lunedì, 1 luglio 2024
Medinews
24 Maggio 2012

INCREMENTO INTRA-PAZIENTE DELLA DOSE DI SORAFENIB NEL CARCINOMA RENALE METASTATICO

Il dosaggio aumentato a 600 o 800 mg bid offre una risposta parziale o completa in metà dei pazienti e un allungamento della sopravvivenza libera da progressione in più del 60% dei casi

Sorafenib alla dose standard di 400 mg bid mostra limitati eventi avversi quando utilizzato nella terapia di seconda linea dei pazienti con carcinoma renale metastatico. Lo studio pubblicato sulla rivista Clinical Genitourinary Cancer (leggi abstract originale) ha valutato la capacità del paziente di ricevere una dose più elevata di sorafenib, il tasso di risposta, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale. La dose iniziale di sorafenib era quella standard (400 mg bid), aumentata a 600 mg bid ai giorni 29 – 56 e ulteriormente a 800 mg bid al giorno 57 e seguenti, se tollerata. Modifiche della dose sono state effettuate in seguito a manifestazione di tossicità secondo i National Cancer Institute Common Toxicity Criteria, vers. 3.0. I pazienti sono stati valutati ogni 2 cicli di terapia (8 settimane) con i criteri RECIST (Response Evaluation Criteria in Solid Tumors, vers. 1.0). In totale, i ricercatori dell’Università del Texas di Houston hanno valutato 44 pazienti (età mediana 62.5 anni): 39 presentavano performance status di Karnofsky del 100% e la metà (n = 22) non aveva ricevuto alcuna precedente terapia. Tra i pazienti valutabili, 42 hanno ricevuto la dose di 600 mg bid e il 74% di questi (n = 31) ha potuto ulteriormente aumentarla a 800 mg bid. Otto pazienti hanno ottenuto risposta completa, 13 risposta parziale e 21 stabilizzazione della malattia. Eventi avversi comuni correlati al trattamento includevano ipertensione, sindrome mano-piede, rash cutaneo, diarrea, secchezza della pelle, alopecia e arrossamento della faccia. Gli autori hanno osservato che la maggior parte dei pazienti ha potuto ricevere dosi superiori di sorafenib (600 o 800 mg bid) e che l’incremento della dose nello stesso paziente può offrire una promettente attività antitumorale, come dimostrato dal tasso di risposta completa o parziale del 48% (n = 21) e suggerito anche da un allungamento della PFS a ≥ 6 mesi nel 64% dei pazienti (n = 28). In conclusione, gli incrementi della dose di sorafenib in pazienti con carcinoma renale metastatico sono accompagnati da una significativa attività antitumorale ed eventi avversi reversibili.


Renal Cancer Newsgroup – Numero 4 – Maggio 2012
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