Newsletter settimanale Aiom
Anno XX - Numero 856 - 5 aprile 2022

Hanno curato la selezione degli articoli scientifici e i commenti di questo numero: Rossana Berardi, Mariapaola Masiello, Sara Cardea, Mariangela Gualtieri, Elisa Tiberi (Clinica Oncologica, Università Politecnica delle Marche – AOU Ospedali Riuniti di Ancona)

Coordinatori: Massimo Di Maio, Silvia Novello
Editore: Intermedia - Direttore Responsabile: Mauro Boldrini

 

Oggi in Oncologia

Overall Survival with Ribociclib plus Letrozole in Advanced Breast Cancer

In a previous analysis of this phase 3 trial, first-line ribociclib plus letrozole resulted in significantly longer progression-free survival than letrozole alone among postmenopausal patients with hormone receptor (HR)-positive, human epidermal growth factor receptor 2 (HER2)-negative advanced breast cancer. Whether overall survival would also be longer with ribociclib was not known … (leggi tutto)

Il ribociclib è un inibitore della chinasi ciclina-dipendenti 4 (CDK4) che induce l’arresto della cellula in fase G1. Le chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK4/6) hanno un ruolo noto nel promuovere la crescita del cancro. È stato dimostrato come una maggiore espressione di CDK4 determini resistenza alla terapia endocrina in pazienti affetti da carcinoma mammario caratterizzato da espressione dei recettori ormonali. L’uso di inibitori delle CDK4/6 (ribociclib, abemaciclib e palbociclib) ha migliorato la PFS nelle pazienti con tumori luminali.
MONALEESA-2 è uno studio multicentrico internazionale, randomizzato, controllato e in doppio cieco, che ha arruolato 668 pazienti con lo scopo di valutare l’efficacia e la sicurezza di ribociclib in combinazione con letrozolo come prima linea di trattamento in pazienti in post-menopausa con carcinoma mammario avanzato caratterizzato da recettori ormonali positivi (HR+) e HER2-. Tale studio ha già dimostrato in precedenza il suo endpoint primario, evidenziando un miglioramento della PFS nel braccio trattato con ribociclib + letrozolo rispetto al braccio trattato con placebo più letrozolo (25,3 mesi versus 16 mesi, HR = 0,57).
I dati inerenti l’endpoint secondario, ossia la sopravvivenza globale (OS), non erano ancora statisticamente significativi al momento dell’analisi primaria.
In questo studio le pazienti sono state assegnate in modo casuale, in un rapporto 1:1, a ricevere ribociclib (600 mg al giorno, somministrato per via orale una volta al giorno per 21 giorni consecutivi, seguiti da 7 giorni di riposo, per un ciclo completo di 28 giorni) o placebo in combinazione con letrozolo (2,5 mg al giorno continuativamente).
La popolazione includeva donne in post-menopausa con carcinoma mammario avanzato o metastatico, HR-positivo, HER2-negativo, non trattate con precedente terapia sistemica, ECOG 0 o 1, adeguata funzionalità del midollo osseo e non in crisi viscerale, con malattia misurabile (secondo Response Evaluation Criteria in Solid Tumors, versione 1.1) o al massimo una lesione ossea a predominanza litica.
Il protocollo consentiva una precedente terapia endocrina adiuvante o neoadiuvante: le pazienti trattate con inibitori delle aromatasi non steroidei in questi setting sono state escluse, a meno che il lasso temporale tra il termine del trattamento e la ricaduta di malattia non fosse maggiore o uguale a 12 mesi.
Le pazienti trattate in precedenza con chemioterapia o ormonoterapia per malattia metastatica sono state escluse.
La randomizzazione è stata inoltre stratificata per la presenza o assenza di metastasi epatiche o polmonari.
