sito. Di questi, i cookies che sono categorizzati come necessari sono memorizzati nel tuo browser come essenziali per il funzionamento delle funzionalità di base del sito. Usiamo inoltre cookies di terze parti che possono aiutarci ad analizzare e capire capire come usi il sito. Questi cookies saranno memorizzati nel tuo browser solo con il tuo consenso. Inoltre hai anche dei cookies opzionali. Ma la disattivazione di questi cookies potrebbe avere effetti sulla tua esperienza di navigazione.
Per saperne di più sulla nostra cookie policy clicca qui: Privacy & Cookie