Dopo l’impianto di un defibrillatore o di un pacemaker, gli ottuagenari con scompenso cardiaco hanno un rischio maggiore di mortalità intraospedaliera rispetto ai pazienti giovani. La prova si ha ora da uno studio, pubblicato su Archives of Internal medicine, che rivela comunque come l’utilizzo di tali dispositivi in pazienti sopra gli 80 anni sia più frequente di quanto previsto. Un’équipe della St. Louis University School of Medicine ha esaminato 26.887 persone ospedalizzate per insufficienza cardiaca tra il 2004 e il 2005 e sottoposte a impianto di un dispositivo cardiaco, ovvero di un defibrillatore (Icd), oppure di un pacemaker biventricolare (Crt) con defibrillatore (Crt-D) o senza defibrillatore (Crt-P). I pazienti erano principalmente maschi con un’età mediana pari a 70 anni. Le persone (4.694 tra uomini e donne) di età pari o superiore agli 80 anni hanno rappresentato il 17,5% delle procedure di impianto. In particolare, in questo gruppo erano compresi 992 pazienti (21,1%) di età superiore a 85 anni e 309 (6,6%) di età maggiore a 89. La mortalità intraospedaliera salì da 0,7% tra i pazienti di età inferiore agli 80 anni, fino a 1,2% tra quelli di età compresa tra 80 e 85 e a 2,2% in quelli di età superiore agli 85 anni (p<0,001). Un'età pari o superiore agli 80 anni si è dunque dimostrata un elemento predittivo indipendente di mortalità intraospedaliera, avendo un elevato punteggio di comorbidità e di complicanze correlate alla procedura.
Doctor news.it – Arch Intern Med 2010;170:631-637
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- DOPO GLI 80 ANNI SALE IL RISCHIO DI MORTALITA’ PER IMPIANTO DI DISPOSITIVI CARDIACI