Al momento del cut-off dei dati (Giugno 2021), la durata mediana del follow-up era di 80 mesi (la più lunga riportata fino ad oggi per un inibitore CDK 4/6).
A quella data, il 92.4% delle pazienti aveva interrotto il trattamento, ma quasi il doppio delle donne nel braccio ribociclib era ancora in terapia rispetto al braccio di controllo (9% contro 5,1%, rispettivamente). Il motivo più comune di interruzione del trattamento è stato la progressione della malattia (69,9% dei casi). Sono stati riscontrati 181 decessi tra le 334 pazienti (54,2%) del braccio ribociclib e 219 tra le 334 (65,6%) del braccio placebo.
La combinazione Ribociclib + letrozolo ha mostrato un significativo beneficio in termini di OS rispetto a placebo: l’OS mediana è stata di 63,9 mesi (intervallo di confidenza 95% [CI], 52,4-71,0) con ribociclib + letrozolo e 51,4 mesi (IC 95%, 47,2-59,7) con placebo + letrozolo (hazard ratio per la morte, 0,76; IC 95%, da 0,63 a 0,93; P a due lati = 0,008).
È stata anche eseguita un’analisi dell’OS in sottogruppi suddivisi in base a caratteristiche clinico/demografiche e di malattia che ha evidenziato un beneficio di OS in tutti i sottogruppi a prescindere dal performance status, dall’età, dall’etnia, dall’esposizione o meno a una precedente terapia neoadiuvante o adiuvante, nonché dal numero e dalle sedi di metastasi.
Per quanto riguarda la sequenza terapeutica dopo l’interruzione del regime in studio, l’87,7% dei pazienti trattati con ribociclib e il 90,2% dei pazienti nel gruppo placebo ha ricevuto un trattamento successivo. La terapia endocrina è stata il trattamento successivo più frequente con cui è stato trattato il 32,9% dei pazienti randomizzati con ribociclib e il 29% dei pazienti randomizzati con il placebo.
Il numero di pazienti trattati con inibitori delle CDK4/6 in qualsiasi linea successiva è stato del 34,4% nelle pazienti randomizzate nel braccio placebo rispetto al 21,7% delle pazienti nel braccio combinazione .
Nell’intention to treat population la chemioterapia è stata somministrata come prima terapia successiva nel 28,8% delle pazienti randomizzate nel braccio con ribociclib rispetto al 29,7% delle pazienti randomizzate nel braccio placebo.
La combinazione ribociclib e terapia endocrina ha mostrato di ritardare il ricorso alla successiva chemioterapia rispetto al gruppo trattato con placebo (50,6 mesi contro 38,9 mesi, HR=0,74)
Per quanto riguarda la tossicità e la tollerabilità del trattamento, nella nuova analisi dello studio MONALEESA-2, dopo 80 mesi di follow-up, non si sono osservati nuovi eventi avversi da ribociclib e il profilo di sicurezza di questo inibitore delle cicline è risultato in linea con i risultati riportati in precedenza.
La maggior parte degli effetti collaterali si è manifestata entro il primo anno di trattamento. In particolare, eventi avversi di grado 3/4 più comuni sono stati la neutropenia (63,8% con la combinazione contro 1,2% con il solo letrozolo), la tossicità epatobiliare (14,4% contro 4,8%, rispettivamente), il prolungamento del tratto QT (4,5% contro 2,1%), e la pneumopatia interstiziale/polmonite (0,6% contro 0%).
In conclusione, lo studio MONALEESA-2 ha dimostrato un vantaggio in sopravvivenza globale statisticamente e clinicamente significativo, con un prolungamento dell’OS mediana di circa 12,5 mesi e una riduzione del rischio di morte del 24% nelle donne con carcinoma mammario avanzato HR+/HER2- trattate con l’aggiunta di ribociclib alla terapia endocrina in prima linea.












