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3 Giugno 2017

SPECIALE ASCO 2017 – N.2, 3 giugno 2017

TUMORI, 15% DEGLI ESAMI È IMPROPRIO. IN ITALIA SPESI 350 MLN PER FALSE CURE
Almeno il 15% degli esami oncologici, specialmente radiologici e strumentali, non è prescritto in modo appropriato. Ed esistono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema sanitario circa 350 milioni di euro, mentre il peso delle sole visite di controllo è pari a 400 milioni. I dati arrivano dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che, dal Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO) apertosi a Chicago ieri e incentrato anche sul tema della sostenibilità economica delle cure anticancro, avverte come sia “necessario far fronte a tali criticità urgenti che rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza”. “Nel 2016 nel nostro Paese – afferma il presidente AIOM Carmine Pinto – sono stati registrati 365.800 nuovi casi di tumore, circa 1.000 ogni giorno: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Queste percentuali collocano l’Italia fra i primi Paesi in Europa per numero di guarigioni, e questo perché il nostro sistema, basato sul principio di universalità, è efficiente grazie alle eccellenze ospedaliere”. Tuttavia, avverte, “è necessario far fronte a criticità urgenti: infatti, almeno il 15% degli esami è improprio”. Per questo, spiega, “uno degli obiettivi principali e non più procrastinabili è la realizzazione delle Reti oncologiche regionali, che potranno permettere ai pazienti l’accesso guidato secondo Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) alle migliori cure, con conseguente riduzione delle aree di inappropriatezza e collegamento organico tra ospedale e territorio”. Oggi inoltre sono disponibili terapie sempre più efficaci. “Si tratta di molecole immuno-oncologiche e di farmaci a bersaglio molecolare a cui il Fondo istituito per i farmaci oncologici innovativi garantirà l’accesso in tutte le Regioni. Perché questo avvenga facilmente, però – conclude Pinto – è importante che i farmaci siano inseriti nel Fondo in aderenza ai criteri di innovatività elaborati recentemente dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Inoltre la gestione del Fondo dovrebbe essere attribuita all’agenzia regolatoria e vi potranno accedere a fine anno le Regioni sulla base dei volumi di spesa per farmaco. Meccanismi semplici, ma soprattutto univoci e trasparenti”.

ONCOLOGI: “DA TRUMP ATTACCO ALLA SCIENZA CHE AVRÀ UN IMPATTO ANCHE SUI TUMORI”
L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul Clima rappresenta, “da parte del presidente USA Donald Trump, un grande attacco alla scienza e alla sanità”. Lo ha affermato il presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Carmine Pinto, che sottolinea come tale decisione avrà inevitabilmente anche un impatto in termini di aumento delle neoplasie legate agli elementi cancerogeni inquinanti. “Gli USA – ha sottolineato Pinto a margine del congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), che è aperto ieri a Chicago – escono da un accordo che imponeva limiti per il controllo delle emissioni inquinanti. Ciò avrà naturalmente un impatto su molti tumori legati appunto a fattori cancerogeni di bassa potenzialità; ovviamente, si determinerà sul lungo termine un prevedibile incremento di questo tipo di neoplasie. Se la più grande potenza mondiale non aderisce più al controllo delle emissioni, l’impatto sull’ambiente sarà grande, e di conseguenza anche l’aumento dei potenziali inquinanti cancerogeni”. In particolare, rileva il Presidente degli oncologi, a rischio di maggior incremento saranno i tumori del polmone, delle vie urinarie e metaboliche. Dunque, avverte, “parliamo proprio dei tumori delle vie respiratorie e urinarie e ciò è molto grave perché per molte di queste forme ci sono ancora limitate possibilità di controllo clinico”. A ciò, conclude, “si aggiunge anche il fatto che Trump ha tagliato i fondi alla ricerca, in particolare di quella oncologica, e ha posto stringenti limiti per l’accesso dei ricercatori stranieri negli Stati Uniti; un vero attacco alla scienza e alla cultura”.

