Anche dopo fallimento di sorafenib si svilupperebbe un effetto sinergico sulla sopravvivenza con le successive terapie target
Nello studio randomizzato ROSORC, di fase II, che ha comparato sorafenib in associazione a interleuchina-2 (IL-2) rispetto alla monoterapia standard di sorafenib nel trattamento di prima linea del carcinoma renale metastatico, non è stata dimostrata alcuna differenza di sopravvivenza libera da progressione (PFS) tra i due regimi. In questo studio pubblicato sulla rivista Annals of Oncology (leggi abstract) sono riportati i risultati aggiornati di sopravvivenza globale (OS). Ricercatori afferenti al gruppo ITMO (Italian Trials in Medical Oncology) hanno randomizzato 128 pazienti a sorafenib (400 mg due volte al giorno per os) e IL-2 (4.5 milioni UI cinque volte a settimana per via sottocutanea per 6 settimane ogni 8) (braccio A) oppure solo sorafenib (braccio B). La OS è stata stimata con il metodo di Kaplan-Meier ed è stata comparata con il test log rank a due code. Dopo un follow-up mediano di 58 mesi (range interquartile: 28 – 63), la OS mediana era 38 e 33 mesi rispettivamente nei bracci A e B (p = 0.667). La OS a 5 anni è risultata pari al 26.3% (intervallo di confidenza [IC] 95%: 15.9 – 43.5) e 23.1% (IC] 95%: 13.2 – 40.5), rispettivamente nel braccio di combinazione e monoterapia. La maggior parte dei pazienti refrattari al trattamento di prima linea è stata successivamente trattata con agenti target diversi, con una sopravvivenza mediana maggiore rispetto a quanto atteso. In conclusione, i risultati di questo studio suggeriscono un effetto sinergico delle successive terapie target somministrate dopo il fallimento del trattamento con sorafenib.Renal Cancer Newsgroup – Numero 10 – Ottobre 2013