Darolutamide and Survival in Metastatic, Hormone-Sensitive Prostate Cancer

Darolutamide is a potent androgen-receptor inhibitor that has been associated with increased overall survival among patients with nonmetastatic, castration-resistant prostate cancer. Whether a combination of darolutamide, androgen-deprivation therapy, and docetaxel would increase survival among patients with metastatic, hormone-sensitive prostate cancer is unknown ..
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Matthew R. Smith, M.D., Ph.D., Maha Hussain et al. hanno pubblicato su “The New England Journal of Medicine” un articolo relativo al ruolo della Darolutamide nel trattamento della neoplasia prostatica metastatica ormonosensibile.
La Darolutamide è un potente inibitore del recettore degli androgeni, associato ad un’aumentata sopravvivenza globale nei pazienti affetti da carcinoma prostatico non metastatico, ormonoresistente.
In questo studio internazionale di fase III, randomizzato, doppio cieco, placebo-controlled, è stata confrontata l’efficacia della combinazione di Darolutamide, Docetaxel e terapia di deprivazione androgenica (LHRH agonista o antagonista), con l’associazione di placebo, Docetaxel e terapia di deprivazione androgenica nei pazienti affetti da carcinoma della prostata metastatico, ormonosensibile.
Da settembre 2016 a giugno 2018 sono stati arruolati 1306 pazienti provenienti da 23 nazioni differenti, di età ≥18 anni, con ECOG=0-1, affetti da neoplasia prostatica metastatica ormonosensibile confermata all’esame citologico o istologico, con metastasi individuate alla TC, alla scintigrafia ossea o alla MRI. Sono stati esclusi pazienti che presentavano unicamente coinvolgimento dei linfonodi regionali, sottoposti a terapia di deprivazione androgenica più di 12 settimane prima della randomizzazione, a terapia con inibitori di seconda generazione dei pathways del recettore androgenico, a chemioterapia o immunoterapia per neoplasia prostatica prima della randomizzazione o che erano stati sottoposti a radioterapia nelle 2 settimane precedenti la randomizzazione.
Tutti i pazienti hanno ricevuto terapia di deprivazione androgenica o sono stati sottoposti ad orchiectomia entro le 12 settimane precedenti la randomizzazione e nelle 6 settimane successive a questa sono stati sottoposi a 6 cicli di Docetaxel (75 mg/m2 q21). I pazienti sono stati randomizzati in rapporto di 1:1 nel gruppo con Darolutamide (alla dose di 600 mg BID associata ai pasti) o nel gruppo placebo. Il trattamento è stato interrotto in caso di progressione della sintomatologia, cambiamento nella terapia antineoplastica, effetti collaterali inaccettabili, scarsa compliance o decisione del medico o del paziente.
L’obiettivo primario era valutare la sopravvivenza globale, definita come il periodo di tempo intercorso tra la randomizzazione e l’exitus per qualsiasi causa.
Da tale studio è emerso come la sopravvivenza globale, valutata a seguito del decesso di 533 pazienti (229 nel gruppo con Darolutamide e 304 nel gruppo placebo) sia significativamente maggiore nei pazienti che ricevono Darolutamide in associazione a Docetaxel e terapia di deprivazione androgenica rispetto al gruppo con soli Docetaxel e terapia di deprivazione androgenica.
Darolutamide è stata difatti associata ad una riduzione del 32.5% del rischio di exitus: la sopravvivenza globale a 4 anni è risultata pari al 62.7% (95% CI, 58.7. to 66.7) nel gruppo con Darolutamide e 50.4% nel gruppo placebo (95% CI, 46.3 to 54.6).
Tra gli obiettivi secondari, è emerso come l’intervallo di tempo intercorso prima di una progressione di malattia sia significativamente maggiore nei pazienti trattati con darolutamide rispetto al gruppo placebo (hazard ratio, 0.79, P=0.01), così come la sopravvivenza libera da eventi scheletrici sintomatici (hazard ratio 0.61, P<0.001) il tempo di la comparsa di un primo evento scheletrico (hazard ratio 0.71, P=0.02) e il tempo intercorso prima di iniziare una successiva chemioterapia (hazard ratio 0.39, con P<0.001).
Non hanno invece raggiunto la significatività statistica il tempo d’insorgenza del primo evento scheletrico sintomatico, il tempo dell’inizio di una terapia antalgica con oppioidi per 7 giorni o più e il tempo di peggioramento dei sintomi fisici correlati alla malattia.
L’incidenza di eventi avversi di qualunque grado, è apparsa simile nei due gruppi. Tra i più frequenti, sono emersi alopecia (nel 40.5% dei pazienti trattati con Darolutamide vs 40.6% nei pazienti trattati con placebo), neutropenia (rispettivamente 39.3% vs 38.8% rispettivamente), fatigue (33.1% vs 32.9%) e anemia (27.8% vs 25.1%).
L’associazione di darolutamide con la terapia androgenodeprivativa e la chemioterapia migliora l’OS nei pazienti con malattia metastatica ormonosensibile.
Questo risultato rispecchia i dati presenti in letteratura dello studio PEACE-1 e ARASENS in cui l’aggiunta alla terapia adrogenodeprivativa e chemioterapica di abiraterone e darolutamide rispettivamente determina un aumento dell’OS rispetto alla combinazione docetaxel e trattamento ormonale
Tra i punti di forza di questo trial si può citare l’ampiezza del campione, che ha incluso pazienti con metastasi ossee, viscerali, o entrambe, consentendo così di condurre un’analisi statisticamente significativa.
Tuttavia, tale studio non permette di valutare il rapporto rischio beneficio per i pazienti con malattia metastatica ricorrente o con metastasi unicamente linfonodali o entrambe e non permette di valutare l’efficacia e la sicurezza in pazienti con ECOG ≥ 2, in quanto esclusi da tale trial.