OGGI ALL’ASCO LA CONSEGNA DEL PREMIO GIANNI BONADONNA
A ricevere il Gianni Bonadonna Breast Cancer Award 2017 è Eric P. Winer del Dana-Faber Cancer Institute di Boston che ha presentato oggi una lettura sugli avanzamenti delle conoscenze sul tumore mammario HER+. Winer è direttore del Breast Oncology Center al Susan F. Smith Center for Women’s Cancers e Thompson Chair in Breast Cancer Research al Dana-Farber ed è professore di medicina all’Harvard Medical School di Boston. “Le nostre conoscenze sulla biologia del tumore del seno sono migliori che mai – ha riferito il dott. Winer all’ASCO Daily News. – Ci aspettiamo nuovi sviluppi nei prossimi anni”. La maggior parte delle donne con tumore mammario HER2+ in stadio I-III guariscono, ma ancora un piccolo numero non è curato e la ricerca di trattamenti più efficaci per prevenire le recidive rappresenta un bisogno urgente. E continua: “Per alcune pazienti abbiamo bisogno di trattamenti migliori, mentre per altre dobbiamo considerare quando smettere la terapia evitando loro tossicità inutile. Possiamo iniziare con il porci domande sulla riduzione della dose (de-escalation) quando quasi tutte le pazienti non rispondono in modo ottimale e un potenziale miglioramento deriva solo dalla riduzione del carico delle cure.” Il prof. Winer ha studiato il tumore mammario fin dai tempi dell’Università. “Mi sono interessato a questa malattia come studente di medicina – ha affermato – e ha continuato ad attirare la mia attenzione come problema clinico. Soprattutto le questioni di gestione clinica e biologia del tumore mammario sono complesse, stimolano sfide e sono affascinanti. Ho dapprima aderito alla facolta della Duke University e si è subito reso disponibile un posto per sviluppare un’unità per il tumore mammaio. Sono stato fortunato perché amo il mio lavoro e ho avuto l’opportunità di crescere con esso. Negli anni futuri, spero di continuare a dare il mio modesto contributo.”
(Saturday, June 3)

TEST GENETICI DI ROUTINE, UTILI SOLO IN GRUPPI SELEZIONATI DI PAZIENTI

Il test genetico di un campione tumorale può aiutare nella scelta del trattamento antitumorale solo quando esiste una terapia target specifica per un difetto genetico. Sebbene un numero sempre maggiore di pazienti lo richiedano, il suo uso di routine non è ancora attuabile perché al momento sono utili solo in un sottogruppo di malati. L’analisi dei primi 2.490 pazienti di uno studio francese (ProfiLER) ha indicato che solo nel 52% dei campioni tumorali testati viene evidenziata una mutazione genetica che può essere abbinata a una terapia target. Il comitato di esperti molecolari ha infatti raccomandato trattamenti target a 676 pazienti e solamente 143 li hanno scelti. Il tasso di sopravvivenza a tre anni era più alto nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento consigliato rispetto a quelli che non lo hanno voluto (53,7% vs 46,1%) e risultati simili si sono ottenuti per la sopravvivenza a cinque anni (34,8% vs 28,1%). Oliver Tredan, oncologo al Centre Léon Bérard di Lione, che ha presentato lo studio oggi, ha affermato che la determinazione del profilo genomico può essere attuata nella pratica routinaria per selezionare i pazienti a terapie target e che la tecnologia (sequenziamento di nuova generazione di 69 geni correlati al cancro) è disponibile e richiede solo un piccolo campione di DNA. Lo studio proseguirà con ProfiLER 02, dove sarà utilizzato un test già in commercio su 315 geni.
(Abstract LBA100, Saturday, June 3)

