STEATOSI EPATICA QUALE FATTORE DI RISCHIO PER IL CARCINOMA, INDIPENDENTE DA ALTRE VARIABILI
La conferma della relazione suggerisce un possibile intervento di prevenzione del tumore attraverso il trattamento della steatosi. Il legame tra steatosi epatica e sviluppo di carcinoma epatico nella malattia non virale, come ad es. la steatoepatite non-alcolica, è ormai noto. Al contrario, non è certo esista un’associazione tra steatosi epatica e sviluppo di carcinoma epatico nei pazienti con infezione cronica da virus dell’epatite C. Epatologi del Musashino Red Cross Hospital di Tokyo hanno esaminato retrospettivamente una coorte di 1279 pazienti con epatite cronica C in trattamento con interferone (IFN) tra il 1994 e il 2005 in un singolo centro regionale giapponese. Di questi pazienti, 393 hanno manifestato una risposta virologica sostenuta (SVR) dopo terapia con IFN e 886 una risposta non sostenuta (non-SVR). Dopo la terapia con IFN, questi pazienti sono stati esaminati per la presenza di carcinoma epatico ogni 6 mesi. Il periodo medio di osservazione è stato 4.5 anni. Il carcinoma epatico si è sviluppato in 68 pazienti. Nello studio pubblicato in Epatology Research (leggi abstract originale), l’incidenza annuale di epatocarcinoma è risultata pari al 2.73% nei pazienti con grado di steatosi del 10% o superiore e allo 0.69% in quelli con steatosi più lieve (grado 0 – 9%). In analisi multivariata, un più alto grado di steatosi è stato evidenziato quale fattore di rischio significativo per il carcinoma epatico, indipendentemente da età più anziana, indice di massa corporea (IMC) più alto, stadio avanzato della fibrosi e non-SVR alla terapia con IFN. Il rapporto di rischio di steatosi epatica (aggiustato) è risultato 3.04 (intervallo di confidenza: 1.82 – 5.06; p < 0.0001), più elevato di quanto osservato per l’età più anziana (1.09), il sesso maschile (2.12), la non-SVR alla terapia con IFN (2.43) e un IMC più alto (1.69). La steatosi epatica è quindi confermata quale fattore di rischio significativo per lo sviluppo di carcinoma epatico in pazienti con infezione cronica virale C, indipendentemente da altri noti fattori di rischio. Queste osservazioni suggeriscono la possibilità che migliorando la steatosi epatica si possa prevenire l’epatocarcinogenesi.