Sex Differences in Risk of Severe Adverse Events in Patients Receiving Immunotherapy, Targeted Therapy, or Chemotherapy in Cancer Clinical Trials

Women have more adverse events (AEs) from chemotherapy than men, but few studies have investigated sex differences in immune or targeted therapies. We examined AEs by sex across different treatment domains. We analyzed treatment-related AEs by sex in SWOG phase II and III clinical trials conducted between 1980 and 2019, excluding sex-specific cancers. AE codes and grade were categorized using the  ... (leggi tutto)

Lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology ha valutato le differenze in termini di effetti collaterali e risposta ai trattamenti tra uomini e donne sottoposti a diverse terapie anti-tumorali (chemioterapia, immunoterapia e farmaci a bersaglio molecolare) per diversi tipi di neoplasie.
Sono stati presi in esame i dati di 23.296 pazienti (8.838 donne pari al 37,9% e 14.458 uomini pari al 62,1%) arruolati in 202 studi clinici relativi a una fascia temporale di circa 30 anni: dal 1 Luglio 1989 al 30 Giugno 2019. Non sono stati considerati trials relativi a tumori specifici o con un’incidenza dominante per un determinato sesso (ad esempio tumore della prostata o della mammella).
Lo studio ha esaminato l’associazione tra sesso e tredici tipologie di effetti collaterali sintomatici ed in quattordici di tipo oggettivo, registrando per ognuno di essi il grado più elevato riscontrato secondo la CTCAE v4.0.
Gli eventi avversi sono stati inoltre stratificati per tipo di trattamento (chemioterapico, immunoterapico e target therapy) e setting di utilizzo (adiuvante vs malattia avanzata).
L’endpoint primario dello studio è quello di valutare la percentuale di AEs di grado maggiore o uguale a 3 e la percentuale della somma individuale di AEs severi (≥5 versus <5) in relazione al sesso e al tipo di trattamento.
Complessivamente, il 64,6% della popolazione ha manifestato la comparsa di uno o più eventi avversi di grado maggiore o uguale a 3, il 34% delle donne ha un rischio maggiore di sviluppare tossicità severe da qualsiasi trattamento, in particolare quelle sottoposte a immunoterapia (OR=1,49).
Il 25 % delle donne ha un rischio maggiore di sviluppare un numero di AEs severi ≥ 5, soprattutto di tipo sintomatico.
L’endpoint secondario è quello di valutare l’associazione tra sesso e categorie di AE per ogni grado di severità in base al tipo di trattamento.
Il 30% delle donne ha un rischio aumentato di sviluppare AEs di tipo sintomatico ed ematologico, soprattutto per quelle trattate con immunoterapia.
Riguardo agli AEs sintomatici, le donne sottoposte a chemioterapia hanno mostrato un rischio aumentato di tossicità cutanea (di grado 1,2, e 3) e orale (grado 1,2,3 e 4).
Le donne mostrano inoltre un rischio aumentato di AE gastrointestinali (grado 2,3 e 3) indipendentemente dal trattamento.
Tra gli AE di tipo oggettivo, le donne mostrano un rischio aumentato di sviluppare tossicità ematologica per ogni tipo di trattamento. Quelle sottoposte a trattamento chemioterapico o immunoterapico presentano un rischio maggiore di AE cardiovascolari.