UNA GRAVIDANZA DOPO IL TUMORE NON AUMENTA IL RISCHIO DI RECIDIVA
Uno studio retrospettivo su 1.207 donne rassicura su una futura gravidanza tutte le sopravviventi a un carcinoma mammario, nel 57% con tumore ER-positivo che è la forma più comune. Sebbene almeno la metà delle giovani donne con tumore mammario appena diagnosticato riferiscano di volere figli, meno del 10% rimane incinta dopo il trattamento antitumorale. Medici e pazienti sono stati a lungo preoccupati che la gravidanza potesse aumentare la probabilità di recidiva del cancro, specialmente per le donne con tumore ER-positivo, perché favorito dagli estrogeni i cui livelli sono aumentati in gravidanza. Una delle preoccupazioni maggiori è di interrompere il trattamento ormonale adiuvante prima del tentativo di rimanere incinta. La terapia ormonale infatti aiuta a prevenire la recidiva e viene raccomandato per almeno 5 anni oppure 10 in alcuni casi. Nello studio, donne con meno di 50 anni sono state arruolate prima del 2008, più del 40% presentava fattori prognostici sfavorevoli, come massa tumorale grande e interessamento dei linfonodi ascellari. Sul totale, 333 sono rimaste incinta e 874 no; il tempo medio dalla diagnosi alla gravidanza era di 2,4 anni. Le pazienti con tumore ER-positivo sono rimaste incinte più tardi rispetto a quelle ER-negative e il 23% nel primo gruppo ha avuto una gravidanza almeno cinque anni dopo la diagnosi, rispetto al 7% di quelle ER-negative. Matteo Lambertini, uno dei vincitori dei Merit Award, che ha presentato lo studio e lavora attualmente all’Insitut Jules Bordet di Bruxelles, ha affermato che dopo un follow-up mediano di 10 anni, non c’era differenza di sopravvivenza libera da progressione tra le donne che hanno avuto una gravidanza o no. E analisi secondarie non hanno evidenziato differenze tra i due gruppi di donne anche per la sopravvivenza libera da malattia. Infine, le sopravviventi a un tumore ER-negativo che sono rimaste incinte avevano una probabilità del 42% più bassa di morire rispetto a quelle che non avevano gravidanze, indicando un possibile effetto protettivo della gravidanza in donne con pregresso tumore mammario ER-negativo, che dovrà essere verificato in altri studi.
(Abstract LBA10066, Saturday, June 3)

NOCI, MANDORLE E NOCCIOLE POTREBBERO RIDURRE IL RISCHIO DI RECIDIVA DI TUMORE AL COLON
Mangiare almeno mezzo chilo di frutta secca da guscio (noci, mandorle, nocciole, anacardi, noci pecan) alla settimana potrebbe ridurre il rischio di recidiva del 42% e di morte del 57% in pazienti con tumore del colon in stadio avanzato, rispetto a chi non ne consuma. Lo ha evidenziato uno studio osservazionale iniziato nel 1999 (CALBG 89803, Alliance) condotto su 826 malati oncologici da ricercatori statunitensi. Numerosi studi in pazienti con patologie cardiache o diabete avevano mostrato il beneficio di un stile di vita salutare, ma nessuno aveva preso in considerazione il vantaggio in persone con tumore del colon. Il dott. Temidayo Fadelu del Dana-Faber Cancer Institute, autore dello studio, ha sottolineato: “Spesso i pazienti con malattia in stadio avanzato che beneficiano della chemioterapia chiedono cos’altro possono fare per ridurre le probabilità di recidiva o morte e il nostro studio contribuisce in maniera decisiva all’idea che modificando la dieta e l’attività fisica può essere salutare”. Nessuna riduzione del rischio di recidiva e morte è stata vista con il consumo di arachidi o burro d’arachidi, probabilmente perché legumi. L’effetto protettivo delle noci da guscio non significa che possano sostituire la chemioterapia o altri trattamenti per il tumore del colon, ma piuttosto che i pazienti dovrebbero seguire una dieta sana, che include anche vari tipi di frutta secca, per mantenersi in salute e diminuire le probabilità di recidiva del cancro.
(Abstract 3517, Saturday, June 3)


Lo Speciale ASCO 2017 è reso possibile grazie un education grant di Roche S.p.A

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