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21 Febbraio 2022

AIOM MARCHE: “BENE LA DECISIONE DEL PARLAMENTO UE SUL CANCRO LO SPECIALISTA ONCOLOGO SIA IL COORDINATORE DELL’ASSISTENZA AL MALATO”

La prof. Rossana Berardi: “Ottima iniziativa che arriva in un momento storico difficile. La lotta ai tumori non va sottovalutata e deve avere al centro il medico che meglio conosce la neoplasia nel suo sviluppo”


21 febbraio 2022 – Gli oncologi marchigiani sottoscrivono e rilanciano la recente decisione del Parlamento Europeo sulla lotta al cancro. Con 652 voti a favore, 15 contrari e 27 astenuti l’Assemblea di Strasburgo ha approvato una relazione sul Piano UE sui tumori in cui si chiede: misure di prevenzione efficaci (a livello sia continentale che europeo), migliore accesso all’assistenza sanitaria transfrontaliera (e alle sperimentazioni cliniche) una gestione più efficiente dell’approvvigionamento dei medicinali antitumorali. “E’ un’ottima iniziativa che sottolinea l’importanza di non sottovalutare il pericolo rappresentato dal cancro in un momento storico difficile”. È quanto dichiara la prof.ssa Rossana Berardi, consigliere nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e Direttrice della Clinica Oncologica dell’Università Politecnica delle Marche – Ospedali Riuniti di Ancona. “Nel contrasto alle neoplasie fondamentale è il compito dell’oncologo che è il “coordinatore” dell’assistenza al malato – prosegue la prof.ssa -. La presa in carico del paziente è un momento strategico e può segnare la qualità del percorso terapeutico. Il nostro ruolo non è, infatti, solo quello di implementare rapidamente conoscenze e competenze ma anche quello di saper guidare, con giudizio clinico, il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale del paziente.”

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica, congiuntamente al Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri e al Collegio degli Oncologi Medici Universitari ha elaborato un ulteriore documento sul “Ruolo dell’oncologo, profilo delle competenze e formazione specialistica”, che fa seguito ad un ulteriore documento sui “Processi organizzativi, percorsi e reti”, in cui si sottolinea come l’oncologo medico rappresenti lo specialista che meglio conosce il paziente oncologico in tutto il suo sviluppo e con una “visione di strategia”, potendosi avvalere, in un’ottica di gestione multidisciplinare, degli specialisti d’organo e degli specialisti d’area terapeutica che, molto preparati nelle loro professionalità ed indispensabili per la gestione del paziente, possono tuttavia intervenire per le specifiche competenze.

“Oggi più che mai l’oncologo è il punto di riferimento per i pazienti e al loro servizio nel contesto dei percorsi integrati di cura in piena collaborazione con gli altri specialisti. Sono proprio i Percorsi Diagnostico Terapeutici, realizzati a livello aziendale, gli strumenti migliori per formalizzare in ottica multidisciplinare le regole di gestione a livello locale. Basti pensare alla selezione del giusto setting assistenziale o l’individuazione del miglior approccio terapeutico farmacologico tra quelli disponibili anche in un’ottica di ottimizzazione delle risorse e sostenibilità.” –  sottolinea la Berardi – “Abbiamo davanti a noi una sfida importante: dare risposte efficaci ad una malattia che colpisce la maggior parte delle famiglie italiane”.

“Ad oltre due anni dalla diffusione della pandemia si può fare un bilancio. La necessità di dirottare risorse economiche, organizzative ed umane ad affrontare la pandemia ha penalizzato l’oncologia. Nei prossimi anni probabilmente questo porterà ad un incremento dei casi e della loro gravità. Nel momento in cui si ha la sensazione di star uscendo dall’emergenza si pone il tema di porre nuovamente al centro degli sforzi della politica sanitaria il mondo della oncologia. Occorre ripartire con gli screening, nella implementazione dei percorsi diagnostico terapeutici, con nuove logiche di multidisciplinarietà, in cui gli oncologi rappresentino la centralità legata alla storia della nostra disciplina e alla sua cultura di ricerca clinica” prosegue il dott. Paolo Alessandroni, coordinatore regionale dell’AIOM.

“Nella storia clinica del paziente oncologico la figura professionale di riferimento in tutte le fasi di malattia e l’oncologo medico. Gestiamo la fase diagnostica, la terapia attiva con l’applicazione di trattamenti innovativi che impongono la gestione di nuove tossicità. Inoltre rappresentiamo il garante del corretto passaggio del paziente alle cure palliative” aggiunge la dott.ssa Rosa Rita Silva, direttrice dell’Oncologia dell’Ospedale di Fabriano e consigliere nazionale CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri). 

“Il nostro ruolo durante questi due anni è stato assicurare a tutti i trattamenti. Indubbiamente il compito non è stato facile soprattutto per le inevitabili restrizioni che abbiamo dovuto mettere in atto. Purtroppo garantire il trattamento non significa sempre garantire la “cura” del paziente. E’ mancato o comunque si è sensibilmente ridotto l’aspetto umano che caratterizza il nostro operato. Curare significa accompagnare il paziente durante il suo difficile percorso anche con un sorriso, una stretta di mano, uno sguardo. In oncologia fare eccellenza significa mettere al centro del nostro lavoro il paziente garantendo non solo il miglior trattamento ma anche la migliore qualità di vita in senso fisico e psicologico e in questo l’oncologo è il riferimento” sottolinea il dott. Nicola Battelli, direttore dell’Oncologia dell’Ospedale di Macerata.

“Il ruolo dell’oncologo medico sta progressivamente cambiando con l’obiettivo sempre di garantire percorsi di diagnosi e cura qualitativamente migliori, tenuto conto anche dell’innovazione che stiamo vivendo nel campo terapeutico con l’implementazione sempre maggiore dell’immunoterapia. I nuovi farmaci portano anche nuove tossicità e l’impegno dell’oncologo è di coordinare la gestione delle azioni da intraprendere nei confronti del paziente. Per accompagnare il paziente in tutte le fasi della malattia è necessario che l’oncologo sia perfettamente integrato con il territorio, Medici di Medicina Generale e servizi di cure domiciliari. Questo aspetto è di grande rilievo soprattutto per i pazienti gestiti lontano dalle città sede di ospedali e nelle zone montane” afferma il dott. Vincenzo Catalano, direttore dell’Oncologia dell’Ospedale di Urbino.

“Ora che il covid retrocede vediamo sempre più chiaramente le macerie che ha lasciato, in particolare tra chi aveva o ha acquisito una diagnosi di cancro. Ma la comunità oncologica, oltre ad assolvere ed assorbire l’emergenza non ha mai dimenticato il suo compito principale di curare chi si ammala. In questi due anni l’ala più avanzata della comunità scientifica oncologica ha continuato la sua ricerca e se anche non è affiorata sui media, nuove cure sono state portate sul campo. Oggi possiamo registrare un ulteriore piccolo passo nella sopravvivenza, in alcune delle forme più diffuse di cancro” conclude il dott. Renato Bisonni, direttore dell’Oncologia dell’Ospedale di Fermo.

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