Stratificando l’associazione tra sesso ed AE per setting di trattamento e tipo di trattamento, le donne hanno un rischio maggiore di sviluppare AE ti tipo sintomatico ed ematologico se sottoposte a terapia adiuvante, in particolare chemioterapia.
I risultati descritti hanno documentato, quindi, come il genere rappresenti un fattore di rischio indipendente per la tossicità da trattamento antitumorale.
Gli autori hanno ipotizzato alcune spiegazioni che possano giustificare queste differenze, dalla differenza nella composizione corporea che potrebbe comportare adeguamenti della dose dei farmaci che sono calcolati sulla base del peso e dell’altezza dei pazienti (ovvero della superficie corporea), all’aderenza ai trattamenti e alla percezione degli effetti collaterali.
Tuttavia, anche la tossicità ematologica, che rappresenta un dato obiettivo, si è maggiormente riscontrata nelle donne.
Gli autori hanno suggerito un potenziale ruolo della farmacocinetica e della farmacodinamica, ovvero di come il farmaco viene metabolizzato dall’organismo, che possono variare rispetto al genere. Un ulteriore possibile ruolo può essere rivestito anche dal microbioma intestinale, che sappiamo essere importante nei pazienti che ricevono immunoterapia. Anche il sonno potrebbe rivestire importanza, così come l’assetto ormonale ad esso connesso.
Lo studio in analisi presenta dei limiti. In primo luogo, i pazienti arruolati in studi clinici tendono ad essere in media più giovani e più sani dei pazienti non in studio, quindi le tossicità possono essere maggiori nei pazienti non coinvolti in trials. Inoltre, poiché è stato registrato solo il peggior grado di tossicità per ogni categoria, i dati raccolti non consentono l’osservazione di modelli di tossicità nel tempo. La tossicità deve essere considerata, poi, nel contesto della sopravvivenza: è stato dimostrato che una maggiore tossicità per le donne rispetto agli uomini è correlata con una migliore sopravvivenza.
Quest’ultima relazione è di difficile interpretazione perché se da un lato l’aumentata sopravvivenza può consentire più tempo ed esposizione ai farmaci che causano gli effetti collaterali, dall’altro può essere proprio il risultato di una maggiore efficacia degli agenti anti-tumorali a fronte di un aumento delle tossicità.
Ad ogni modo il lavoro di Unger et al. impone una riflessione sull’importanza della Medicina di Genere. E’ evidente che oggi più che mai dobbiamo imparare a gestire in maniera personalizzata non solo la malattia tumorale, ma anche la persona, tenendo conto delle differenze legate al genere.
In questo senso si sta lavorando anche in ambito interministeriale (Ministero Salute e Ministero Università) per licenziare quanto prima un Piano Formativo Nazionale per la Medicina di Genere affinchè gli operatori sanitari possano essere formati su questa rilevante tematica.
La conoscenza dei differenti effetti collaterali a cui sono esposti uomini e donne permetterebbe una migliore gestione e prevenzione degli stessi. Come viene ricordato dall’articolo, infatti, l’obiettivo massimo in oncologia è quello di garantire la maggiore efficacia dei trattamenti al prezzo del minor tasso possibile di tossicità.







