lunedì, 8 luglio 2024
Medinews
6 Giugno 2016

Press Briefing – TUMORI DELLA TESTA-COLLO: NEL 2015 IN ITALIA 9.200 NUOVI CASI. NIVOLUMAB ALLUNGA LA SOPRAVVIVENZA, IL 36% DEI PAZIENTI È VIVO A 1 ANNO

Chicago, 5 giugno 2016 – La prof.ssa Lisa Licitra, responsabile del Reparto di Medicina Oncologica all’INT di Milano: “Troppo spesso le diagnosi sono tardive per una sottovalutazione dei sintomi. Per la quinta volta in poco più di 12 mesi uno studio sulla molecola è stato interrotto perché ha raggiunto in anticipo l’obiettivo”

Il 36% dei pazienti colpiti da tumore della testa e del collo in fase avanzata è vivo a un anno grazie al trattamento con nivolumab, nuova molecola immuno-oncologica. Un miglioramento sostanziale rispetto al 16,6% ottenuto con la chemioterapia di confronto (metotressato, docetaxel o cetuximab). Il dato emerge dallo studio di fase III CheckMate -141 che ha coinvolto 361 pazienti colpiti da carcinoma a cellule squamose della testa e del collo in progressione dopo terapia a base di platino, presentato oggi al 52° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso a Chicago. “Nel 2015 in Italia sono stati stimati 9.200 nuovi casi e circa 113.500 persone vivono dopo la diagnosi – spiega la prof.ssa Lisa Licitra, responsabile del Reparto di Medicina Oncologica del Capo e del Collo all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Riguardano in particolare la laringe, la bocca, la lingua e la faringe. Il 75% dei casi è riconducibile al fumo di sigaretta e all’abuso di alcol. Chi fuma ha infatti un rischio 15 volte più alto di sviluppare la neoplasia, probabilità che aumenta ulteriormente se al tabacco si associa il consumo di alcol. Quando la malattia è individuata in fase precoce, le possibilità di guarigione variano dal 75% al 100%. Troppo spesso però le diagnosi avvengono in stadio avanzato, soprattutto per una sottovalutazione dei sintomi, ad esempio bruciore o lesioni nel cavo orale, mal di gola, raucedine persistente, deglutizione dolorosa e fastidiosa o gonfiore al collo. In fase avanzata, la sopravvivenza a cinque anni si attesta intorno al 40%”. Nello studio CheckMate -141, i pazienti trattati con nivolumab hanno evidenziato una riduzione del rischio di morte del 30%, con una sopravvivenza globale mediana di 7,5 mesi rispetto a 5,1 mesi del braccio di confronto. “Il carcinoma a cellule squamose costituisce il 90% del totale dei casi. Nivolumab rappresenta la nuova arma efficace in questa istologia e la portata del suo carattere innovativo è dimostrata dal fatto di aver ricevuto la designazione di ‘Breakthrought Therapy’ da parte dell’FDA (Food and Drug Administration), l’agenzia regolatoria statunitense. Sono definite in questo modo solo quelle terapie che hanno evidenziato un potenziale beneficio clinico in patologie gravi, per poterne accelerare le fasi di approvazione e renderle disponibili per i pazienti in breve tempo”. Nivolumab ha ottenuto per 5 volte la ‘Breakthrought Therapy Designation’, oltre che nei tumori della testa e del collo, nel linfoma di Hodgkin, nel melanoma, nel tumore del polmone non a piccole cellule non squamoso e nel carcinoma a cellule renali. “Lo scorso gennaio lo studio CheckMate -141 – conclude la prof.ssa Licitra – è stato interrotto perché ha raggiunto in anticipo l’obiettivo ambizioso di un aumento della sopravvivenza. E per la quinta volta in poco più di un anno un trial su questa molecola è stato interrotto proprio perché ha ottenuto l’obiettivo: nel melanoma, nel tumore del polmone non a piccole cellule (nelle due istologie, squamoso e non squamoso), nel carcinoma a cellule renali e nei tumori della testa e del collo”.
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