domenica, 30 giugno 2024
Medinews
18 Dicembre 2013

TEMSIROLIMUS VS SORAFENIB IN TERAPIA DI SECONDA LINEA DOPO SUNITINIB NEI PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE METASTATICO

Dopo la progressione durante terapia con sunitinib, sorafenib ha offerto una sopravvivenza globale migliore, che supporta il trattamento sequenziale con inibitori tirosin-chinasici

Lo studio internazionale, randomizzato, di fase III, INTORSECT (Investigating Torisel As Second-Line Therapy), pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (leggi abstract), ha comparato l’efficacia di temsirolimus (inibitore di mTOR, mammalian target of rapamycin) e sorafenib (inibitore tirosin-chinasico di VEGFR, vascular endothelial growth factor receptor), nella terapia di seconda linea in pazienti con carcinoma renale metastatico, dopo progressione durante trattamento con sunitinib. I ricercatori, coordinati dai colleghi statunitensi del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, hanno arruolato in totale 512 pazienti, randomizzati (1:1) a ricevere temsirolimus per via endovenosa (25 mg una volta alla settimana, n = 259) o sorafenib per os (400 mg 2 volte al giorno, n = 253) e stratificati secondo durata della precedente terapia con sunitinib (≤ o > 180 giorni), rischio prognostico, istologia (a cellule chiare o no) e nefrectomia. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione (PFS) valutata da un comitato di revisione indipendente, mentre sicurezza, tasso di risposta obiettiva (ORR) e sopravvivenza globale (OS) erano endpoint secondari. L’analisi primaria non ha evidenziato differenze significative tra i due bracci di trattamento sia per PFS (hazard ratio [HR] stratificato 0.87, IC 95%: 0.71 – 1.07; p a due code = 0.19) che per ORR. La PFS mediana nei bracci randomizzati a temsirolimus e a sorafenib era rispettivamente 4.3 vs 3.9 mesi, ma è stata osservata una differenza significativa di OS a favore di sorafenib (HR stratificato 1.31, IC 95%: 1.05 – 1.63; p a due code = 0.01). La OS mediana era rispettivamente 12.3 vs 16.6 mesi nei due bracci (temsirolimus vs sorafenib). I profili di sicurezza di entrambi gli agenti erano consistenti con quanto precedentemente osservato. In conclusione, nei pazienti con carcinoma renale metastatico, in progressione durante trattamento con sunitinib, temsirolimus in seconda linea non ha mostrato un vantaggio di sopravvivenza libera da progressione rispetto a sorafenib. La più lunga sopravvivenza globale, osservata con sorafenib, tuttavia, suggerisce che la sequenza di inibitori di VEGFR può essere di beneficio in questi pazienti.


Renal Cancer Newsgroup – Numero 12 – Dicembre 2013
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