In Europa


FDA Approves Pembrolizumab for Advanced MSI-H/dMMR Endometrial Carcinoma

Apr 05, 2022 – On 21 March 2022, the US Food and Drug Administration (FDA) approved pembrolizumab (Keytruda, Merck), as a single agent, for patients with advanced endometrial carcinoma that is microsatellite instability-high (MSI-H) or mismatch repair deficient (dMMR), as determined by an FDA-approved test … (leggi tutto)






BRCA1/2 Pathogenic Variant Carriers with Serous Tubal Intraepithelial Carcinoma at Risk-Reducing Salpingo-Oophorectomy are at Increased Risk of Peritoneal Carcinomatosis

Apr 04, 2022 – Systematic review and individual patient data meta-analysis showed an increased risk of peritoneal carcinomatosis in BRCA1/2 pathogenic variant carriers with a serous tubal intraepithelial carcinoma at risk-reducing salpingo-oophorectomy. The hazard ratio (HR) for developing peritoneal carcinomatosis in women …. (leggi tutto)






ctDNA Detection After Initial Treatment of Early-Stage NSCLC Has Potential to Identify Patients Who May Benefit from Further Therapeutic Intervention

Apr 01, 2022 – Dr. Nitzan Rosenfeld of the Cancer Research UK Cambridge Institute – University of Cambridge in Cambridge, UK and colleagues used sensitive personalised assays to detect ctDNA in 363 plasma samples from 88 patients with early-stage non-small cell lung cancer (NSCLC) … (leggi tutto)







EMA establishes Cancer Medicines Forum with academia to optimise cancer treatments in clinical practice

Mar 31, 2022 – EMA, in collaboration with the European Organisation for Research and Treatment of Cancer (EORTC), has launched the Cancer Medicines Forum (CMF). Bringing together representatives from academic organisations and the European medicines regulatory network, the forum aims at advancing research … (leggi tutto)








EMA starts rolling review of COVID-19 Vaccine HIPRA (PHH-1V)

Mar 29, 2022 – EMA’s human medicines committee (CHMP) has started a rolling review of COVID-19 Vaccine HIPRA (also known as PHH-1V). This protein-based vaccine is being developed by HIPRA Human Health S.L.U. as a booster vaccine for adults who have already been fully vaccinated with a different COVID-19 vaccine … (leggi tutto)





Dall’FDA

FDA Approves Axicabtagene Ciloleucel for Second-Line LBCL

Apr 01, 2022 – The FDA has approved axicabtagene ciloleucel (axi-cel; Yescarta) for the treatment of adult patients with large B-cell lymphoma that is refractory to first-line chemoimmunotherapy or relapses within 12 months of first-line chemoimmunotherapy. … (leggi tutto)







Omburtamab BLA for Pediatric Metastatic Neuroblastoma Resubmitted to FDA

Apr 01, 2022 – A biologics license application (BLA) seeking the approval of 131I-omburtamab in the treatment of pediatric patients with central nervous system (CNS)/leptomeningeal metastases from neuroblastoma has been resubmitted to the FDA, according to an announcement from Y-mAbs Therapeutics, Inc. … (leggi tutto)






FDA Grants Priority Review to Futibatinib for FGFR2+ Advanced Cholangiocarcinoma

Mar 30, 2022 – The FDA has granted priority review to a new drug application (NDA) seeking the approval of futibatinib (TAS-120) in the treatment of patients with previously treated locally advanced or metastatic cholangiocarcinoma harboring FGFR2 gene rearrangements, including gene fusions … (leggi tutto)







FDA Grants Orphan Drug Designation to Veyonda for Soft Tissue Sarcoma

Mar 29, 2022 – TThe FDA has granted an orphan drug designation to Veyonda, a novel proprietary formulation of idronoxil, for use as a potential therapeutic option in patients with soft tissue sarcoma. The active ingredient in the agent is idronoxil, which is a first-in-class, dual-acting oncotoxic and immuno-oncology molecule … (leggi tutto)




 


Coronavirus (COVID-19) Update: FDA Authorizes Second Booster Dose of Two COVID-19 Vaccines for Older and Immunocompromised Individuals

Mar 29, 2022 – Today, the U.S. Food and Drug Administration authorized a second booster dose of either the Pfizer-BioNTech or the Moderna COVID-19 vaccines for older people and certain immunocompromised individuals. The FDA previously authorized a single booster dose for certain immunocompromised individuals following  … (leggi tutto)


Dall’ASCO

Childhood, Adolescent, and Young Adult Cancer Survivors Are Not at Elevated COVID-19 Risk

Mar 31, 2022 – Survivors of childhood, adolescent, and young adult cancer have similar COVID-19 risk as the general population. Findings could help oncologists accurately counsel their patients about their real-world COVID-19 risk. Survivors of pediatric cancers can experience long-term effects throughout their lives … (leggi tutto)

 





Lung Cancer Screening Remains Poor. Here’s How to Increase Rates and Save Lives

Mar 30, 2022 – USPSTF guidelines have been updated to recommend the use of low-dose computed tomography and expand the criteria for lung cancer screening, aiming to reduce mortality (through more early detection) and ameliorate racial disparities in screening. Despite these updates, screening rates remain low … (leggi tutto)






Breast Cancer Researcher Dr. Etienne Brain Named the 2022 B.J. Kennedy Geriatric Oncology Award Recipient

Mar 30, 2022 – Etienne Brain, MD, PhD, senior medical oncologist at Institut Curie, in Saint-Cloud, France, has been honored with the 2022 B.J. Kennedy Geriatric Oncology Award for his career-long contributions to advancing clinical research in breast cancer in older populations. Dr. Brain will present a lecture in recognition of the award during (leggi tutto)

 




Third COVID-19 Vaccine Dose May Improve Immune Response in Patients With Lymphoma

Mar 30, 2022 – New research has found that the weakened immune systems of patients with lymphoma may improve after they receive a third COVID-19 vaccination. Patients with lymphoma have defects in their immune system that restrict its response to vaccination; despite this, a study published by Lim et al in Nature Cancer (leggi tutto)

 




Study Finds Black Patients With Cancer Diagnosed With COVID-19 Have Worse Outcomes Than White Patients

Mar 30, 2022 – Black patients with cancer experienced significantly worse outcomes after a COVID-19 diagnosis than non-Hispanic White patients, according to findings published by Fu et al in JAMA Network Open. Investigators from the COVID-19 and Cancer Consortium (CCC19) studied the electronic health records of 3,506 patients for the analysis, including data for 1,068 Black patients and 2,438 non-Hispanic White patients. (leggi tutto)



Pillole dall’AIFA

5 aprile 2022 – Attivazione web e pubblicazione schede di monitoraggio – Registro SARCLISA (CARFILZOMIB/DESAMETASONE)
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01 aprile 2022 -Aggiornamento “Diario di bordo sulla Trasparenza”
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31 marzo 2022 – Aggiornamento elenco farmaci innovativi – Marzo 2022
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30 marzo 2022 – Esiti della riunione del Comitato Prezzi e Rimborso (CPR)
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